domenica 16 febbraio 2020


Chi ruba un piede è fortunato in amore

renzia.dinca

Prato

Non è riscrittura  di un testo del 1962 di Dario Fo Chi ruba un piede è fortunato in amore è  proprio una riedizione  firmata da Giulia Gallo e Giovanni Guerrieri della Compagnia pisana I Sacchi di Sabbia, già premio  speciale della giuria UBU 2008. Operazione in sé coraggiosa vista la distanza di ben sessant’anni dalla scrittura drammaturgica del Nobel rispetto ad un plot che precede anche se non di molto lavori politicizzati e più noti . Chi ruba un piede, infatti, è un affresco smaliziato tutto virato sui registri più collaudati del comico e che del comico  ha i ritmi e i tempi: gag pause dialoghi e personaggi quasi marionette, che lo avvicinano a pièce da vaudeville di autori come Feydeau. Un Dario Fo che affonda la sua vis comica mettendo in scena una storia poco plausibile nella realtà in un gioco delle coppie altrettanto rocambolesco. Lo sfondo in cui si muovono i personaggi però è già un implicito épater le bourgeois poiché  tratta di un interno-esterno della borghesia italiana viziata cinica e viziosa fra dinastie di palazzinari, professionisti e poveracci ladruncoli  altrettanto privi di scrupoli. Un’Italia fine anni Cinquanta del dopoguerra della ricostruzione dove già il seme della corruzione sembra annidare nel DNA di uno spaccato sociale  da città del nord. Ma l’intenzione di Fo sembra proprio quella di provocare la risata, complice il suo passato recente di avanspettacolo e rivista. La piece ha l’andamento di sketches televisivi a siparietto, assai di moda all’epoca. Una sorta di pre-spettacolo per spettatori  dei cinema o alla maniera del Carosello della TV di stato a canale unico. L’unica variante rispetto al testo originario è l’uscita in avanscena dei personaggi che ammiccano al pubblico in sala quasi a spiegare il senso delle loro gesta a seguire, a mò di meta-commento con intenzione autoironica. In effetti la “trovata” funziona. Il pubblico del Metastasio, fra l’altro molto gremito e con tanti giovani perfino ragazzi di età delle scuole medie inferiori, ride a crepapelle. Anzi è un continuo ridere a scena aperta (il lavoro dura un’ora
senza interruzioni). Convincenti gli attori Massimo Grigò, Alessia Innocenti, Annibale Pavone, Tommaso Massimo Rotella, Tommaso Taddei ben diretti dalla coppia dei registi. La sensazione è che questo tipo di comicità ancora riesca a catturare specie le fasce giovanili come ben sanno per loro esperienza diretta sul campo i registi (e attori) de I Sacchi Giulia Gallo e Giovanni Guerrieri. Una comicità che si assesta dentro format televisivi attuali che hanno formato le ultime generazioni di utenti delle televisioni. Del resto il tasto del comico è congeniale alla Compagnia pisana che ha scritto ideato e portato a successi memorabili spettacoli di forte impatto emotivo e di gran raffinatezza, uno fra tutti il Don Giovanni. In questa nuova prova lascia un po' perplessi la scelta del copione francamente datato, di un boccaccesco che poteva funzionare nella società bacchettona pre-sessantotto. Chissà forse i meccanismi della risata non sono mutati da allora almeno in certi media e in certe fasce orarie oppure è lo sguardo accigliato del critico che si riserva e sperava in qualcosa di più.


di Dario Fo
regia Giulia Gallo e Giovanni Guerrieri/I Sacchi di Sabbia

con Massimo Grigò, Alessia Innocenti, Annibale Pavone, Tommaso Massimo Rotella, Tommaso Taddei

scene I Sacchi di Sabbia

luci Massimo Galardini

costumi Chiara Lanzillotta

musiche originali di Fiorenzo Carpi arrangiate ed eseguite da Tommaso Novi

PRIMA NAZIONALE

visto al Teatro Metastasio di Prato il 19 gennaio 2020