sabato 23 marzo 2024

LIVIA GIONFRIDA per Franco Scaldati renzia.dinca Prato. Avevo seguito la parabola ascendente della giovane regista e attrice Livia Gionfrida fin dai suoi spettacoli coi detenuti-attori del carcere la Dogaia di Prato ( dove lavora di 15 anni con la sua Compagnia Teatro Metropopolare). Ricordo uno strepitoso allestimento di Otello dove l'energia in scena era palpabile come le sinergie fra gli attori-detenuti e gli attori professionisti. Le ventennali esperienze di visione di spettacoli in carcere (da Punzo a Pedullà) mi avevano segnalato che l'intercettazione con questa artista siciliana trapiantata a Prato, aveva la peculiarità di dissezionare un talento e una sensibilità per il Teatro Civile, il Teatro sociale (o Teatro d'Arte sociale secondo la definizione di Andrea Porcheddu), che avrebbe dato i suoi frutti. Certo, in brevissimo tempo, Gionfrida ha superato se stessa fino a vincere il Premio ANCT (Associazione Nazionale Critici teatrali) e il Premio Radicondoli dedicato al maestro della critica Nico Garrone. E ancora il Premio UBU per l'Inedito Franco Scaldati. Con Si illumina la notte, infatti, in prima nazionale dentro la cornice storica del Teatro Metastasio di Prato la stella di Gionfrida si è accesa di una luce speciale. Quella dell'incontro con Franco Scaldati, siciliano di Palermo come la regista, in una rivisitazione di un lavoro del drammaturgo da sempre vicino ai temi della marginalità: La Tempesta di Shakespeare. Questa riscrittura della regista mette in scena un paesaggio post guerra atomica (quanto è vicino all'attualità di guerre conflitti che avevano fatto dire al Papa Francesco non tanti mesi or sono: qui siamo alla terza guerra mondiale!). Lo studio per la realizzazione di quella Tempesta, risale al 2020. proprio i tempi e non metaforici della peste, dello tsunami insomma del Covid, in cui tutti indistintamente come essere umani, dovevamo inventarci una “ ragione di più per vivere, per volersi bene e... per dimenticare” ( testi Ornella Vanoni, dei nostri genitori-nonni, con Strehler con Giulia Lazzerini- Ariel ). E quindi la rigenerazione è possibile, plausibile. Ce lo dice con gioiosità leggera innocente l'Ariel- forse alter ego di Gionfrida, che cuce le scene del post atomico fra palco e platea, incoraggiando il poeta stanco, forse barbone (chi è ? forse il poeta di Mazara nelle vesti del fisico Majorana del gruppo Fermi romano, non più collaborazionista della Bomba a tirarsi su a collaborare per la rinascita). Perchè rinascono i morti i vivi le piante gli animali anche nel disastro climatico. Ariel c'è. E' nell'aria. Mette in-sieme, seduce, affabula. Come i bambini. E dove c'è: è speranza. Il lavoro è stato accompagnato nel suo svolgersi da Melino Imparato (già braccio destro di Franco Scaldati, attore in scena in un intreccio di visionarietà poetica rispetto ai sopravvissuti.Il linguaggio è un mix di siciliano italiano e napoletano mentre ci sono echi di Eduardo anche nella meta-testualità metafisica e tanto corrosiva fino a ribaltare gli spazi del borghese Teatro di Prato. Immagini davvero belle quelle scenografiche del gioco delle corde sul palco. Un lavoro apparentemente leggero. Quanto può essere profonda certa apparente leggerezza sulle corde dell'altalena di Ariel dove lo Spirito dell'Aria dondolava in regie milanesi per confrontarsi con la Poesie e il Pensiero.per volare sull'Infinito Visto a Prato Teatro Metastasio Teatro Metropopolare PRIMA NAZIONALE
Produzione Teatro Metastasio con sostegno di Armunia il 25 febbraio 2024 Regia Livia Gionfrida Drammaturgia inedita in omaggio a Franco Scaldati con Melino Imparato, Manuela Ventura, Daniele Savarino, Naike Anna Silipo, Rita Abela, Giuseppe Innocente Foto di Augusto Biagini

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