martedì 19 luglio 2016


Miti che rivivono nei “corpi nuovi” di Roberto Latini renzia.dinca RUMORSCENA CASTIGLIONCELLO (Livorno) – L’anfiteatro, cornice storica di tanti spettacoli all’aperto nelle ben diciannove edizioni del festival Inequilibrio, sito nel parco di Castello Pasquini, ha ospitato il progetto in evoluzione Metamorfosi (di forme mutate in corpi nuovi) di Roberto Latini, tratto da Ovidio. Il regista con la sua compagnia Fortebraccio Teatro – complice Armunia diretta da Angela Fumarola e Fabio Masi, attenti alle nouvelles vagues delle produzioni dei giovani gruppi teatrali, ha fissato da qualche anno una residenza artistica a Castiglioncello dove lo stesso progetto ha potuto crescere, rendersi visibile e farsi apprezzare. Già impostosi nella edizione del 2015 in forma di site specific e dopo allestimenti in modalità di maratona al Teatro Vascello a Roma e in altri spazi teatrali, si ripresenta con una struttura narrativa in dittici: Il Sonno-Tiresia, Aracne-Ecuba, Sirene-Sibilla Cumana, Filemone e Bauci-Sisifo Ilaria Drago foto di Lucia Baldini Ilaria Drago foto di Lucia Baldini Nel magmatico corpus letterario da cui Latini ha scelto di attingere il materiale drammaturgico del suo nuovo lavoro- operazione già di per sè coraggiosa al limite dell’impossibile ma di cui il regista stesso afferma di essersene proprio per questo innamorato, egli sfida la complessità dell’adattamento (da lui stesso curato) non solo e non tanto nel difficile trasferimento in forma drammaturgica del testo letterario, ma soprattutto, nel distillare forme convincenti e autonome per lo statuto teatrale; una materia vorticante e allusiva ricchissima di personaggi, storie, metonimie, allegorie, giochi semantici, quale quella creata da Ovidio nel suo capolavoro sui miti. Se di “progetto incompiuto” si tratta, come da esplicito manifesto di regia, la trasposizione a cui abbiamo assistito, quella di Sirene più Sibilla Cumana, appartiene in pieno alla poetica già percorsa nell’edizione dello scorso anno di Inequilibrio, in cui in diversi spazi ed orari erano stati presentati cinque miti in cinque diverse giornate, dei quali il più suggestivo e memorabile è stato probabilmente Orfeo ed Euridice. In questa sorta di immersione in uno stato onirico pre conscio una sorta di immaginario archetipico- se tutta una scuola di antropologia classica italiana, invece non fosse nata a sconfessasse questa lettura, ci ritroviamo alla visione dei quadri sonori e cinetici di Latini, come posseduti da forme suoni colori atmosfere ancestrali e ipermoderne, trasportati dentro universi conosciuti ed insieme misteriosi; insomma dentro un perturbante che avvince e porta altrove, attraversando spaesamenti mentali di non facile trasposizione come racconto di evento attraverso parole e significati. Così in questa che ci piace chiamare suggestione a cui abbiamo asssistito: Sirene, ci troviamo di fronte ad un sipario aperto su un’immagine di sirena ( una Ilaria Drago superba) che usa la voce, anche modificata in effetto loop, grazie al prezioso contributo al lavoro di Gianluca Misiti (musiche e suoni) e di Max Mugnai alla direzione tecnica, con effetti stranianti in una affabulazione fra eros e thanatos che ha come referente il mare, ora amante agognato ora odiato- è questo l’amore che dai? È questo l’amore che sai dare? È un canto ipnotico ricco di contaminazioni verbali erotiche sussurrate ad un microfono da cui spuntano fiori finti forse gigli. Ilaria Drago foto di Lucia Baldini Ilaria Drago foto di Lucia Baldini La scena muta ed appaiono altre ineffabili figure: sono sia maschili che femminili e travestite da clown. Il clown è il trait d’union fra diversi tempi e piani in cui si svolge l’azione scenica mentre il personaggio di sirena si allontana fra rumore di onde e strida di gabbiani e compare la Sibilla morente. Così le forme mutate narrate da Ovidio nelle loro metamorfosi prendono ad anello a loro volta altre forme, quelle dei corpi, delle voci, delle vite di altre narrazioni, di altre storie attuali e antiche insieme poichè le storie dei miti vivono o meglio rivivono a saperle leggere, nelle vite di noi contemporanei. Metamorfosi ( da forme mutate in corpi nuovi) da Ovidio Traduzione di Piero Bernardini Marzolla adattamento e regia Roberto Latini musiche e suoni Gianluca Misiti luci Max Mugnai costumi Marion D’Amburgo con Ilaria Drago, Alessandra Cristiani, Roberto Latini, Savino Paparella produzione Fortebraccio-Teatro Festival Orizzonti Visto all’Anfiteatro del Castello Pasquini, il 2 luglio 2016

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