giovedì 11 giugno 2015


UN INFERNO viaggio intorno a Dante Alighieri PUBBLICATO SU RUMORSCENA di Roberto Rinaldi by renzia.dinca San Casciano ( Firenze) Una struttura testuale fitta fitta che si muove per paragrafi quasi testo narrativo (o spartito musicale) a partire da un prologo per poi andare a stralciare passi formidabili e per i toscani “passati a memoria” nel senso dell’oralità (agli altri italiani, per faticato studio liceale) di generazione in generazione coi personaggi di Caronte, di Francesca, Farinata degli Uberti, Ulisse, Ugolino e Lucifero e poi, da schema letterario con giusto epilogo. Ma di che si tratta? forse lettura ad alta voce o mise en espace? niente di tutto questo. “Un inferno”, una collaborazione artistica fra Dario Marconcini e Massimo Salvianti, è una rivisitazione testuale di passi fra i più noti della Divina Commedia orchestrati in modo originale da una regia sapiente e raffinata. Il coraggioso progetto mette in campo competenze ed energie che affondano i reciproci bacini di esperienza in territori prettamente toscani: a cominciare dai versi dall’Inferno di Dante detti dai diversi “personaggi” della compagnia dell’Arca Azzurra(che già aveva ‘saccheggiato’ dal Machiavelli al Boccaccio a Collodi per le drammaturgie di Ugo Chiti, in chiave completamente diversa). E’ un mix con la tradizione dei Maggianti, cara invece al regista Dario Marconcini, direttore storico del Teatro di Buti, dove la tradizione del Maggio e delle sue ottave cantate, è di casa e non scevra anche da contaminazioni artistiche con altri gruppi in splendore (vedi i pisani Sacchi di Sabbia). La lettura|rilettura del capolavoro a firma Marconcini-Arca Azzurra(ospitato nelle celebrazioni per il 750esimo anniversario dantesco che a Firenze sarà festeggiato in estate nel cortile del Bargello) è un lavoro di forte contaminazione artistica anche dal punto di vista dell’osservatore. Spiazza la lettura dantesca degli attori storici dell’Arca. Lettura neutra. Loro, donne e uomini, in casacche rigorosamente nere. Ricoprono a rotazione i vari personaggi senza niente regalare di gestualità né di enfasi retorica pur ruotando nel piccolo spazio ma solo per spostarsi di ruolo. Un lavoro di assoluta pulizia, rigore, tutto in levare, questo della regia di Marconcini-coadiuvato da Giovanna Daddi. Unica suggestione in una scena completamente priva di qualsivoglia appiglio per gli attori e per il pubblico, è una proiezione sul fondale dalla facciata della Cattedrale di Chartres con le sue straordinarie vetrate e dall’Inferno, acquaforte di Piazzesi. Il dato sommatorio-che già tanta è la carne al fuoco, è quella del coro dei Maggianti butesi che irrompono in più riprese a intermezzo colle loro stentoree vocalità a stemperare le storie tragiche dei poveri protagonisti gettati al fuoco infernale del poeta-padre Dante. Regia e scrittura scenica di Dario Marconcini Ottave del Maggio di Enrico Pelosini Compagnia Arca Azzurra Progettazione artistica di Dario Marconcini e Massimo Salvianti Con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci e con i Cantori del Maggio di Buti ( Pisa) Enrico Baschieri e Andrea Bacci Visto il 28 di maggio al Teatro di San Casciano Val di Pesa-Firenze

giovedì 4 giugno 2015


azioni performative, Teatro — 04/06/2015 18:46 CANTO: melodia per artisti nomadiPosted by renzia.dinca PUBBLICATO su RUMORSCENA di Roberto Rinaldi CASCINA ( Pisa) – Azul Teatro è un gruppo di artisti di diversa formazione. Provengono dal teatro, la danza, la poesia, dalle arti visive. Hanno ideato il progetto CANTO (ospite attuale al festival di Zagabria “ZAKI”) che è risultato di una ricerca rispetto al processo di creazione artistica da loro indagato e che spesso è messo in scena in luoghi non specificamente teatrali, quindi in azione performativa. Sono infatti stati selezionati come progetto artistico dalla Certosa di Pisa per la Soprintendenza ai beni culturali (quella pisana è la seconda Certosa italiana per importanza dopo quella di Pavia), per un primo studio negli splendidi spazi di Calci, Comune vicino alla città, fra uliveti secolari con accanto uno straordinario Museo universitario di Storia naturale, nella cornice della chiostra del convento. Sono poi approdati alla Città del Teatro di Cascina, a pochi chilometri di distanza, in un teatro storico attualmente Centro di produzione teatrale, che ha dato loro residenza artistica e in cui torneranno per la prima nazionale nella prossima stagione. La narrazione è minimalista: due microfoni due voci due presenze. Una donna, Serena Gatti e un uomo Raffaele Natale, ma soprattutto due attori che incrociano le proprie personali esperienze umane ed artistiche. Dall’incontro nascono suggestioni, creazioni, interrogazioni sul proprio essere sul proprio divenire di artisti. Lei è la voce poetica-sua la scrittura dei testi ricchi di rime, assonanze, allitterazioni, lui poeta di suoni (diviso fra chitarra elettrica e classica) e voce dialogante. Storie di vite che si intrecciano dove il volo reale (lei che si improvvisa voce di hostess d’aerei in varie lingue varie destinazioni oppure mima col corpo seminudo di spalle il volo degli uccelli) e quello immaginario-chi sei chi siamo dove andiamo, nel dialogo con l’altro da sé col forse occasionale compagno di viaggio. O forse, non solo. Come accade nella vita e nel viaggio esistenziale onirico ed artistico. La relazione fra i due protagonisti in scena dove solo una scala sul fondale è l’unico oggetto di scena ed è utilizzata dalla Gatti, è ben equilibrata. I dialoghi tra i due sono rapsodici, ma compensati dalle esecuzioni strumentali dal vivo del musicista, oltre che da note di canzoni francesi registrate o magari sentite attraverso un organetto meccanico sulle note de La vie en rose. Un lavoro di grande pulizia formale che si interroga sul senso del lavoro dell’artista, dove la parola assume il senso del dare e darsi senso e la musica ne sottolinea le inarcature, le sottigliezze, come solo le note musicali, quelle giuste, possono fare e dare alla parola detta. Un lavoro questo di AZUL Teatro, che restituisce atmosfere raffinate e di forte sospensione onirica. Produzione: Certosa di Pisa, Città del Teatro di Cascina con Lanificio 25 (Napoli), Spazio Off (Trento), Gruppo Galpao di Belo Horizonte Ideazione e direzione di Serena Gatti e Raffaele Natale Con Serena Gatti e Raffaele Natale Luci Marcello D’Agostino e Valeria Foti Visto a Cascina- la Città del teatro il 25 maggio 2015 Autore: renzia.dinca Si è laureata all’Università di Pisa. Giornalista dal 1985, ha collaborato con Hystrio, Sipario, Rocca, Il Grandevetro, Il Gazzettino di Venezia, Il Tirreno, La Nazione, Il Giorno, Sant’Anna News. Lavora come consulente in teatro e comunicazione. Ha condotto ricerche universitarie per le riviste Ariel e Drammaturgia e svolto tutoraggio di master universitario di Teatro e comunicazione teatrale per l’Università di Pisa. Ha pubblicato in poesia Anabasi (Shakespeare & Company, Bologna 1995), L'altro sguardo (Baroni, Viareggio 1998), Camera ottica (ivi, 2002), Il Basilisco (Edizioni del Leone, Venezia 2006) con postfazione di Luigi Blasucci, L'Assenza (Manni-Lecce 2010) con prefazione di Concetta D'Angeli, Bambina con draghi ( Edizioni del leone, Venezia 2013) con prefazione di Paolo Ruffilli. È inserita nella rivista Italian Poetry della Columbia University.Come saggista teatrale il volume Il teatro del cielo (Premio Fabbri 1997), Il gioco del sintomo (Pacini-Fazzi, Lucca 2002) su un’esperienza di teatro e disagio mentale, La città del teatro e dell'immaginario contemporaneo (Titivillus, Corrazzano 2009), Il Teatro del dolore (Titivillus 2012), su una esperienza ventennale di teatro e disagio mentale presso La Città del teatro. Per Garzanti uscirà un saggio sul Metodo mimico di Orazio Costa. Come autrice di teatro sono stati rappresentati Ars amandi-ingannate chi vi inganna ed uno studio per Passio Mariae con video di Giacomo Verde. Collabora come performer con musicisti, tra i quali il maestro Claudio Valenti, che hanno composto brani inediti sui suoi testi ispirati al Il Basilisco e L'Assenza.