lunedì 19 novembre 2018


è su RUMORSCENA  di Roberto Rinaldi


STORIA DI AMORE E DI CALCIO

renzia.dinca

Pontedera. Una storia minimalista, strutturata su doppi scarti temporali (un'Italia del Sud in bianco e nero da neorealismo anni Cinquanta, un paesino sul mare di pescatori dominato dalla malavita, forse italiana (proiettato sul fondale), dove la prevalenza umana quasi assoluta nel plot narrativo (l’autore-attore Santeramo è in piedi davanti a un leggio), è di emigrati di e da diverse parti del Terzo e Quarto Mondo, tanto da poter essere catalogabile come un non luogo. Un impianto drammaturgico essenziale, giocato su continui passaggi di registro: dal quotidiano da Strapaese delle partite di calcio (però clandestine, e fra emigrati), al melò di un innamoramento fra ragazzi dal sapore esotico e fino ad uno stravolgimento dopo un climax e soprattutto un finale, che lascia intorpiditi e increduli. Eppure quanto di attuale sta dentro l'eco di questi Personaggi, di queste ambientazioni geo-politiche, volutamente- (e poi per nulla), vintage. La penna felice di Michele Santeramo punge forte in questo Storia di amore e di calcio, con ancora lui stesso nelle vesti di narratore, come lo era stato in altri suoi lavori recenti visti a Pontedera dentro la Stagione del Teatro della Toscana dove ha firmato i lavori: La prossima stagione, Il Nullafacente e fino all’ultimo Leonardo da Vinci. Solo sul palco, in una affabulazione convincente, completamente priva di enfasi, restituisce in scrittura ed in scena, un affresco della contemporaneità che magari non disturba, è gentile. Apparentemente. Almeno in un primissimo approccio di scrittura da affresco dal sapore di telenovela. Per poi lanciare strali durissimi e direttissimi, denunce esplicite verso crimini orrendi dentro uno spazio-vita forse concentrazionario o forse alla solita luce del sole, dove è legge il far west e dove vige la legge del taglione. Un trattatello semantico-drammaturgico che prende a calci (letteralmente e letterariamente), uno “ stato delle cose”. Quando la Parola-Killer che Santeramo gestisce assai bene, investiga su il bla bla bla del Mondo per affacciarsi alla finestra degli Ultimi, ben risuona per contrordine, l’orda degli imbecilli della Rete, in anticipo descritta da Umberto Eco. E così, un lavoro di scrittura e per la scena di primo acchito retrò, ci apparenta, e finalmente proviamo o riproviamo a capire, anche qualcosa di noi. Provate voi a parlare, oggi, con un tifoso sfegatato di una squadra di calcio, sia che sia la Vecchia Signora o una squadretta piccina italica periferica: sarete ricoperti di insulti perché la Squadra è, in Italia, come la Mamma: intoccabile. E qui Santeramo già prova a intaccare uno dei dogmi popolari italiani: il calcio. Per farne nella sua drammaturgia assai raffinata, un elemento di coesione (lo aveva fatto il regista Gabriele Salvatores in uno dei suoi film meglio riusciti Mediterraneo). Provate voi poi a intrattenere qualche vostra conoscenza sul tributo violento, che regaliamo a Persone ed anche Animali (figuriamoci all’Ambiente dove in questi giorni ettari di boschi secolari sono stati distrutti in tutto l’arco dolomitico), nel piccolo Mondo italico che ci circonda. Siano extra comunitari o donne, specie se straniere, chiunque fuori dai giochi, leggi: i diversi, gli irregolari. Ecco che le Donne, specie se straniere addirittura da altri continenti (sic!), possono occupare uno spazio-altro, quello del perturbante. Occhi in cui si sprofonda-scrive Santeramo e racconta la storia di un giovane che si innamora di una ragazza, innamorato per occhi in cui si annega. Perché innamorarsi è così. Ma qui il martello della lingua picchia. Picchia molto molto forte perché entra nella contemporaneità di una scrittura drammaturgica essenziale e tagliente. Dove, fuori, non c’è spazio. Né per l’amore né per la pietas né per la Comunità (la Patria è cosa altra). C’è solo e comanda la Bestia. Le musiche sono di Vito Palmieri che quest’anno alla Mostra cinematografica di Venezia, insieme a Santeramo, ha scritto la sceneggiatura del corto Il mondiale in piazza, due primi premi nella sezione MigrArti- la Cultura che unisce



Drammaturgia Michele Santeramo
con Michele Santeramo
regia cortometraggio Vito Palmieri
musiche originali Sergio Altamura
progetto video Orlando Bolognesi
costumi Chiara Fontanella

PRIMA NAZIONALE

Fondazione Teatro della Toscana

Visto al Teatro Era, a Pontedera, il 14 ottobre 2018



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