venerdì 20 gennaio 2017


Una Filumena molto teatrale e un po’ cinematografica su RUMORSCENA renzia.dinca Pontedera (Pisa). La stagione del Teatro della Toscana (programmazione dettata in comune fra Teatro della Pergola di Firenze e Teatro Era di Pontedera), fra le variegate proposte della stagione in corso che spaziano dalla sperimentazione, alle giovani compagnie, ai classici, ha offerto ad un vasto pubblico che ha riempito lo spazio sala Thierry Salmon in una serata gelida un must: Filumena Marturano, una fra le più note e sempreverdi commedie di Eduardo De Filippo. Il cast con Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses protagonisti, entrati giovanissimi entrambi nelle stesse compagnie del Maestro e di Luca De Filippo, non poteva tradire le aspettative. E così è stato. D’Abbraccio è una straordinaria Filumena anche fin troppo compresa nella sua parte, tutto di lei è assorbito dentro la dolenza di un femminile vilipeso, vampirizzato, in lucida ricerca di un riscatto morale e sociale per sé e per i propri figli. Gleijeses a sua volta veste i panni del maschile doppio, superficiale, infido, laido. Un testo, quello di Eduardo, che sfida i tempi riproponendosi con un indirizzo di regia di Liliana Cavani, proprio lei, che nulla cambia alla drammaturgia restituendo il dramma-che commedia non è, per quel che è: un affresco dell’Italia che esce dalla seconda guerra mondiale (il testo è del ‘46, fra le Cantate dei giorni dispari, in pieno neorealismo cinematografico). niente a che vedere dunque coi tempi che viviamo? non proprio. in una italietta in cui il patriarcato continua e persevera nel riproporre i siparietti specie televisivi e urlati da riviste femminili di terz’ordine con i propri clan familistici esposti a tutto spiano anche proprio in senso letterale (tette e sederi e addominali maschili in bella vista e ipocrisie sottovetro), i due archetipi cosiddetti etero maschile/femminile continuano a riprodursi-anche proprio in senso letterale. Forse in questo senso la regia di estrema pulizia formale della Cavani fotografa i due stereotipi italioti niente affatto superati, fra l’altro allargando la supervisione registica come in zoom ai famigli e affini – con un cast di ottima statura nei personaggi cosiddetti minori. La regista cinematografica e sceneggiatrice che ha anche firmato regie liriche, non si era mai cimentata prima in regie teatrali. E qui stava la scommessa, vinta. E’ come se il suo occhio avesse scelto di lavorare sul perfetto nitore dei personaggi creati dal grande Eduardo senza niente togliere od aggiungere alla drammaturgia già di per sé prossima alla espressività tutta interna ai canoni neorealistici. Questa è la traccia lasciata da Cavani in questa sua nuova prova d’autore, il rigore, la cifra a lei cara nei suoi film della ricerca sulle biografie di uomini e donne (da Galilei a Nietzsche, da San Francesco ad Antigone), che o per identità personali d’eccezione come personaggi storici o per significative e rappresentative identità individuali ma capaci di significare una individualità collettiva (vedi Portiere di notte), ha dato moltissimo alla cultura dello spettacolo italiana ed internazionale. Produzione Gitiesse Artisti Riuniti-Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses Regia Liliana Cavani con Nunzia Schiano, Mimmo Mignemi, Ylenia Oliviero, Elisabetta Mirra, Agostino Pannone, Gregorio De Paola, Eduardo Scarpetta, Fabio Pappacena Scene e costumi Raimonda Gaetani Musiche Theo Teardo Visto a Pontedera Teatro Era , l’8 gennaio 2017

domenica 8 gennaio 2017


Stagione SPAM Last but not least renzia.dinca Porcari ( Lucca) . Si è conclusa la Stagione Last but not least di danza teatro e musica ideata dal direttore artistico Roberto Castello per SPAM concentrata in sei date nella seconda parte del mese di dicembre nello storico spazio minimalista Spam nei pressi di Lucca ed in attesa della nuova sede in via di definitiva ristrutturazione: l’ex Cavallerizza dentro “l’arborato cerchio” delle Mura della città, così definita da Gabriele D’Annunzio. La rassegna ha intrecciato spettacoli teatrali come Requiem for Pinocchio- Leviedelfool di e con Simone Perinelli( 20 dicembre), di Dario Marconcini e Giovanna Daddi: Minimacbeth (con testo di Andrea Taddei il 28 dicembre); serate di danza a doppio progetto: Prometeo e il dono della Compagnia Simona Bertozzi/Nexus e Album di Stefano Questorio/ALDES (22 dicembre), Carnet Erotico-studio, di Francesca Zaccaria e Indaco-un colore per un danzatore di Fabio Ciccalé (26 dicembre), per chiudere quasi di San Silvestro sempre con la danza: Quintetto di Marco Chenevier/TIDA-Théàtre Danse ( 30 dicembre). A coda di ciascuna delle sei serate di SPAM a Capannori, interventi live a seguire ogni lavoro in cartellone con invito agli spettatori di unirsi alle danze, in modalità situazionista che tanto contraddistingue la poetica di riferimento artistico di Roberto Castello. I gruppi che hanno movimentato i dopo spettacoli sono stati : Live Dance Club, Organic Groove ed Emma Morton Quartet, in collaborazione con Barga Jazz. Fra i lavori teatrali il 28 era la volta di Minimacbeth, visto in anteprima a Buti nel Teatro Francesco di Bartolo da Marconcini diretto e da considerarsi come testamento artistico della straordinaria coppia in scena e nella vita Giovanna Daddi e Dario Marconcini ( già recensito da chi scrive su Rumorscena, N.d R). Il 20 dicembre c’è stato Requiem for Pinocchio di e con Simone Perinelli. Si tratta di un interessante lavoro di compatto spessore espressivo dove il connubio tra drammaturgia e corpo/voce dell’attore(anche autore del testo nonché regista in collaborazione con Isabella Rotolo), convince. Se Pinocchio diventa grande o meglio: se Pinocchio da burattino senza fili ( bambino- adolescente), entra nella dimensione del giovane adulto attuale, gli tocca confrontarsi non tanto con Fate Turchine in ruolo di vice mamme, Geppetti babbi adottivi e zie e zii bonari in sostanza sostituti paterni-materni, Mangiafuochi cinici e bari e/o Lucignoli anche detti “cattive compagnie”, insomma la fantasmagorica ma mica neanche tanto realtà che tutti ci circonda, ecco che l’ex bambino-burattino che si è fatto grande, deve confrontarsi con le bugie. Dei suoi genitori anzitutto verso di lui e poi del e dal Mondo esterno, insomma la “ cosiddetta società” che si sa è sempre colpa de quela, oltre che rispetto alle bugie anche quelle raccontate a se stesso. Ricorda un po’ quel testo di Edoardo Bennato di un album di canzonette dedicato interamente a Pinocchio e la sua saga che fa così: Ogni favola è un gioco se ti fermi a giocare (…) non la puoi ritrovare ed è vera soltanto a metà(..) è una favola e non è la realtà. E così al giovane-adulto gli tocca confrontarsi con la vile bieca realtà, in specie quella del lavoro che per le nuove generazioni, forse, non c’è oppure c’è ma… Pinocchio , quel Pinocchio burattino di legno però libero da genitori e/o succedanei e/ma senza fili, dovrà affacciarsi al mondo degli adulti, sbrigarsela da solo, scoprire la falsità-la loro genitoriale, per impossessarsi della propria, ché la bugiardaggine tiene e contiene il Mondo. E quindi cosa vede cosa il Pinocchio? Cinecittà e Mac Donalds. Lavoro precario. Ossessione del Tempo. Insomma una scoperta dell’esistenza- ben poco esistenzialista in verità, almeno secondo anche i pur variegati canoni del filosofico francese pensiero della Rive Gauche. Ciò che colpisce è la gran prova psico-fisica attoriale, lui anche autore del suo testo fra l’altro molto bello, dissacrante ed esplosivo generazionale, quello di Simone Perinelli, in un a solo col suo microfono ad asta per ben cinquanta minuti di performance assoluta. La serata invece del 26, dedicata alla danza contemporanea con : Carnet erotico e Indaco, ci ha regalato due visioni di superbe identità del Corpo in gioco: Francesca Zaccaria e Fabio Ciccalé. Francesca Zaccaria ci regala con raffinata intelligenza femminile, una ventina di minuti speciali a SPAM, mentre ha debuttato in anteprima al Teatro della Tosse di Genova. Ci prepara una teca-cornice con la sé dentro pose note verso zone altre-mah, chissà forse Amsterdam zona rossa, scatola di scatole, però dentro un palco vuoto asettico. Una scatola scrigno cornice dove in non azione se non per esangue rappresentazione di un se femminile esegue, da seduta, una gestualità che stringe a livello viscere, parti basse, insomma. Poi dal primo quadro, da questo, ne partono altri. Almeno quattro. Altrettanto intensi. Il tema, se dell’erotismo e femminile si tratta, è di un erotismo assolutamente controllato anzi di più, gestito dal massimo controllo della mente-corpo dell’Artista. Non a caso il corpo femminile è ipergestito ( Zaccaria è oltre che danzatrice, cultrice di pratica yoga e arti marziali). Nell’ultimo quadro, dopo essersi letteralmente messa addosso dei seni quali protesi enormi, la danzatrice-attrice necessariamente cambia pesi e misure del e sul proprio corpo. Ulteriore passaggio utile per poi confrontarsi e misurarsi con la se stessa. Nel quadro ultimo Francesca si presenta in varie pose – e sempre dentro una cornice sullo sfondo, dove si autorappresenta come corpo-Madre nella iconografia del Matriarcato: puppe emormi, lingua estesa, quasi mostruosità del femminile inconscio ed archetipico dentro il tema della Grande Madre Mitteleuropea. In Indaco Fabio Ciccalè, romano, ci propone un discorso e sempre in a solo, dove la corporeità del danzatore si mostra in una chiave autoreferenziale, con una autoanalisi fortemente ironica e in divertissement. Utilizza spazio luci vocalità minimale peraltro, anche tentando una coralità col pubblico. Anche qui il lavoro è su quadri, frammenti. Si tratta di un giovane adulto o di un adulto giovane? Ciccalé è come se giocasse sul suo essere bambino a quattro zampe esplorante il micro territorio dello spazio a disposizione e poi un senior che prende anche in giro oltre se stesso, lo spettatore. Ma è talmente poetico, nella ricerca della sua propria identità di uno stare in scena con improbabili luci neon in avanscena, che davvero buca la quinta parete, coi suoi slip e cravatta per cui se Indaco era quella parolina magica new age fine Millennio, quello scorso, allora davvero anche se non ci saremo, vorremmo esserci! L’artista torinese ideatore del progetto: Roberto Castello ( di stanza a Lucca dal 2012 come progetto SPAM), è noto a livello internazionale come coreografo. In lizza con altro quattro variegati progetti per Premio UBU 2016 - Progetto speciale (in particolare per gli spettacoli In girum e Trattato di Economia –( recensiti su Rumors N.d R). Il progetto SPAM molto probabilmente, ci sta preparando a vivere dentro le Mura della città di Lucca nelle prossime stagioni qualcosa che sa di sorprese fra il Pop teatrale, il free jazz e qualche altra ideazione artistica fra la Toscana e l’Europa. Requiem for Pinocchio- la scoperta dell’Esistenza di Leviedelfool con un estratto di Emporium di Marco Onofrio aiuto regia e consulenza artistica Isabella Rotolo regia Simone Perinelli Visto a Porcari ( Lucca) il 20 dicembre 2016 Carnet erotico Idea, coreografia, interpretazione Francesca Zaccaria Realizzate come brevi racconti per immagini Produzione ALDES Indaco- un colore per un danzatore di e con Fabio Ciccalé Disegno luci Danila Blasi Con il sostegno di San Lò- Roma Visti a Porcari ( Lucca), il 26 dicembre 2016 Con il sostegno di San Lò- Roma