giovedì 14 gennaio 2016


ENIGMA perché niente significa mai una cosa sola By renzia.dinca Seravezza ( Lucca) Pubblicato su RUMORSCENA di Roberto Rinaldi Le trappole tese dal linguaggio insomma la semantica, sembrano fin dal titolo e dall’incipit essere la chiave di lettura di un testo complesso Enigma, apparentemente poco restituibile in forma teatrale eppure è proprio (e anche non solo questo) la forza del nuovo lavoro di Stefano Massini, la penna più prolifica in questi ultimi anni di drammaturgia italiana e internazionale (mentre riflettiamo ancora sul suo recente Lehman Trilogy, l’ultima regia di Luca Ronconi). Sì perché il testo ha la struttura di un racconto-anche diviso in scena da ben 16 siparietti-capitoli, denominati ‘segmenti ‘e proiettati come titoletti dal buio fra una scena e l’altra, dove frammenti di dialoghi fra un uomo e una donna che pretestuosamente si incontrano, con disinvolta astuzia narrativa, ci introducono passo passo nel vivo del dramma anche concentrato in un assioma più volte ripetuto dalla strana coppia ossia che“ la realtà è sguaiata”. Così veniamo a sapere che i due si incontrano-ma solo per apparente casualità, in un appartamento grigio e disordinato, come chi lo abita anche se si ammanta di virtù da ‘loico osservatore’ che gioca sulle parole( Silvano Piccardi) in un dialogo serratissimo con la coprotagonista (Ottavia Piccolo) che lo incalza e scalza sullo stesso piano linguistico di e in una Berlino liberata (siamo tedeschi in Europa!) molti anni dopo la caduta del Muro. Che entrambi, non più giovani, professori- forse, lei sì di Storia, erano cittadini della DDR e che qualche oscuro legame li accomuna. Il legame è un perturbante, il passato che ritorna in solo apparenti altre forme ma sempre carico come da manuale psichiatrico- antropologico, di violenza odio e vendette. E qui i riferimenti anche cinematografici potrebbero sprecarsi fin addirittura a sfiorare capolavori come i film Le vite degli altri e ancor prima Il portiere di notte- al di là delle risoluzioni formali e senza mai happy end- che in Enigma: il finale è aperto. Si tratta dell’instaurarsi sottile di un rapporto vittima-carnefice e viceversa, che nel climax ed anticlimax del plot narrativo si rovescia come nelle più note vicende studiate dalla storia della letteratura e della psicoanalisi che riguardano gli individui, i gruppi e che in questo particolare studio creato dalla penna di Massini, ha come sfondo e si confronta con un nodo cruciale e ancora poco esplorato perché purtroppo ancor precoce della attuale identità della Germania unita, insomma nientepopodimeno che con l’attualità europea (e per associazione come non pensare ai segreti sui fatti occorsi alle donne di Colonia del 31 dicembre scorso?). Insomma sono due le storie personali intrecciate individuali che poi hanno a molto a che vedere con la storia con la Esse maiuscola. La verità celata che si trasforma in agnizione per lo spettatore a suon di palindromi, paradossi e sfide enigmistiche, e poi segreti, memorie,omissioni, taccuini, tracce, rivela la vera identità dell’uomo un ex sbirro al servizio della STASI che viveva di pedinamenti e fascicoli di informazioni sui comuni cittadini della Germania est fra cui anche la professoressa Ingrid che a distanza di decenni non esiterà a restituirgli trattamento analogo. Perchè la storia individuale e collettiva si ripete e come scriveva Montale “non ha niente da insegnarci”. O forse perché, parafrasando Battiato“niente è come sembra| niente è come appare| perché niente è reale. Testo letterario sì Enigma ma coi tempi e il respiro a misura del teatro di parola al servizio di due attori di rango per una recitazione naturalistica resa alla scena asciutta e convincente. Enigma-Niente significa mai una cosa sola ARCA AZZURRA TEATRO e Ottavia Piccolo Drammaturgia Stefano Massini Con Ottavia Piccolo e Silvano Piccardi (anche regista) Prima regionale toscana Visto a Seravezza ( Lucca) Scuderie Granducali, Il 10 gennaio 2016

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