mercoledì 26 agosto 2020


NATURAE . La vita mancata-primo quadro renzia.dinca Volterra . Pensato per festeggiare i Trentanni della Compagnia della Fortezza il progetto triennale doveva concludersi questa estate dentro le mura del Maschio in forma di spettacolo con i detenuti della Compagnia della Fortezza diretta da Armando Punzo. A causa del COVID19 si è formalizzato in due tranche sempre in forma di studio, Naturae-la vita mancata- primo quadro realizzata dentro il cortile del Carcere e La valle dell’innocenza-secondo quadro, site specific in azione teatrale a Saline di Volterra, dentro la struttura del Padiglione Nervi. Un anno speciale il 2020 che inaugura un’idea sognata e finalmente realizzata da Punzo: l’inizio dei lavori per la realizzazione del Teatro Stabile in carcere e insieme funestato, come del resto tutto il comparto del teatro e spettacolo, dal virus planetario che ha bloccato spettacoli e produzioni in corso. L’attività in carcere è comunque stata portata avanti anche se con molte difficoltà dal regista, così che anche in questa affannosa estate un piccolo gruppo di spettatori (25 per regole COVID) hanno varcato il portone della Fortezza medicea. Un clima particolare si avverte fin sulla salita che porta al carcere di solito affollata e vociante: i giornalisti–pochissimi, che si salutano con gli occhi oltre la mascherina d’obbligo con uno sparuto pubblico che si è conquistato l’ingresso attraverso un posto aggiudicato per lotteria. Armando Punzo fa iniziare lo spettacolo in solitaria nello spazio alberato del pre-cortile dove di consueto si svolgono le azioni. Non avere paura. Qui c’è soltanto un uomo- una sorta di prologo di un io narrante fra il poetico l’esistenziale e il filosofico entro un copione dove l’io parla in terza persona. Un monologo –dialogo che attiva in sinergia con gli attori ( in parte detenuti in parte attori professionali), che manterrà per tutto il lavoro. Il passaggio testuale dal io sono solo a lui non è solo è incastonato dentro una metatestualità costruita su suggestioni di innumerevoli quadri creati da azioni plastiche coreografiche fra gli attori e le musiche create e suonate dal vivo da Andrea Salvadori. La scena è costruita su elementi essenziali: fondale in bianco e nero con effetto optical a spirale che richiama il labirinto ( Borges), un solo albero scheletrico rosso scarlatto ( l’albero della tentazione? Albero della Genesi dell’umanità secondo il Libro delle religioni occidentali). Punzo è autore- narratore e cantastorie : evoca con le Parole e commenti le azioni anche talvolta agendole quasi trasfigurandosi lui in libro-corpo sonoro e per immagini. Corre con una mela rossa, sbocconcella- si dirige verso un catafalco che ricorda il Cristo velato. Dal lenzuolo funebre se ne esce, a sorpresa una giovane donna bionda ( Eva?). intanto entrano ed escono dallo spazio scenico figure ieratiche cariche di simbolismi: uomini con scale rosse issate verso l’alto, uomini con caravelle, una geisha, uomini con mantelli costellati di pavoni secondo l’uso orientale, dervishi danzanti con ombrelli e mantelli rossi. Il poema della rinascita-immagina, ripete Punzo. poi altri figuranti: un viaggiatore con la valigia, sacerdoti e soldati-Voglio vedere le linee dell’infinito. Guerrieri puntano verso il pubblico- seduto lungo una sola parete sulla cancellata, dei bastoni di finto bambù rossi come il colore dell’albero, poi due di essi creano una forma di sostegno a croce dove Punzo si sdraia sulla schiena: una sorta di Cristo o di San Sebastiano. Si conclude con il monologo del detenuto ( che fiancheggia Punzo in doppio nel percorso testuale) : non smetto mai di sognare. Sono in un’isola sulla spiaggia. La mia nuova terra. In questo lavoro -studio del regista, si accavallano molteplici segni non sempre chiari anzi forse ridondanti. Sono comunque frutto di un percorso che parte da Shakespeare di Dopo la Tempesta per arrivare a Beatitudo da Borges. Narrano un viaggio –ancora incompleto, anche per forza maggiore dovuta alla emergenza sanitaria, di una fuga dalla realtà nel senso di cercare di vedere oltre, che del resto ha contrassegnato tutta la ricerca e l’utopia del regista. Insomma Punzo è giunto all’indagine sulla nostra Natura umana, anzi sulle nostre Naturae. Il fine è quello di superare l’Homo sapiens per andare incontro all’Homo felix, cioè al di là delle religioni e delle ideologie, alla ricerca hic et nunc, dell’armonia dello stupore e della bellezza. Del Paradiso in terra, quello della Vita mancata. E questo ha molto a che vedere col trentennale percorso artistico di Armando Punzo e della Compagnia della Fortezza. E ha molto a che vedere con l’attuata realizzazione in questo difficile anno 2020 del Teatro in Carcere, a Volterra. NATURAE-La vita mancata Regia e drammaturgia Armando Punzo Musiche originali e sound design Andrea Salvadori Scene Alessandro Marzetti, Armando Punzo Costumi Emanuela Dall’Aglio Corografie Pascale Piscina Con Armando Punzo e………….

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