giovedì 29 novembre 2018


IL CANTO DELL'ASSENZA primo studio-esito di residenza


renzia.dinca


Vorno ( Lucca)


Dentro il progetto Della morte e del morire, stagione 2018-2019, ideato dalla Associazione Dello Scompiglio diretta da Cecilia Bertoni, una realtà oramai consolidata di ospitalità di residenze artistiche fra Natura e Cultura alle porte della città di Lucca, si stanno via via esplorando strade di incontro e confronto a livello internazionale di Compagnie di sperimentazione sui linguaggi del Teatro e delle arti performative. Nel ricchissimo programma (che si concluderà nel dicembre 2019) e dopo la ricezione di oltre 500 proposte da ogni parte del mondo), la vocazione internazionale Dello Scompiglio ha proposto l'esito di residenza artistica Il Canto dell''Assenza, ultimo tassello della trilogia performativa Rags of memory, progetto di ricerca teatrale e di formazione nelle arti performative nato nel 2006 dalla regista e pedagoga teatrale Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola performer e pedagogo teatrale (cofondatore della Compagnia Instabili Vaganti), che ha attraversato diversi Paesi e coinvolto attori, artisti visivi, musicisti e performer da ogni parte del mondo (ne è testimonianza interessante di percorso il volume Stracci della memoria- Cue press, 2018, frutto di dodici anni di ricerca in oltre venti Paesi con diversi Premi anche internazionali). La performance a due, percorre con una certa grazia il tema della fine sia intesa come Morte fisica di un soggetto umano sia, forse quella più simbolica della separazione di una coppia, con tutto il dolore che ne consegue. C'è forte contaminazione nello spazio fra i generi: video, parola, canto, azioni performative che rilasciano suggestioni iconiche interessanti fra l'onirico e il memoriale. Come La sposa ( Anna Dora Dorno) che rintraccia nella natura i passi le tracce di una misteriosa scomparsa, come nel finale la danza atletica ma disperata dell'uomo ( Nicola Pianzola). Un lavoro da approfondire ma con spunti di pregio sul refrain Il suono dell'assenza non è il silenzio ma la saturazione del ricordo.
Carolina Balucani in ES , anche lei concorrente al Progetto come autrice ed attrice in esito di residenza, ha proposto una complessa prova tutta al femminile, dove interseca in una narrazione drammaturgica originale (da limare), in forma di monologo con diverse varianti nella riscrittura recitativa, di un lutto in rielaborazione dove l'ES, la parte oscura viscerale di noi umani, si confronta con le voci di dentro. Comprese le nostre infantili e rimosse. Per poter rinascere, poter rivivere. Anche questo un lavoro con valenze interessanti, da prosciugare.




IL CANTO DELL'ASSENZA-INSTABILI VAGANTI -Performance#3 della trilogia della memoria -Rags of Memory Performing Arts Project


Ideazione e regia Anna Dora Dorno

Performer Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola

Cura del suono e progetto musicale Instabili Vaganti
in collaborazione con Riccardo Nanni e Alberto Novello

Ideazione video Instabili Vaganti



ES di e con Carolina Balucani

Progetti selezionati nel programma di residenze artistiche “Della morte e del morire” -Associazione Culturale Dello Scompiglio

Visti a Vorno ( Lucca), Tenuta dello Scompiglio, il 27 ottobre 2018



mercoledì 21 novembre 2018



"Amori violenti" di Francesca Pidone manuale di difesa psicologica su Ansa. #25novembre #amoriviolenti #nofemminicidio

ANSA/ Libri: Violenza sulle donne, per salvarsi parliamone
'Amori violenti' di Francesca Pidone, 25/11 in ebook a 0,99 euro
(di Daniela Giammusso)(ANSA) - ROMA, 20 NOV - Sei milioni e
743 mila donne tra i 16 e i 70 anni. E' l'esercito di mogli,
figlie, madri, fidanzate, amiche, colleghe, vicine di casa, che
almeno una volta nella vita hanno subito violenza fisica o
sessuale, secondo l'Istat. Una metropoli di vittime che si puo'
aiutare a uscire dal tunnel (o, meglio ancora, ''educare'' a non
finirci) secondo Francesca Pidone, coordinatrice del Telefono
Donna del Centro antiviolenza Casa della Donna di Pisa ,
criminologa e Giudice Esperto presso il Tribunale di
Sorveglianza di Firenze, oggi anche autrice di ''Amori
violenti'', vero e proprio manuale di autodifesa psicologica per
imparare a riconoscere, prevenire e contrastare la violenza
sulle donne, che Mursia, in occasione della Giornata
internazionale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre
pubblica in ebook al prezzo speciale di 0,99 euro (poi sara' a
9,90; edizione cartacea dall'8 marzo).
''L'idea e' nata sul campo - racconta la Pidone all'ANSA - Da
noi arrivano situazioni gia' croniche, ma ci siamo chiesti: c'e'
un momento in cui un rapporto supera il limite tollerabile tra
legame affettivo e violenza? Quali sono gli indicatori? Perche' a
tutte puo' capitare di incontrare un uomo violento: diffondere la
cultura della prevenzione e' il modo migliore per evitare le
tragedie''.
Se i rapporti ''sbagliati'', come tutti i rapporti, nascono in
modo dolce, spiega infatti il libro, i germi della violenza
cominciano a mostrarsi quasi subito: isolamento, controllo,
aggressione verbale e poi fisica. ''La gelosia - spiega la
Pidone - viene confusa come segnale d'amore, il controllo per
cura e sostegno, la violenza per conflitto''. Un'escalation
sempre simile a se' stessa, che alterna momenti da incubo a
slanci di tenerezza, con numeri sconcertanti: nel 75% dei casi
chi esercita violenza su una donna e' il partner o un ex partner;
piu' del 90% delle vittime non denuncia, pure se una su tre dopo
le botte subisce anche violenza sessuale. E solo il 18,2% delle
intervistate riconosce la violenza in famiglia come reato.
''Il problema e' innanzitutto culturale e non e' solo italiano
- prosegue la Pidone - Dal 2007 (anno del rilevamento Istat e di
casi eclatanti come il pluriomicida Luca Delfino ndr) si e'
iniziato a fare molto, ma ancora e' difficile, ad esempio,
riconoscere il reato di maltrattamenti in famiglia. Se non si
cambia innanzitutto la concezione del ruolo dell'uomo e della
donna, non si puo' fare molto a livello di giurisprudenza. Per
fortuna oggi se ne parla molto di piu'. E' fondamentale, perche'
solo cosi' capisci che non sei sola, ne' l'unica.''.
Come il miglior manuale motivazionale, ecco allora le prime
due regole d'oro: ascoltare se stesse, perche' tutto cio' che fa
sentire confuse, stordite, scioccate e' sintomo che qualcosa non
va; e prestare attenzione alla reiterazione di episodi di
tensione o controllo compulsivo. Tra storie vere, indirizzi
utili, modelli cui ispirarsi, falsi miti e diritti da ricordare,
il libro aiuta innanzitutto a guardare in faccia e riconoscere
la violenza (da quella economica allo stalking fino alle
aggressioni fisiche) con le tre P da cui fuggire: Prepotenza,
Possessivita', Protervia.
''Non esiste l'identikit del perfetto aguzzino come della
perfetta vittima - riflette la Pidone - Un dato comune pero' e'
che spesso questi uomini, all'apparenza gentili e premurosi,
riescono a infilarsi in situazioni di isolamento e
vulnerabilita'. Ad esempio con chi ha appena avuto un lutto. A
queste donne bisogna dare le informazioni giuste. E ricordare

lunedì 19 novembre 2018


è su RUMORSCENA  di Roberto Rinaldi


STORIA DI AMORE E DI CALCIO

renzia.dinca

Pontedera. Una storia minimalista, strutturata su doppi scarti temporali (un'Italia del Sud in bianco e nero da neorealismo anni Cinquanta, un paesino sul mare di pescatori dominato dalla malavita, forse italiana (proiettato sul fondale), dove la prevalenza umana quasi assoluta nel plot narrativo (l’autore-attore Santeramo è in piedi davanti a un leggio), è di emigrati di e da diverse parti del Terzo e Quarto Mondo, tanto da poter essere catalogabile come un non luogo. Un impianto drammaturgico essenziale, giocato su continui passaggi di registro: dal quotidiano da Strapaese delle partite di calcio (però clandestine, e fra emigrati), al melò di un innamoramento fra ragazzi dal sapore esotico e fino ad uno stravolgimento dopo un climax e soprattutto un finale, che lascia intorpiditi e increduli. Eppure quanto di attuale sta dentro l'eco di questi Personaggi, di queste ambientazioni geo-politiche, volutamente- (e poi per nulla), vintage. La penna felice di Michele Santeramo punge forte in questo Storia di amore e di calcio, con ancora lui stesso nelle vesti di narratore, come lo era stato in altri suoi lavori recenti visti a Pontedera dentro la Stagione del Teatro della Toscana dove ha firmato i lavori: La prossima stagione, Il Nullafacente e fino all’ultimo Leonardo da Vinci. Solo sul palco, in una affabulazione convincente, completamente priva di enfasi, restituisce in scrittura ed in scena, un affresco della contemporaneità che magari non disturba, è gentile. Apparentemente. Almeno in un primissimo approccio di scrittura da affresco dal sapore di telenovela. Per poi lanciare strali durissimi e direttissimi, denunce esplicite verso crimini orrendi dentro uno spazio-vita forse concentrazionario o forse alla solita luce del sole, dove è legge il far west e dove vige la legge del taglione. Un trattatello semantico-drammaturgico che prende a calci (letteralmente e letterariamente), uno “ stato delle cose”. Quando la Parola-Killer che Santeramo gestisce assai bene, investiga su il bla bla bla del Mondo per affacciarsi alla finestra degli Ultimi, ben risuona per contrordine, l’orda degli imbecilli della Rete, in anticipo descritta da Umberto Eco. E così, un lavoro di scrittura e per la scena di primo acchito retrò, ci apparenta, e finalmente proviamo o riproviamo a capire, anche qualcosa di noi. Provate voi a parlare, oggi, con un tifoso sfegatato di una squadra di calcio, sia che sia la Vecchia Signora o una squadretta piccina italica periferica: sarete ricoperti di insulti perché la Squadra è, in Italia, come la Mamma: intoccabile. E qui Santeramo già prova a intaccare uno dei dogmi popolari italiani: il calcio. Per farne nella sua drammaturgia assai raffinata, un elemento di coesione (lo aveva fatto il regista Gabriele Salvatores in uno dei suoi film meglio riusciti Mediterraneo). Provate voi poi a intrattenere qualche vostra conoscenza sul tributo violento, che regaliamo a Persone ed anche Animali (figuriamoci all’Ambiente dove in questi giorni ettari di boschi secolari sono stati distrutti in tutto l’arco dolomitico), nel piccolo Mondo italico che ci circonda. Siano extra comunitari o donne, specie se straniere, chiunque fuori dai giochi, leggi: i diversi, gli irregolari. Ecco che le Donne, specie se straniere addirittura da altri continenti (sic!), possono occupare uno spazio-altro, quello del perturbante. Occhi in cui si sprofonda-scrive Santeramo e racconta la storia di un giovane che si innamora di una ragazza, innamorato per occhi in cui si annega. Perché innamorarsi è così. Ma qui il martello della lingua picchia. Picchia molto molto forte perché entra nella contemporaneità di una scrittura drammaturgica essenziale e tagliente. Dove, fuori, non c’è spazio. Né per l’amore né per la pietas né per la Comunità (la Patria è cosa altra). C’è solo e comanda la Bestia. Le musiche sono di Vito Palmieri che quest’anno alla Mostra cinematografica di Venezia, insieme a Santeramo, ha scritto la sceneggiatura del corto Il mondiale in piazza, due primi premi nella sezione MigrArti- la Cultura che unisce



Drammaturgia Michele Santeramo
con Michele Santeramo
regia cortometraggio Vito Palmieri
musiche originali Sergio Altamura
progetto video Orlando Bolognesi
costumi Chiara Fontanella

PRIMA NAZIONALE

Fondazione Teatro della Toscana

Visto al Teatro Era, a Pontedera, il 14 ottobre 2018



giovedì 8 novembre 2018


è su RUMORSCENA di Roberto Rinaldi

Yorick-un Amleto dal sottosuolo

renzia.dinca

In Yorick-un Amleto dal sottosuolo di Simone Perinelli, c’è un rovesciamento metaletterario: dove c’era protagonista Hamlet, il Prence di Danimarca c’è il suo doppio il Fool, il buffone di Corte o meglio il suo Teschio parlante. Dove c’era Amleto e tutta la sua vita letteraria e reale (sic!), si impone uno sprofondamento che è una mise en abime del contesto: Atto quinto, scena I. Perinelli ci aveva già un po' incantati colla versione in totale a solo di corpo-voce del suo Pinocchio e forse dava già fin da lì una indicazione formale per il suo lavoro: Amleto dal sottosuolo. In tutto il testo ed il suo esperimento, visto a SPAM.
In Yorick, Perinelli si slancia dentro uno spazio essenziale con microfoni e musicisti in presa diretta, in una performance insieme fisica e verbale di performance totale, coraggiosa e a tratti indigesta. Un pò come quando il troppo stroppia. Tuttavia convince questa performance dove l’aver dato voce al Fool, con tutte le implicazioni caratteriologiche del ghost –Hamlet. Certo dare voce a questo Pinocchio/burattino-Hamlet, con tutta la sua infantilissima percezione della Realtà, perché qui, almeno in Italia, di sicuro, sono saltate le trasmissioni trans-generazionali (e quanto c’è di reale, pesantissimo, in questa presa d’atto del presente). Yorick è un adolescente che come gli adolescenti nella cameretta sua, prova a provare la sua vita, la prossima. Da morto. Un bel lavoro.





PRIMA NAZIONALE

Produzione Leviedelfool
Drammaturgia e regia Simone Perinelli
Con Simone Perinelli
Musiche originali Massimiliano Setti e al violoncello Luca Tilli
Disegno luci e scene Fabio Giommarelli
Tecnico del suono Marco Gorini

Costumi Labàrt Design di Laura Bartelloni

Teatro Era- Teatro della Toscana con il sostegno di Pilar Ternera/Nuovo Teatro delle Commedie e ALDES/SPAM