venerdì 30 ottobre 2015


La Città del Teatro da Teatro Stabile di Innovazione a Teatro di Produzione - intervista a Donatella Diamanti Cascina ( Pisa) Quanta acqua è passata sotto i ponti in questi pochi mesi da quando la Riforma ministeriale firmata Franceschini ha mutato l’assetto della situazione pregressa di decenni di storie di spazi teatrali pubblici e privati della nostra Penisola. Appena sorto Il Teatro della Toscana quale prima realtà regionale con le sole altre sei a livello nazionale, ecco che in Regione si prefigurano realtà riconosciute dalla Commissione FUS come Teatro di produzione. Una fra queste è La Città del Teatro di Cascina. Abbiamo incontrato Donatella Diamanti, drammaturga e sceneggiatrice televisiva di rango che ne è la direttrice ( riconfermata) da tre anni, per fare un bilancio del suo mandato e commentare l’evoluzione dello spazio che da trent’anni opera sul territorio fra Pisa e Firenze a soli dieci chilometri dal Teatro Era di Pontedera, attuale partnership con La Pergola del Teatro della Toscana. Lei è da tre anni direttrice della Città del Teatro. Vuole raccontare quale è stato il progetto artistico- suo e del suo staff-che ha trasformato di fatto un Teatro Stabile di innovazione nel nuovo Teatro di produzione? Diamanti: Il nostro Teatro è un teatro aperto. Abbiamo scelto, all’inizio del mio incarico (N.d.R che nasce da una investitura per pubblico concorso) di dare massimo ascolto a tutte le forze in campo sul territorio nazionale e anche locale sia nuove sia che già gravitavano sul nostro progetto culturale e artistico. Il risultato, a distanza di tre anni dalla mia nomina a direttrice artistica, è stato quello di un piccolo miracolo di pubblico. Sulle prime del serale, una rassegna difficile, nella passata stagione abbiamo avuto ben dieci aperture col tutto esaurito. Può indicarci quali sono secondo lei i fattori che hanno reso possibile questo bel risultato? Diamanti: Credo sia stato l’aver pensato che fosse necessario adattare l’evento al luogo. Mi spiego meglio: abbiamo molto lavorato in programmazione con le scuole. Insomma un epilogo in linea col nostro progetto. Ci parli del rapporto con le residenze, gli artisti dato che siete divenuti Teatro di produzione. Diamanti: Il rapporto stretto con gli artisti è sempre stato un fattore determinante essenziale del nostro progetto artistico. Lo spazio teatrale di cui disponiamo, lo consente. Abbiamo una foresteria e l’artista è per noi un abitante del luogo. La Formazione è un altro dei vostri punti di forza. Come vi muovete? Diamanti: Chiediamo a coloro che si iscrivono ai nostri corsi anche di assistere ai nostri spettacoli. Abbiamo creato questa formula, che funziona. I corsi di drammaturgia , per esempio , che io stessa curo in prima persona, sono gratuiti. L’unica richiesta ai partecipanti è la presenza come pubblico ai nostri spettacoli in cartellone ed un feed back nel nostro dopo-spettacolo. Inoltre chiediamo trasversalità di pubblico rispetto agli spettacoli dell’infanzia con le proprie famiglie. Abbiamo il domenicale con due repliche, sempre con tutto esaurito pomeridiano e dispensiamo le merende gratuite. Inoltre siamo noi come staff che andiamo nelle scuole del territorio- elementari e medie, ad incontrare bambini ragazzi ed insegnanti. Per quanto riguarda l’educazione degli spettatori, abbiamo istituito il corso Veder Vedere curato da Ivana Monti. Non solo: coinvolgiamo gli spettatori nelle prove aperte degli spettacoli. Teniamo alla varietà del nostro pubblico. Il nostro obiettivo è sempre stata la qualità. Anche le nostre residente artistiche per i giovani sono gratuite. Ho puntato molto sul ricambio generazionale. I debutti ( con scambi) avvengono proprio qui nel nostro spazio, dove i giovani hanno avuto ospitalità. E’ questa una delle ragioni per cui siamo stati individuati come Centro di produzione. Da noi gli under 35 partecipano al processo produttivo e formativo e sono retribuiti per il loro lavoro. Stagione 2015-2016 La Città del teatro Si accende la Città del Teatro per la stagione 2015-2016. I piccoli e grandi spettatori che contribuiscono ogni anno alla crescita di un luogo di tendenza, progettualità artistica e aggregazione culturale unico nel suo genere, sono ancora una volta i protagonisti delle aperture, che intrecciano proposte e pubblici diversi ed articolano aperture serali, domenicali per le famiglie e matinée per le scuole, attività di produzione, formazione, approfondimenti collaterali alla visione degli spettacoli ed eventi speciali in esclusiva. Premiata dalla partecipazione del pubblico in crescita costante e dall’importante riconoscimento del MIBACT che ha incrementato il contributo grazie ai risultati raggiunti nell’ultimo triennio, la Città del Teatro rilancia per la Stagione Serale 2015-2016 con un ricco carnet di proposte: 25 aperture articolate in due sezioni off (ottobre-dicembre 2015 fuori abbonamento) e ON (gennaio-maggio 2016 in abbonamento) e che insieme compongono una grande e luminosa stagione unica. Il progetto di cartellone serale per la Stagione 2016 – propone come di consueto alcuni spunti tematici per orientare lo sguardo degli spettatori. Oltre gli spettacoli: approfondimenti collaterali, incontri pubblici con gli artisti e le Associazioni di impegno sociale, laboratori, eventi unici. La Stagione Serale OFF ottobre – dicembre 2105 è dedicata alle Prime Nazionali delle giovani formazioni che hanno realizzato progetti di residenza artistica presso La Città del Teatro: Azul Teatrocon Canto , Marina Romondia con Rien ne va plus e Orto degli Ananassi con La parte migliore di me ,Teatro Inbiliko con Nasce la tempesta da un respiro amaro e Compagnia Borgobonó con In ogni caso nessun rimorso , Zaches Teatro con il Minotauro . Da segnalare inoltre il progetto sulla drammaturgia contemporanea realizzato in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana: Compagnia laboratorio di Pontedera con Alla Luce , Michele Santeramo con La prossima stagione , Fondazione Teatro della Toscana con 2×2=5 L’uomo dal sottosuolo . Fra le tante proposte ecco a gennaio il 22,ci sarà MARCO TRAVAGLIO autore e interprete con Giorgia Solari di SLURP, lecchini, cortigiani & penne alla bava al servizio dei potenti che ci hanno rovinati, regia di VALERIO BINASCO A seguire Mercoledì 20 Aprile:ANTONIO CORNACCHIONE e LUCIA VASINI in L’HO FATTO PER IL MIO PAESE di FRANCESCO FREYRIE e ANDREA ZALONE, LA STORIA SIAMO NOI A seguire il 6 febbraio ELVIRA FROSINI e DANIELE TIMPANO in ZOMBITUDINE, la morte è una cosa meravigliosa (Richard Matheson, 1954) Progetto, testo, regia, interpretazione di Elvira Frosini e Daniele Timpano Domenica 14 Febbraio – Speciale San Valentino a Teatro ELISABETTA SALVATORI autrice ed interprete in CALDE ROSE, in ricordo di CARLO MONNI Sabato 20 Febbraio sarà la volta di LUNETTA SAVINO e CARLOTTA NATOLI in TANTE FACCE NELLA MEMORIA, drammaturgia a cura di Mia Benedetta e Francesca Comencini, liberamente tratto dalle registrazioni e testimonianze raccolte da Alessandro Portelli, regia di FRANCESCA COMENCINI con LE SCUSE NON BASTANO Evento Speciale Sabato 19 Marzo, giornata contro la violenza sulle donne: ISABELLA RAGONESE e CRISTINA DONÀ in ITALIAN NUMBERS, di STEFANO MASSINI e PAOLO COGNETTI .Giornata interamente dedicata al contrasto della violenza contro le donne . Sabato 27 Febbraio ALESSANDRO BENVENUTI e NINO FORMICOLA con Francesco Gabrielli in TUTTO SHAKESPEARE IN 90 MINUTI di Adam Long, Daniel Singer e Jess Winfield. Traduzione, ideazione e progetto PAOLO VALERIO. Regia Alessandro Benvenuti. Prima Nazionale Venerdì 4 Marzo FABIO CANINO, STEFANO QUATROSI, GIULIO FORGES DAVANZATI in MOLIERE IN BICICLETTA, di Carmen Giardina, Fabio Canino, Stefano Quatrosi. Regia CARMEN GIARDINA in . LE CONSEGUENZE… DELLA VITA Anteprima Regionale – Sabato 2 Aprile GARDI HUTTER in LA SARTA, perfino il destino può perdere il filo. Di Gardi Hutter e MICHAEL VOGEL (Direttore Artistico di Familie Flöz). Messa in scena Michael Vogel, musica Franui, suono Dirk Schröder, video Andreas Dihm Poi Mercoledì 13 aprile EMMA DANTE è autrice e regista de LE SORELLE MACALUSO Venerdì 8 Aprile ANDREA ZORZI e BEATRICE VISIBELLI in IL PALLAVOLISTA VOLANTE, di Nicola Zavagli e Andrea Zorzi. Regia NICOLA ZAVAGLI Esclusiva Toscana – Progetto speciale sull’inclusione Lunedì 2 Maggio MARCO PAOLINI in AMLETO A GERUSALEMME, Palestinian kids want to see the sea di Gabriele Vacis e Marco Paolini. Regia GABRIELE VACIS Sempre Lunedì 2 Maggio GABRIELE PAOLOCÀ in AMLETO FX Spettacolo di Gabriele Paolocà, collaborazione alla regia MICHELE ALTAMURA e GEMMA CARBONE FINALISTA IN-BOX 2015 – PREMIO DIRECTION UNDER 30 – TEATRO SOCIALE GUALTIERI – PREMIO HYSTRIO ALLA VOCAZIONE 2015

La peggiore uscito su RUMORSCENA di Roberto Rinaldi Cascina (Pisa) Renzia D’Incà Apertura in pomeridiana della nuova stagione 2015/16 della Città del Teatro con bambini ed insegnanti. La direzione artistica firmata da Donatella Diamanti, al suo inizio del secondo mandato (dopo il nuovo indirizzo di gestione dello spazio nazionale diventato secondo le linee ministeriali Teatro di produzione) presenta il lavoro La peggiore. Già Premio Eolo 2014 come progetto di drammaturgia di Teatro Ragazzi e Giovani, firmato da Sofia Assirelli, Mirko Cetrangolo e Cristiano Testa con il coordinamento drammaturgico di Donatella Diamanti, La peggiore si conferma come un nuovo e suggestivo processo produttivo curato dallo staff della Città del Teatro, spazio d’eccellenza toscano che nacque e si sviluppò ben oltre vent’anni or sono proprio nel solco del Teatro Ragazzi. Il plot narrativo è minimalista: due adolescenti Sena e Valentina, entrambe in fuga dalla famiglia, entrambe alla ricerca di una propria individuazione come deve essere in quella delicata fase della vita. Il luogo del loro incontro è antiteatrale: una stazione ferroviaria. Zainetto e jeans Sena suona il flauto per raggranellare qualche spicciolo. Valentina più scaltra, annusa subito che quella ragazza non è una artista di strada. Si parlano, si confrontano, un dialogo spigliato e vivace. Ma perché le due scappano? Per la stessa ragione per cui si trovano e fra loro si comprendono: il bisogno di essere capite ed amate da famiglie poco accoglienti. E così vengono svelati mano a mano i loro segreti: Sena scappa effettivamente dalla propria “ famiglia perbene” mentre Valentina – detta La Peggiore così definita da un pessimo educatore- fugge dalla casa-famiglia a cui è stata affidata. Due identità apparentemente opposte nelle storie famigliari, nei vissuti, nelle educazioni ricevute o non ricevute pur tuttavia accomunate dallo stesso istinto (un filo comune narrativo lo si coglie anche nel recente film Inside out ): quello della fuga da adulti che non sono inclusivi e rispettosi dell’unicità della nostra persona e ci vogliono inquadrati dentro regole convenzionali per controllarci meglio e dettare regole che ci plagiano e offendono. Le due ragazzine si interrogano sulla propria condizione di figlie. Incalzata da Valentina, quella apparentemente più debole, Sena si confida: se Vale è la peggiore di tutte ( peggiore fra le peggiori cioè quelle che passano dalle case-famiglia) la nuova amica non è quella che i genitori vorrebbero. E così in questo aprirsi di cuori e di sorrisi, fatto di condivisioni sui grandi temi che vengono anche enunciati: esserci fare pensare essere se stesse farcela riuscire, le due si alleano fino al punto di declinare, assieme, fra l’illuminarsi dei cellulari, il doppio progetto di fuga. Liberamente ispirato al libro La feroce gioventù di Cesare Fiumi. Con tutta la classe e delicatezza nel trattare il non facile argomento adolescenziale a firma dello staff super visionato da Donatella Diamanti La Peggiore di Sofia Assirelli Mirko Cetrangolo Cristiano Testa Con Valentina Grigò e Sena Lippi Coordinamento drammaturgico Donatella Diamanti Regia Fabrizio Cassanelli Patrocinio UNICEF Visto a Cascina apertura di stagione, in replica il 26 novembre 2015

Ricordami ancora, oltre la memoria di Gabriele Paoli uscito su RUMORSCENA di Roberto Rinaldi Posted by renzia.dinca Buti ( Pisa) Nel contesto della prima edizione del festival ArtARCHIA, ideata dal giovanissimo regista Gabriele Paoli- butese d’origine ma naturalizzato a Londra, ci troviamo in una location da favola, la Villa Medicea che sovrasta la cittadina medievale di Buti alle pendici del Serra (lungo la linea dei Monti citati dal divino Alighieri nel 33esimo Canto dove scrive “ (…) al monte che i Pisan vedersi Lucca non ponno”). Dentro il castello, una fortificazione intatta che dà a sua volta su un minuscolo straordinario vicolo di case di pietra lungo un torrentello con cascate, una tre giorni di incontri in un mix fra musica-jazz , ospite Bandabardò, fotografia, satira del Vernacoliere, comici rigorosamente toscani come Dario Ballantini, danza- con laboratori tenuti da Veronica Peparini e Fabrizio Prolli. Ricordami ancora, la pièce scritta (originariamente il lingua inglese poi tradotta) e anche diretta da Gabriele Paoli, è un poetico omaggio alla storia di una coppia anzi una famiglia dove una lunga storia d’amore si trova a confrontarsi con la malattia dell’uomo, una malattia degenerativa della memoria. In una stanza del castello veniamo accolti e fatti entrare, stipati in piccolo gruppo, ad assistere ad una tragedia privata entro una camera da letto che è quella di una clinica per anziani. Sul bordo del letto – fiori blu sul tavolino, un uomo ( il bravissimo Gianfranco Quero) con la sola giacca del pigiama attende o forse no, una signora che a volte riconoscerà. E’ sua moglie, anche lei anziana (una Giusi Merli superlativa per naturalezza espressiva, che già aveva lavorato con Paoli in Inferno dentro ). In brevi siparietti si evolve la storia attuale e remota della coppia. Fra flashback in cui la donna ricorda con oggettività la relazione affettiva ed anche erotica col marito con la nascita dei due figli e il faticoso perché impossibile tentativo della stessa a riallacciare legami comuni di vita vissuta assieme a Franck, di professione poliziotto inglese. Tutto il plot narrativo è un intreccio di memorie di lei- Alice, che insiste a far ritrovare al compagno lacerti di corrispondenze reciproche. A volte il piccolo miracolo accade- che così evolvono quelle malattie di cui il marito è affetto e anche lui ricorda alternando scatti d’ira, sprazzi di lucidità, tenerezze. Ambientato fra gli anni Quaranta e nei primi anni Settanta nella ricostruzione fino alle ultime settimane del malato con musiche di Billie Holiday e sfondi molto british, eleganti e sobri, Ricordami ancora commuove senza concedere niente alla retorica. Un lavoro di grande pulizia sia registico che attoriale. Prova che riguarda e rispecchia purtroppo, dato l’innalzarsi della aspettativa media di vita nel nostro mondo occidentale, tante famiglie che sono e saranno sempre più coinvolte in questo dramma domestico sì ma collettivo e che ha coinvolto profondamente il pubblico.

giovedì 22 ottobre 2015


IO - REZZA e noi posted by renzia dinca PUBBLICATO su RUMORSCENA di Roberto Rinaldi Ponte a Moriano ( Lucca) In una delle migliori stagioni d’autunno, sulla via detta del Brennero che partendo dalle periferie pisane per poi dirigersi verso Lucca porta alle montagne dell’Abetone e poi ben oltre Trento e fino al confine austriaco Qualcosa si muove diretta da Roberto Castello, un artista- intellettuale dalla vista lunga, per la prima volta in uno spazio teatrale nuovo oltre a quello consueto di SPAM, ecco appalesarsi il ghigno più che surreale parecchio metafisico di Antonio Rezza in IO. Un gatto dello Cheshire ma cattivissimo, che appare scompare si scompone si dilata si trasforma si accanisce blandisce lo spettatore, ma in realtà in scena dal palco e anche da sotto, altro non fa che insultarlo e deriderlo provocandolo, denudando –travestendo se stesso, mettendosi in gioco da straordinario performer qual’ è. Sembra aderire, forse, condividere, in realtà ci fa uno sberleffo irridendo della nostra pochezza morale, dell’umana viltà narcisa e stracciona di cui tutti siamo insieme teatrino vivente e recitante nel micropalco delle nostre piccole esistenze negli interni famigliar-domestici e mondan- professionali. Chi sono tutti questi IO che il performer- anche autore dei suoi testi- pur smentendosi per smentire se stesso in quanto autore mette in scena? gli IO sono alter ego di Rezza e di ciascuno di noi, presi in fotografia nella propria egolatria individuale famigliare e sociale. Così si comincia quell’IO difficile auto narrante, dal bambino nato da accoppiamento regolare con papà e mamma per passare all’adolescente masturbante che si identifica col lenzuolo in cui cresce col suo seme nel suo isolamento a fronte di un adulto che di professione è radiologo esaurito e/o giocatore baffuto anni Settanta – Mazzola. Che poi gioca al gioco dell’oca. Che poi irride chi va a teatro suo ospite collo smart: non sei tu che illumini, lui ti illumina. E non d’immenso. Che poi, da adulto si ridimensiona nel sui IO. Hic et nunc. Forse Nel non evidente plot narrativo-chè Rezza decostruisce con sapienza di ritmo affabulatorio e atletico, svariate identità si intrecciano in un vulcanico caleidoscopio di personaggi e situazioni dove la narrazione si innesca per poi essere divorata da se stessa. Così che: tout se tient. Infatti il passo, il suo-è Teatro alla quintessenza, un pas à deux o anche delirio a due. Perché il nostro IO|Io (Rezza) come minimo, si confronta con la partner scenografica straordinaria Flavia Mastrella, artista visiva e anche pittrice di rango per costruzione di storie attraverso, a sua volta, minimalismi funzionali di lenzuola-oggetti di scena appoggiati su mollette come capi di bucato all’aria dove la maschera comico-grottesca di Rezza si intrufola mimetizza rintraccia e autorappresenta. E si sa che all’aria e dall’aria può arrivare di tutto. Anche l’ufo-spettacolare transformer di Rezza. Ma insomma nello spettacolo (un’ora e un quarto di puro lavoro performativo)chi è il Bambino e chi la Mamma?quello che si avvolge fra e nei “lenzora” e|o chi lo avvolge e culla? Questo spettacolo ha calcato molti spazi teatrali, tuttavia continua ad essere provocatorio, urtante. E non ci basta che ridere. O forse anche no. Forse e soprattutto ancora ci aiuta ad allenarci nell’intelligenza di spettatori. Forse vuol dirci che scegliere di andare a teatro può ancora equivalere ad un esercizio del pensare. Per non uscirne mai tranquilli. IO di Flavia Mastrella e Antonio Rezza con Antonio Rezza quadri di scena Flavia Mastrella (mai) scritto da Antonio Rezza Visto al Teatro Nieri di Ponte a Moriano il 16 ottobre 2015

Cuore di tenebra di Enrique Vargas Pistoia Le esperienze di teatro antropologico ideate e dirette dal colombiano Vargas portano in sé per chi se ne avvicina, una valenza di forte impatto emotivo e relazionale dato il coinvolgimento diretto e totale sul corpo e sulla psiche, da indurre quasi un effetto psicoterapeutico. Teatro della sensorialità (Teatro de Los Sentidos, è matrice ideologica) dove lo spettatore-attore viene accolto e accompagnato da mani e occhi sapienti dentro un viaggio del corpo e della mente a vivere in prima persona una realtà spesso archetipica-mitologica, un viaggio iniziatico nei meandri del profondo di ciascuno di noi. Questa volta il testo-pretesto del lavoro di Vargas è la filigrana del romanzo di Joseph Conrad Cuore di tenebra anche se ben poco di quella narrazione ne risulta nella strutturazione e nel contesto drammaturgico. Di sicuro il tema d’indagine è quello della banalità del male che come nei forni della Germania nazista, così mieteva vittime nel Congo belga nell’Ottocento schiavista dei campi di lavoro, così come nel Vietnam nell’ambientazione di Apocalypse now del colonnello Kurtz girato da Francis Coppola con Marlon Brando protagonista. Da qualche anno in pianta stabile al Teatro del Funaro di Pistoia-questa volta Vargas sperimenta uno spazio di sviluppo della propria poetica molto ampio e diverso quale un capannone in disuso (ex centro fiere) accanto alla stazione ferroviaria pistoiese. E lì davanti al cancello ci ritroviamo in 54 spettatori a replica fra il finire del giorno e la notte. Che nella notte entriamo. Lo stesso Vargas ci accoglie chiedendoci fra il giocoso e il misterico: avevate un nascondiglio da bambini? e dove vi nascondevate? dietro a lui il profilo geografico dell’Africa. Veniamo affidati alle cure delle guide (che così speriamo), dentro uno spazio vuoto completamente buio. Una fioca luce sul fondo rischiara e siamo costretti, in solitaria, a scegliere uno solo fra i nostri sette simbolici “ comandanti” che ci vengono presentati. Si va a tentoni a piedi nudi annaspando come sulla sabbia: è terra, terra vera che ci accompagnerà dal basso e per l’intero viaggio sporcandoci mani e piedi in cui affonderemo in una avventura in completa solitaria sinestesia. In file indiane veniamo misurati e “nominati” da improbabili kapò che ci forniscono un secchio d’acqua per la traversata. Ma dove ci stiamo oppure: dove ci stanno dirigendo? si infiltra un segreto timore. Qua e là le nostre guide ci avviano ad un’esperienza sensoriale nuova mentre odori anche fortemente aggressivi(in primis quello di carne bruciata) ci avvolgono. E un po’ alla volta si sgrana la meta narrazione: siamo dentro un abisso semi-infernale dove ogni anima bella vaga in balia di se stessa con qualche bagliore ogni tanto a orientarla ma solo per metterla di nuovo di fronte ad una scelta: essere vittima o carnefice dell’Altro da sé. Siamo coinvolti a piccoli gruppi in micro azioni:lavare una donna, farsi riempire il secchio di sabbia (dopo averlo svuotato d’acqua),scegliere chi uccidere per non soccombere noi per infine neanche noi salvarci. Così in questa processione di discesa agli inferi finiamo per perdere la nostra guida-guru e ritrovarci soli, col nostro secchio-terra sotto terra dentro il recipiente, ad assistere attivi alcuni,altri impotenti, ad una scena primordiale selvaggia e satanica: una costruzione in tubi innocenti dove in fila indiana siamo invitati a consegnare il nostro secchio che a mò di catena di montaggio, verrà caricato sul praticabile in un crescendo di sferraglianti rumori e girare di carrelli guidati da oscuri personaggi e poi scaricato di nuovo a terra. Polvere siamo e povere ritorneremo (?) Questo di Enrique Vargas, regista internazionale ed antropologo di razza, è un lavoro che segna un cambio di estetica nella sua personale produzione. Alla fine lo spettatore-viandante viene lasciato solo a scegliere fra il bene il male, fra la salvezza e la distruzione. Sua e dei suoi compagni di viaggio. Qui non ci sono vie di fuga o soluzioni salvifiche. Nessuna morale od etica politica. Noi siamo lanciati dentro il male di vivere. Quel Bambino che scrutava il mondo da dentro il suo nascondiglio magico adesso è un Io adulto costretto a scegliere. Da solo. E di nuovo si tratta della vita e della morte. Ma stavolta in Cuore di tenebra, senza pietas. Cuore di Tenebra Teatro de Los Sentidos Regia di Enrique Vargas Produzione Il Funaro, Associazione Teatrale Pistoiese e Comune di Pistoia Ex centro Fiere viale Pertini Visto il 2 ottobre 2015

lunedì 12 ottobre 2015


Laboratorio Olimpico è un progetto ideato dall’Accademia Olimpica e sostenuto e condiviso negli anni dal Comune di Vicenza per restituire al Teatro Olimpico il ruolo che gli è proprio fin dalla sua fondazione a opera dell’Accademia: quello di un luogo di eventi unici e di incontri notevoli intorno al teatro che ripensa i propri confini. A fianco del tradizionale Ciclo di Spettacoli Classici, oltre la inevitabile stagionalità dei cartelloni, Laboratorio Olimpico si candida a documentare, sedimentare e stimolare visioni storiche, poetiche e percorsi creativi originali, proprio a partire dall’eccezionalità del monumento palladiano. La decima edizione è dedicata a una riflessione sugli attuali rapporti del teatro col sacro, che attestano come il teatro si rivolga sempre più alle proprie origini, anche antropologiche, quali fondamenti della propria necessità; in una società che, col moltiplicarsi delle occasioni di spettacolo, tende invece a relegarlo a un ruolo di intrattenimento. MARINO BREGANZE Presidente dell’Accademia Olimpica JACOPO BULGARINI D’ELCI Vicesindaco, Assessore alla Crescita ha finora ospitato spettacoli (Odin Teatret, Le Albe, la Compagnia della Fortezza, Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards); registi, attori (Luca Ronconi, Peter Stein, Maddalena Crippa, Eugenio Barba, Julia Varley, Iben Nagel Rasmussen, Pippo Delbono, Alfonso Santagata, Claudia Castellucci, Marco Martinelli, Ermanna Montanari, Giuliano Scabia, Armando Punzo, Michele Sambin, Enrico Castellani, Jonathan Hart Makwaia, Maurizio Lupinelli, Mario Perrotta, Alessandro Renda, Vasco Mirandola, Paolo De Vita); studiosi (Paolo Portoghesi, Giovanni Raboni, Paolo Puppa, Giuseppe Manfridi, Gabriele Sofia, Clelia Falletti, Antonio Attisani, Franco Perrelli, Marco De Marinis, Jean Marie Pradier, Philippe Goudard, Sandra Pietrini, Giuseppe Longo, Paolo Vidali, Vincenza Di Vita, Davide Susanetti, Dario Vivian, Gianfranco Bettin); critici, giornalisti (Franco Quadri, Gian Antonio Stella, Ilvo Diamanti, Giulio Giorello, Massimo Marino, Anna Maria Monteverdi, Oliviero Ponte di Pino, Andrea Porcheddu, Roberto Rinaldi, Anna Bandettini, Marzio Breda, Francesca De Sanctis, Laura Gemini, Roberto Rizzente). Direzione Roberto Cuppone Da un’idea di Cesare Galla Amministrazione Accademia Olimpica di Vicenza Ufficio Stampa Alessandra Agosti Progetto grafico Paolo Pasetto Organizzazione e promozione Theama Teatro Informazioni Accademia Olimpica di Vicenza Largo Goethe 3, 36100 Vicenza tel. 0444 324376 (lun-ven 08-17) www.accademiaolimpica.it - segreteria@accademiaolimpica.it www.laboratoriolimpico.org Informazioni su Rete Critica http://retecritica.wordpress.com Ufficio Theama Teatro Via Nino Bixio 4, 36100 Vicenza Tel. 0444 322525 (lun-ven 10-13 e 14-18) www.theama.it – info@theama.it Accademia Olimpica Comune di Vicenza Laboratorio Olimpico® 2015 (edizione del decennale) Teatro Olimpico 7 e 8 novembre 2015 BLASPHEMÌA IL TEATRO E IL SACRO Convegno internazionale Partners di progetto RETE CRITICA DIRAAS - UNIVERSITÀ DI GENOVA CLASSICI CONTRO LICEO CLASSICO “PIGAFETTA” DI VICENZA INTERNO APERTO Sabato 7 novembre ODEO DEL TEATRO OLIMPICO AB INITIO Prima giornata (in collaborazione con DIRAAS - Università di Genova, Classici Contro, Liceo Classico Pigafetta): ipotesi e provocazioni dalla storia del teatro e dei suoi rapporti col sacro. ore 10 presiede Franco Perrelli (Università di Genova) Introduzioni Marino Breganze (Presidente dell’Accademia Olimpica di Vicenza) Jacopo Bulgarini d’Elci (Vicesindaco, Assessore alla Crescita del Comune di Vicenza) Roberto Cuppone (Direttore di Laboratorio Olimpico) Alberto Camerotto (Università di Venezia, Classici Contro) Blasfemie olimpiche. Parole contro gli dèi nella Grecia Antica Giorgio Ieranò (Università di Trento, Classici Contro) Bestemmiare Dioniso Luciano Chiodi (Liceo Classico “Pigafetta”, Classici Contro) Dal mito al teatro: il caso Elettra Sandra Pietrini (Università di Trento) Raffigurazioni oscene e blasfeme nell'immaginario medievale ore 15 presiede Alberto Camerotto (Università di Venezia) Simona Morando (Università di Genova) Il Barocco e la spettacolarità del sacro Franco Perrelli (Università di Torino, CUT) Un esempio di dramma sacro moderno: ‘Il verbo’ di Kaj Munk Elena Randi (Università di Padova) Il Sacre di Vaclav Nižinskij: danza e rito Fabrizio Fiaschini (Università di Pavia, “I teatri del sacro”) Il teatro e il sacro oggi: dalla parte del sacro Gabriele Sofia (Université de Montpellier, Beacon project) Ceci n’est pas un Christ: Golgotha Picnic di Rodrigo Garcia Comunicazioni Massimo Celegato Blasfemia: la calunnia contro Dio Andrea Savio Processi per bestemmia nel Veneto asburgico BLASPHEMÌA IL TEATRO E IL SACRO ‘Blasfemia’ (greco βλασφημία, blasphêmía; da cui ‘bestemmia’) deriva dal βλάπτειν (bláptein), “ingiuriare”, e φήμη (phếmê), “reputazione”; significa letteralmente diffamazione, contestazione della Fama; cioè, più che del divino in sé, del suo valore identitario. Se è vero che il teatro, alla ricerca di uno statuto di necessità, da più di un secolo si racconta come discendente del rito (in questo confortato dall’antropologia e dai miti fondativi di quasi tutte le culture), allora si può dire, con una punta di provocazione, che la storia di quello che noi chiamiamo teatro è in effetti storia di una progressiva ‘dis-sacrazione’ (come in primis dimostra il Teatro Greco); ma nel contempo anche di un senso di perdita, di ricerca di quella stessa necessità iniziale (come dimostrano ad esempio i ciclici dibattiti sulla tragedia e sulle origini del teatro). Ecco perché, secondo Grotowski, diversamente dalla profanazione, che è invece mancanza di rapporto col sacro, oggi paradossalmente “il blasfemo è il momento del tremito. Si trema quando si tocca qualcosa che è sacro; forse è già distrutto, distorto, deformato e comunque rimane sacro. Il blasfemo è un modo per ristabilire i legami perduti, per ristabilire qualcosa che è vivo […] Non c’è blasfemo se non c’è relazione vivente col sacro”. Sabato 7 novembre TEATRO OLIMPICO ore 17,30 (posti limitati) C’ERANO UNA VOLTA GLI DEI ESCHILO, SOFOCLE, EURIPIDE “SMITIZZATORI” Reading di brani e di frammenti inediti con Maria Luisa Abate (Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa) e con Armando Carrara (La Piccionaia) Pino Costalunga (Glossa Teatro) Massimo Munaro (Teatro del Lemming) Piergiorgio Piccoli (Theama Teatro) Irma Sinico (Ensemble Vicenza) Patricia Zanco (Fatebenesorelle) Domenica 8 novembre ODEO DEL TEATRO OLIMPICO IN LIMINE Seconda giornata (in collaborazione con Rete Critica): testimonianze dirette di giornalisti, critici, bloggers e protagonisti degli spettacoli più “blasfemi” degli ultimi anni. ore 10 presiede Roberto Cuppone (Università di Genova) Oliviero Ponte di Pino (ateatro.it) Il teatro e il sacro oggi: dalla parte del teatro Paolo Puppa (Università di Venezia) Da Pirandello a Pasolini: la sacralità dell’osceno, da L’uomo, la bestia e la virtù ad Affabulazione Massimo Marino (Corriere della Sera, doppiozero) Sul concetto di volto del figlio di Dio di Romeo Castellucci Ester Fuoco (Università di Genova) Contro un panteismo bigotto: Jesus di Babilonia Teatri conclusione di Vittorino Andreoli Il sacro nel teatro della mente ore 15 presiede Oliviero Ponte di Pino (ateatro.it) Vincenza Di Vita (Università di Messina) Sui capolavori crocifissi (Carmelo Bene e altre catastrofi) Camilla Lietti (stratagemmi) Ridere degli dei: dalle Grandi Dionisie a Jan Fabre Lorenzo Donati (altrevelocità) Dal sacro al quotidiano: esempi teatrali recenti Elena Scolari (PAC - paneacquaculture) Morire in libertà: il caso Englaro a teatro Rossella Menna (Volterrateatro) Poesia e santità nel teatro di Armando Punzo Intervista in videoconferenza da Montpellier a Rodrigo Garcia Introduzione e traduzione a cura di Gabriele Sofia Nella giornata, interventi di Giovanni Boccia Artieri (Università di Urbino), Tommaso Chimenti (Il Fatto Quotidiano), Francesca De Sanctis (l'Unità), Renzia D’Incà (autrice), Laura Gemini (Università di Urbino), Lucia Medri (Teatro e Critica), Roberto Rizzente (Hystrio), Il Tamburo di Kattrin, Fattiditeatro

mercoledì 7 ottobre 2015


STORIE E MEMORIE//Email this page storie e memorie Poesia e auto narrazione / Corso teorico-pratico di scrittura creativa condotto da Renzia D’Incà Partendo dalla lettura dei principali poeti contemporanei italiani antologizzati del secondo Novecento (Alda Merini, Valerio Magrelli, Paolo Ruffilli, Alessandro Fo, Patrizia Valduga, Rosaria Lo Russo*) andremo a perlustrare i nuclei tematici delle diverse poetiche per poi passare alla creazione individuale in versi. Analogo percorso sarà per quanto riguarda la narrativa contemporanea italiana (Tabucchi, Tamaro, Aldo Nove, Ammanniti, Aldo Busi, Walter Siti, Alessandro Baricco, Edoardo Nesi*), nella seconda parte del progetto. *Le proposte di lettura critica possono variare a seconda delle richieste degli iscritti. L’introduzione alla scrittura creativa individuale sarà facilitata da semplici giochi linguistici preparatori. Il corso avrà luogo presso la Città del Teatro di Cascina da novembre a gennaio 2015 e sarà articolato in 8 incontri di 3 ore, il venerdì dalle ore 17 alle 20, a partire dal 27 novembre . Lezione di prova gratuita venerdì 20 novembre ore 17-20. Il costo del corso è di € 70. Renzia D’Incà ha pubblicato in poesia Anabasi (Shakespeare & Company, Bologna 1995), prefazione di Ugo Ronfani, L’altro sguardo (Baroni, Viareggio 1998) prefazione di Dino Carlesi, Camera ottica (ivi, 2002) prefazione di Mariella Bettarini, Il Basilisco (Edizioni del Leone, Venezia 2006) con postfazione di Luigi Blasucci, L’Assenza (Manni-Lecce 2010) con prefazione di Concetta D’Angeli, Bambina con draghi ( Edizioni del Leone, Venezia 2013) con prefazione di Paolo Ruffilli. E’ inserita nella rivista Italian Poetry della Columbia University. Come saggista teatrale ha pubblicato il volume Il teatro del cielo (Premio Fabbri 1997), Il gioco del sintomo (Pacini-Fazzi, Lucca 2002) su un’esperienza di teatro e disagio mentale presso Teatro Politeama di Cascina, La città del teatro e dell’immaginario contemporaneo (Titivillus, Cor azzano 2009) sull’esperienza ventennale del Teatro cascinese, Il Teatro del dolore (Titivillus 2012), aggiornamento sull’ esperienza ventennale di teatro e disagio mentale presso La Città del teatro. Per Garzanti uscirà un saggio sul Metodo mimico di Orazio Costa. Come autrice di teatro sono stati rappresentati Ars amandi-ingannate chi vi inganna ed uno studio per Passio Mariae con video di Giacomo Verde che hanno girato in festival teatrali nazionali. Collabora come performer con musicisti, tra i quali il maestro Claudio Valenti, che hanno composto brani inediti sui suoi testi ispirati al Il Basilisco e L’Assenza. Galleria storie e memorie News TEATRO OFF OTTOBRE-DICEMBRE PREVENDITA DAL 5 OTTOBRE ANTEPRIMA NAZIONALE SABINA GUZZANTI IN “COME NE VENIMMO FUORI” GIOVEDÌ 22 OTTOBRE ORE 21 DOMENICA A TEATRO 2015-2016 A NOVEMBRE VOLA CON NOI VERSO NUOVE AVVENTURE! tutte le news//Calendario OTTOBRE: 2015 L M M G V S D « set nov » 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 BULLE & IMPOSSIBILI, cronaca di un miracolo supplementare – estratti video di Donatella Diamanti, regia Letizia Pardi, con KATIA BENI, SONIA GRASSI, ERINA