venerdì 26 agosto 2016


Notte di attesa-50 anni di Teatro Povero renzia.dinca Monticchiello (Siena) Autodramma così lo definì Giorgio Strehler in anni in cui questa fenomenologia teatrale nata tra le crette senesi si presentava per la prima volta e come unica in Italia per l’audacia e la creatività legata a menti aperte sul nazionale ma anche capaci di legare a sé la laboriosità e intelligenza delle anime che vivevano e tuttora vivono sulla propria pelle quel territorio. Un’esperienza questa del Teatro Povero (definizione data da Grotowski) che con Notte di attesa, è arrivata al suo cinquantesimo anno. Iniziò cosi: un intero paese (composto da circa duecento anime) incominciò a riunirsi per raccontare e raccontarsi vicende e problemi sia personali che famigliari sia legati al lavoro ma soprattutto al territorio costruendo sotto la guida attenta di alcuni intellettuali che a Monticchiello avevano casa, delle drammaturgie che poi avrebbero messo in scena loro stessi in qualità di abitanti-attori. La rappresentazione dopo alcuni mesi di lavoro, sarebbe poi andata in scena nella piazza del borgo medievale in un suggestivo spazio all’aperto accanto alla svettante Chiesa fra un micro dedalo delizioso di vicoletti composto ad anello. I temi scelti e discussi avrebbero così portato in scena e alla luce di un pubblico sempre più affezionato proveniente non solo dalle vicinanze (la rinascimentale Pienza, città di Mario Luzi è a soli sette chilometri), ma anche da altri luoghi più lontani raccogliendo via via consensi della critica nazionale. Il tema della mezzadria che negli anni Sessanta andava scomparendo modificando antropologicamente il territorio e le sue genti, quello conseguente dello spopolamento delle campagne, la fuga dei giovani alla ricerca di un futuro nelle città vicine (Firenze, Roma e chissà dove), l’ecomostro purtroppo non bloccato nella costruzione che avvicinò un intellettuale come Alberto Asor Rosa al progetto del Teatro Povero, sono storia che andrà a breve in stampa attraverso la pubblicazione di un volume per il cinquantenario e che sarà presentato nel corso di un Convegno internazionale nel mese di ottobre. In questo volume sarà narrata l’evoluzione del progetto che nel corso degli anni ha prodotto un sistema di organizzazione all’interno del piccolo borgo (che nel frattempo è rientrato insieme al territorio della Val d’Orcia sotto il patronato UNESCO) davvero peculiare. L’esperienza teatrale infatti ha avuto uno sviluppo politico-sociale quasi di sapore vetero-comunista: il Borgo, lontano dalle rotte turistiche maggiori, sostanzialmente contadino (oggi sono spuntati numerosi agriturismi e bed and breakfast ma è cosa recente) si è inventato uno spazio fra l’altro di pregevole ristrutturazione in cui in cooperativa convergono: edicola dei giornali, posto dove arrivano i medicinali per gli anziani che non possono spostarsi, punto internet. Insomma una storia esemplare di capacità di resilienza da parte di una popolazione abituata alla durezza e alla fatica della coltivazione delle crette, fiera delle proprie origini e attenta alle mutazioni intergenerazionali, temi questi tutti presenti anche nell’autodramma che celebra il solidissimo cinquantenario. E ancora come da molti anni regista e direttore artistico dell’impresa teatrale è Andrea Cresti, pittore e scenografo che fin dall’adolescenza ha partecipato come attore e abitante alle messe in scena del Teatro Povero. Per la celebrazione è stato scelto un canovaccio piuttosto affascinante dal punto di vista letterario ossia la vicenda emozionale ed umanissima di un gruppo di persone uomini donne e ragazzi di diverse età da bambini ai bisnonni insomma una comunità che potrebbe essere anche una famiglia allargata ( fra cui un giovane africano del Gambia oggi ospite della comunità del borgo della provincia senese), in preda ad una forse irrazionale forse no paura di un Nemico prima invisibile e poi forse solo immaginario frutto di allucinazione virtuale collettiva. E così, per difesa istintiva naturale è necessario innalzare muri e sollevare ponti levatoi quasi castello medievale in cui una parte sta per combattere-forse, contro un’altra. Peccato che la proiezione più o meno immaginaria crea come sempre mostri che la ragione è e deve essere in grado di contenere demistificare per poi allontanare. Così nella affabulazione a più voci fra un innalzare e far cadere le tessere mosaico di barriere di fantasie o reali ci si chiede fra bimbi che si affacciano dalle finestre sul mondo, anziani il cui volto guarda ai tempi della mezzadria, ragazze che non trovano da quel borgo- come spesso tutti-il campo telefonico per avere notizie su un curriculo per posto di lavoro fuori tempo massimo, un bel vento di tramontana spazza via timori e incertezze mentre dopo un’ora di spettacolo anche gli spettatori un po’ freddolosi, si tolgono le copertine dalle ginocchia per accedere insieme agli attori-abitanti ad una riflessione comune sul senso dei tempi da un microcosmo che li riflette a specchio allo specchio che tutti ci riguarda. Quello di un Paese, l’Italia, dove spesso la metafora dell’ologramma utilizzato in Notte d’attesa-che è un po’ riflesso dejà vu ma comprensibile ai più di un universo virtuale da video game, fa riscontro un sano rapporto coi corpi le voci e le storie di chi tutti i giorni combatte anche e se ammesso che fosse, con nuovo Nemico, ma per guardargli il volto e dialogare, anche con lui. Notte di attesa- 50 anni di Teatro Povero Regia Andrea Cresti con Abitanti-Attori del Teatro Povero di Monticchiello visto a Monticchiello, il 12 agosto 2016

martedì 23 agosto 2016


La Città del Teatro da Teatro Stabile di Innovazione a Teatro di Produzione - intervista a Donatella Diamanti
C<b>Cascina ( Pisa) Intervista a Donatella Diamanti luglio 2015 di Renzia D'Incà Quanta acqua è passata sotto i ponti in questi pochi mesi da quando la Riforma ministeriale firmata Franceschini ha mutato l’assetto della situazione pregressa di decenni di storie di spazi teatrali pubblici e privati della nostra Penisola. Appena sorto Il Teatro della Toscana quale prima realtà regionale con le sole altre sei a livello nazionale, ecco che in Regione si prefigurano realtà riconosciute dalla Commissione FUS come Teatro di produzione. Una fra queste è La Città del Teatro di Cascina. Abbiamo incontrato Donatella Diamanti, drammaturga e sceneggiatrice televisiva di rango che ne è la direttrice ( riconfermata) da tre anni, per fare un bilancio del suo mandato e commentare l’evoluzione dello spazio che da trent’anni opera sul territorio fra Pisa e Firenze a soli dieci chilometri dal Teatro Era di Pontedera, attuale partnership con La Pergola del Teatro della Toscana. Lei è da tre anni direttrice della Città del Teatro. Vuole raccontare quale è stato il progetto artistico- suo e del suo staff-che ha trasformato di fatto un Teatro Stabile di innovazione nel nuovo Teatro di produzione? Diamanti: Il nostro Teatro è un teatro aperto. Abbiamo scelto, all’inizio del mio incarico (N.d.R che nasce da una investitura per pubblico concorso) di dare massimo ascolto a tutte le forze in campo sul territorio nazionale e anche locale sia nuove sia che già gravitavano sul nostro progetto culturale e artistico. Il risultato, a distanza di tre anni dalla mia nomina a direttrice artistica, è stato quello di un piccolo miracolo di pubblico. Sulle prime del serale, una rassegna difficile, nella passata stagione abbiamo avuto ben dieci aperture col tutto esaurito. Può indicarci quali sono secondo lei i fattori che hanno reso possibile questo bel risultato? Diamanti: Credo sia stato l’aver pensato che fosse necessario adattare l’evento al luogo. Mi spiego meglio: abbiamo molto lavorato in programmazione con le scuole. Insomma un epilogo in linea col nostro progetto. Ci parli del rapporto con le residenze, gli artisti dato che siete divenuti Teatro di produzione. DIamanti Il rapporto stretto con gli artisti è sempre stato un fattore determinante essenziale del nostro progetto artistico. Lo spazio teatrale di cui disponiamo, lo consente. Abbiamo una foresteria e l’artista è per noi un abitante del luogo. La Formazione è un altro dei vostri punti di forza. Come vi muovete? Diamanti: Chiediamo a coloro che si iscrivono ai nostri corsi anche di assistere ai nostri spettacoli. Abbiamo creato questa formula, che funziona. I corsi di drammaturgia , per esempio , che io stessa curo in prima persona, sono gratuiti. L’unica richiesta ai partecipanti è la presenza come pubblico ai nostri spettacoli in cartellone ed un feed back nel nostro dopo-spettacolo. Inoltre chiediamo trasversalità di pubblico rispetto agli spettacoli dell’infanzia con le proprie famiglie. Abbiamo il domenicale con due repliche, sempre con tutto esaurito pomeridiano e dispensiamo le merende gratuite. Inoltre siamo noi come staff che andiamo nelle scuole del territorio- elementari e medie, ad incontrare bambini ragazzi ed insegnanti. Per quanto riguarda l’educazione degli spettatori, abbiamo istituito il corso Veder Vedere curato da Ivana Monti. Non solo: coinvolgiamo gli spettatori nelle prove aperte degli spettacoli. Teniamo alla varietà del nostro pubblico. Il nostro obiettivo è sempre stata la qualità. Anche le nostre residente artistiche per i giovani sono gratuite. Ho puntato molto sul ricambio generazionale. I debutti ( con scambi) avvengono proprio qui nel nostro spazio, dove i giovani hanno avuto ospitalità. E’ questa una delle ragioni per cui siamo stati individuati come Centro di produzione. Da noi gli under 35 partecipano al processo produttivo e formativo e sono retribuiti per il loro lavoro.

mercoledì 10 agosto 2016


La Città del Teatro-Quale futuro Renzia D’Incà Cascina (Pisa) Nel corso della conferenza stampa in cui il nuovo cda della Città del Teatro di Cascina a seguito degli esiti delle elezioni amministrative che hanno visto la vittoria della Lega e l’insediamento della nuova Giunta con a capo la Sindaca Ceccardi con Luca Nannipieri assessore alla Cultura, sono emerse alcune questioni con l’attuale direzione artistica riguardo sia fattori gestionali che di contenuti di programmazione dei futuri cartelloni. Ne abbiamo parlato con la direttrice Donatella Diamanti che da cinque anni guida una realtà territoriale che è presidio culturale di livello nazionale riconosciuta a livello ministeriale in quanto Teatro di Produzione Nazionale Qui riporto la nostra conversazione: Dottoressa Donatella Diamanti: il neo assessore Nannipieri dice che la giunta non è per niente soddisfatta della produzione artistica e delle scelte culturali fatte in tutti questi anni, sostenendo che la proposta culturale è magra e che sono state fatte finora proposte monodirezionali. A lui fa eco il neo Presidente Buscemi, che dichiara che i cartelloni passati erano poco inclini a far incassi, con un teatro che al di là dei confini locali nessuno conosce. Che cosa può dirci?” "Nel corso della stessa conferenza è stato anche dichiarato che il problema è quello di un teatro avulso dal territorio, con la cittadinanza cascinese che non lo vive: siamo troppo localistici o troppo poco, allora? Non è mia abitudine cercar polemiche e mi limito ai fatti, evitando dunque ogni possibile strumentalizzazione. Durante le passate stagioni – io posso ovviamente parlare solo per ciò che attiene alla mia direzione, vale a dire dalla metà del 2012 a oggi – la Città del teatro ha visto tornare a riempirsi i suoi spazi. Nell’ultimo anno, ad esempio, abbiamo avuto il tutto esaurito innumerevoli volte, in ogni tipo di offerta: quella rivolta ai bambini e agli adolescenti (attività per la quale siamo riconosciuti come Centro di produzione dal Ministero e abbiamo ottenuto l’accreditamento regionale, ricevendo un cospicuo finanziamento), così come in quella serale disegnata nel progetto triennale in base al quale riceviamo i finanziamenti di cui sopra. Se davvero questo accade con spettacoli di per sé poco inclini a fare incassi beh, allora mi rallegra constatare di essere riusciti col tempo a creare un’attesa tanto alta intorno alle nostre offerte da avere – numeri alla mano – scongiurato il pericolo". Dottoressa, potrebbe fare dei nomi? si parla di scelte monodirezionali "Ho visto che, in genere, specie sui social network, a questa accusa seguono quasi sempre i nomi Travaglio e Guzzanti, come se fossero stati l’unica nostra proposta. Negli ultimi anni Marco Travaglio è venuto due volte è vero ed una Sabina Guzzanti, ma sul nostro palcoscenico si sono succeduti anche attori come Luca Zingaretti, Antonio Albanese, Lillo & Greg, Alessandro Benvenuti o Lucia Vasini, Antonio Cornacchione, Paolo Calabresi, Lella Costa, Katia Beni, Anna Meacci. Prodotti popolari e al tempo stesso di qualità, accanto a spettacoli come l’ultimo di Emma Dante o di Marco Paolini o a importanti esempi di drammaturgia contemporanea, dallo splendido testo di Christian Ceresoli, La merda, a cui abbiamo portato fortuna, perché dopo che lo abbiamo messo in cartellone ha vinto il prestigiosissimo Festival di Edimburgo, a L’origine del mondo di Lucia Calamaro… fatico adesso a ricordarli tutti". Si dice che manca il teatro classico, però: Shakespeare, Moliere, Goldoni, Pirandello… "La Città del Teatro vive in una realtà geograficamente ben segnata. Da un lato, infatti, c’è il Teatro Verdi di Pisa, che ha in quel tipo di offerta la propria cifra principale. Dall’altro c’è Pontedera, che alla storica vocazione di sperimentazione ha affiancato adesso, con la fusione con La Pergola, una proposta più indirizzata alla tradizione. Nel prossimo anno ospiteranno un Lear, Edipo, L’uomo dal fiore in bocca o Una bisbetica domata, tanto per fare un esempio. A mio avviso diventa dunque necessario individuare altri spazi, proprio per ribadire un’identità che possa essere davvero inclusiva su larga scala (e andare ad attirare, come i biglietti venduti ci dimostrano, un ampio pubblico), anziché rimanere schiacciata tra due colossi, come loro piccola controfigura". E per quanto riguarda il resto? In conferenza stampa si è parlato di terrorismo e Islam come temi da trattare "Viviamo ben calati nella realtà e credo che questo sia stato il punto di forza degli ultimi anni. Abbiamo trattato a fondo temi come quello alla criminalità organizzata o quello del femminicidio quando gli eventi e la sensibilità comune erano pronti a farlo. L’assalto al Bataclan - e, da lì in poi, l’escalation di attentati e di timore – è del 13 novembre scorso, non di tanti anni fa, non dimentichiamolo. E dunque non credo che si possa intendere che non ne abbiamo parlato, quanto piuttosto che non ne abbiamo “ancora” parlato. Personalmente ritengo giusto e doveroso farlo e cercare, da buoni narratori di storie, di sviscerare al meglio ciò che sta accadendo attraverso ogni punto di vista. Non credo affatto che la paura per gli attentati o le difficoltà di fronte a scenari mondiali inimmaginabili fino a poco tempo addietro appartengano alla destra o alla sinistra. Poi, certo, io ho le mie idee, ma è proprio dal confronto che nascono i migliori passi avanti. In ogni campo e, a maggior ragione, in luoghi come il nostro dove si mettono in scena i pensieri".

lunedì 1 agosto 2016


In viaggio con Gli Omini da Pistoia a Castagno renzia.dinca FacebookTumblrPinterestCondividi STAZIONE DI CASTAGNO (Pistoia) – Quelle Ferrovie dello Stato quando i treni erano sempre puntuali, quando c’era lui, e che adesso dismettono le tratte. Quella fra Pistoia e Porretta Terme, aveva rischiato di chiudere solo due anni fa, ma così non è stato. La Compagnia Gli Omini ( Premio Enriquez e premio Rete Critica 2015) con il vento in poppa dopo il successo- meritato, di Ci scusiamo per il disagio con debutto estivo a fianco della stazione pistoiese al deposito dei Rotabili Storici nazionale, in presenza di due treni da collezionismo che ricordavano dei modelli Rivarossi, tuttavia autentici se fossero stati in scala per bambini-adulti, mentre un tecnico nel caldo assordante della scorsa estate ci diceva che sì forse potrebbero ancora viaggiare ( sic!). Eccolo il mito Otto- Novecentesco della Ferrovia! Stavolta finalmente si viaggia per davvero dopo l’esperienza dell’anno scorso, “La corsa speciale” è il nuovo titolo. Il treno ha una livrea colorata, di ultima generazione porta il nome di Jazz, è moderno e pulito. Sembra di viaggiare in aereo, magari in classe turistica ma con video che indica destinazione stazione di Castagno. Siamo circa un centinaio a partire dalla stazione di Pistoia ( città che si è aggiudicata per il 2017 il primato italiano di Città Europea della Cultura), saliamo a bordo ma prima vidimiamo il biglietto (che termine assurdo e comunque sempre meglio che obliterare). treno Ci avvisano con un volantino che a causa della tragedia ferroviaria di Andria in quel budello infernale che risponde al nome di binario unico, diventato da pochi giorni, e qualche manciata di ore, luogo sinistro di vittime pendolari, Trenitalia ha deciso di cancellare il prologo dello spettacolo, dove una registrazione sonora e non solo, doveva essere diffusa a bordo avanti e indietro da Pistoia. ATT00007 Giunti a Castagno dopo circa venti minuti di viaggio a velocità media da crociera di 50 kilometri orari, come da schermo visibile in ogni carrozza, ci troviamo in uno spazio inedito teatrale, tra un praticello con alber e luci in notturna – ipotetica stazioncina pedemontana – di fatto chiusa come altrove sui territori liminari omologhi delle tratte secondarie, dove si svolge l’azione scenica; e un buco-galleria tipica appenninica, dove il nostro trenino jazz sparisce per poi ricomparire un’ora dopo a fine spettacolo fra semafori verdi e rossi di via libera e stop. Anche le storie che vengono narrate da Gli Omini, perseguono nel loro spazio-tempo la dinamica corrente già percorsa nell’immaginario visto lo scorso anno a Pistoia e stazione- di passaggio; sì di provincia ma per città come anche Prato e Firenze. Solo che le storie stavolta sono meno borghesi e anche meno pulp ma molto più terragne, più pop insomma. Del resto questo è il concept della poetica del gruppo che proprio da interviste in chiave prettamente sociologica, attinge e con fortuna sia di critica che di pubblico, il proprio materiale drammaturgico-narrativo. ATT00010 Si parte da una presenza inquietante che si rivela trasformazione grottesca del povero piccione – testimone scomodo ma silente, perché sporco abitante delle vicende di sbandati ma anche di belle signore annoiate in viaggio per la stazione pistoiese. L’essere si presenta con becco da uccello e gran parlantina da filosofo fra il berciante e il sermoneggiante e si appalesa da dietro due alberi fronzuti a cui sono appese due altalene. In questo ricreato spazio – stazioncina si riverberano le voci-dialoghi registrati in primo abbozzo in intervista di persone reali, poi in riscrittura drammaturgica in forma di personaggi impersonati a ruota, a mosaico, da Luca Zacchini, Francesco Rotelli e Francesca Sarteani. Chi sono questi anonimi viaggiatori a cui danno vita voce e corpo i tre Omini? Una colf dell’est con relativo anziano rinco, un poeta napoletano forse incompreso, un navigatore solitario degli spazi second life, una volontaria emiliana del terremoto che va a trovare un amore a Lucca, un fissato dell’oroscopo da balera e altri. Al di là dei contenuti è il trattamento che ne è stato fatto a rendere questo lavoro gustoso e leggero, nella sua pesante restituzione d’umanità coi suoi tic, fissazioni, stati d’animo, un affresco sociale in punta di penna asciutto e scattoso. Storie tenere e insieme miserabili spesso vere spesso fasulle che tutti da viaggiatori della vita abbiamo ascoltato e magari raccontato sui treni delle nostre esistenze. Perché tutti in fondo siamo un po’ viaggiatori spersi nel tranello delle ragnatele delle nostre vite e un po’ uccellacci biechi, bravi a raccontarcela. Il progetto T ( T come treno T come Teatro T come transappenninica), ideato da Gli Omini, Compagnia in residenza dell’Associazione Teatrale Pistoiese presieduta da Rodolfo Sacchettini è di durata triennale e ci proporrà una nuova avventura, un nuovo viaggio per nuove storie per il 2017. Anno di Pistoia capitale della Cultura. ATT00013 Progetto T anno II-2016 Produzione Associazione Teatrale Pistoiese in collaborazione con Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana Compagnia Gli Omini Con Francesco Rotelli, Francesca Sarteani e Luca Zacchini Dramaturg Giulia Zacchini Visto a Castagno (Pistoia) il 22 luglio 2016 Ti potrebbe interessare anche: “Corsa speciale”: in treno con gli Omini sulla Porrettana 14/06/2016 Dal Binario 10 parte la XXX edizione del Festival Volterra Teatro 18/07/2016 Trattato di economia al Funaro 13/06/2016 Amleto + Die Fortinbrasmaschine. Roberto Latini a Volterra Teatro 28/07/2016 I “Dialoghi degli Dei” dei Sacchi di Sabbia 10/07/2016 Miti che rivivono nei “corpi nuovi” di Roberto Latini 18/07/2016 FacebookTumblrPinterestCondividi Tags: featuredrenzia.dinca Autore: renzia.dinca Si è laureata all’Università di Pisa. Giornalista dal 1985, ha collaborato con Hystrio, Sipario, Rocca, Il Grandevetro, Il Gazzettino di Venezia, Il Tirreno, La Nazione, Il Giorno, Sant’Anna News. Lavora come consulente in teatro e comunicazione. Ha condotto ricerche universitarie per le riviste Ariel e Drammaturgia e svolto tutoraggio di master universitario di Teatro e comunicazione teatrale per l’Università di Pisa. Ha pubblicato in poesia Anabasi (Shakespeare & Company, Bologna 1995), L'altro sguardo (Baroni, Viareggio 1998), Camera ottica (ivi, 2002), Il Basilisco (Edizioni del Leone, Venezia 2006) con postfazione di Luigi Blasucci, L'Assenza (Manni-Lecce 2010) con prefazione di Concetta D'Angeli, Bambina con draghi ( Edizioni del leone, Venezia 2013) con prefazione di Paolo Ruffilli. È inserita nella rivista Italian Poetry della Columbia University.Come saggista teatrale il volume Il teatro del cielo (Premio Fabbri 1997), Il gioco del sintomo (Pacini-Fazzi, Lucca 2002) su un’esperienza di teatro e disagio mentale, La città del teatro e dell'immaginario contemporaneo (Titivillus, Corrazzano 2009), Il Teatro del dolore (Titivillus 2012), su una esperienza ventennale di teatro e disagio mentale presso La Città del teatro. Per Garzanti uscirà un saggio sul Metodo mimico di Orazio Costa. Come autrice di teatro sono stati rappresentati Ars amandi-ingannate chi vi inganna ed uno studio per Passio Mariae con video di Giacomo Verde. Collabora come performer con musicisti, tra i quali il maestro Claudio Valenti, che hanno composto brani inediti sui suoi testi ispirati al Il Basilisco e L'Assenza.