domenica 3 dicembre 2017


Corriere della Sera / CRONACHE FIRENZE Le studentesse Usa ascoltate 12 ore «Così i carabinieri ci hanno stuprate» L’incidente probatorio conferma la versione delle due ragazze: una di loro sviene in aula La difesa dei militari: «Sono innocenti, nessuna scusa: le giovani erano consenzienti» di Marco Gasperetti Le hanno ascoltate per dodici ore, fino a notte, con una raffica di domande che avevano presentato gli avvocati della difesa. Le due studentesse americane di 21 e 19 anni hanno pianto e una di loro ha anche accusato un lieve malore («La mia assistita è quasi svenuta», ha spiegato l’avvocato Gabriele Zanobini) ma hanno ripetuto tutto ciò che avevano detto agli investigatori. Confermando che la notte del 7 settembre furono violentate da due carabinieri del 112 che avrebbero dovuto proteggerle e accompagnarle “sane a salve” nel loro appartamento nel centro storico di Firenze. Insomma, secondo i legali delle due ragazze, l’incidente probatorio che si è svolto nell’aula bunker di Firenze in modalità protetta, ha “cristallizzato” come prova le dichiarazione delle presunte vittime rafforzando la tesi accusatoria. «Non ci sono state contraddizioni, anche rispetto alle domande ritenute influenti e dunque non sono state invalidate le dichiarazioni iniziali delle studentesse». Memorizzato il cellulare dei carabinieri La difesa dei carabinieri accusati di stupro, l’appuntato Marco Camuffo e il carabiniere scelto Pietro Costa, hanno presentato per ciascuna ragazza oltre 250 domande, alcune delle quali, quelle ininfluenti per le indagini e degradanti per la dignità delle donne, non sono state ammesse. Tra queste anche la domanda se due studentesse quella sera indossassero gli slip. Accettato dal gip Mario Profeta invece il quesito sul motivo perché una delle due studentesse, che hanno confermato di aver bevuto molto alcol la notte del presunto stupro, avesse memorizzato sul suo cellulare il numero di uno dei militari accusati. La giovane ha confermato di averlo salvato nella rubrica ma ha aggiunto di non ricordarne il motivo. La difesa dei militari Secondo l’avvocato Giorgio Carta, legale del carabiniere Pietro Costa, dalla parole delle ragazze sarebbe invece confermata l’innocenza del suo assistito. «I militari sono stati fessi a dare alle studentessa un passaggio in auto ma non le hanno violentate perché loro erano consenzienti, dunque sono innocenti e non devono chiedere scusa».

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