sabato 24 maggio 2014

di Anna Meacci

Ripercorrere tutte le fasi del lavoro su Romanina non è facile perché è una storia lunga 18 anni, più o meno.

Tutto ebbe inizio a Roma.
Nel giugno/luglio del 1996 venni invitata da Vladimir Luxuria a partecipare a dieci serate Mucca Assassina alla stazione ostiense.
Le serate vedevano alternarsi sul palco un paio di comici, numeri di en travesti, Vladimir e poi discoteca.
Situazione non facilissima per chi come me è si una comica ma non una cabarettista.
Lo spettacolo vero, per me, era nei camerini, prima di andare in scena.
Io non avevo bisogno di molto tempo per prepararmi, ma arrivavo sempre molto presto, per godermi la preparazione delle drag Queen, la cui "metamorfosi" metteva in crisi ogni giorno di più la mia femminilità!
Durante le dieci serate passai da semplice osservatrice a divertita  protagonista di quello strano gioco di ruoli tanto da sentirmi una di loro. (Vladimir da allora mi chiama "la vera trans".)
Uno degli ultimi giorni, Vladimir  mi fece conoscere Mery, di Mery per sempre, e con lei conobbi per la prima volta la storia di una transessuale.
La vita vera prese il posto del gioco.
Ne rimasi profondamente colpita.
Tornata a Firenze raccontai i miei dieci giorni romani a Luca Scarlini con il quale stavamo facendo uno studio (poi mai realizzato) sul Bon Ton. Gli parlai di Mary, e del mio desiderio di raccontare la sua storia. Senza batter ciglio mi consegnò un libro "Io la Romanina perché sono diventata donna" dicendomi : "Se vuoi raccontare la storia di una transessuale, non puoi non leggere questo libro" Lo lessi in due giorni, poi telefonai a Luca e gli dissi " Voglio fare la Romanina!".
E da quel giorno non ho fatto altro che raccontare a tutti questo mio desiderio. Gli amici piano piano hanno sposato questo progetto e si sono incuriositi ed appassionati con me. Chi invece non riuscivo ad appassionare e convincere, era la mia agenzia di allora. Non ci credevano. Non credevano nella storia, nell'importanza di doverla raccontare e nella mia capacità di interpretare un personaggio così "complesso"!
Fatemi recitare Ofelia e vedete che bel risultato ottengo!

In quel tempo due persone sono entrate a far parte della mia vita: Luigi e Pier Paolo. Loro hanno avuto un ruolo importante nella nascita del personaggio teatrale della Romanina.
Luigi oggi vive a N.Y. e si chiama Virna e purtroppo ci sentiamo raramente.
Pier Paolo vive ancora a Firenze e ci sentiamo tutti i giorni.
Grazie a loro ho conosciuto e frequentato per un po' di tempo Tina. Transessuale operata e sposata.

Quanto più conoscevo a fondo il mondo della transessualità, tanto più aumentava il mio desiderio di scrivere lo spettacolo su Romina.

Nel frattempo il mio rapporto lavorativo con l' agenzia di cui sopra si era chiuso. Avevo scritto altri spettacoli. Fatto i Monologhi della vagina con Katia Beni e Dodi Conti e Uno Due Tre Chiacchiere sempre con Katia e Dodi, senza mai perdere la speranza che prima o poi qualcuno avrebbe rischiato sul mio progetto.
Rischiato.
Mi sentivo rispondere sempre così.
"E' un progetto troppo rischioso!"
Sono anche arrivata a dubitare delle mie capacità di autrice e di attrice.
Ho insistito per nove lunghi anni fino a quando non ne ho parlato con Massimo Paganelli e Fabio Masi di Armunia Festival costa degli Etruschi di Castiglioncello.
Conoscevo Massimo e Fabio da qualche anno grazie a Francesco Niccolini, (con il quale ho scritto tre dei miei monologhi), e una sera d'estate, dopo uno dei tanti spettacoli del Festival, davanti ad un bicchiere di vino, raccontando la storia di Romina e il mio desiderio di mettere in scena la sua vita, raccontandola in prima persona Massimo mi ha sorriso e mi ha detto:" Per me è un progetto impossibile ma proprio perché impossibile lo produco!"
Pausa teatrale.
Poi ho guardato Fabio e gli ho chiesto:
" Ma dice sul serio? "
" Se l'ha detto! "
L'aveva detto.
Da quel momento tutto si è svolto velocemente.
Massimo ha proposto la regia dello spettacolo a giovanni Guerrieri dei Sacchi di Sabbia, il teatro della Limonaia di Sesto, nelle persone di Barbara Nativi ( mia insegnante di teatro) e Dimitri Milopulos suo compagno nella vita e nel lavoro, misero a disposizione  il loro teatro per le prove e per il debutto, Luca Scarlini accettò la collaborazione nella stesura del testo e Romina Cecconi mi concesse i diritti della sua storia.
L'unico problema era che dopo sette anni di attesa, adesso scrittura, prove e debutto dovevano avvenire nel giro di pochissimi mesi incastrando altri lavori e tournée massacranti.
E poi chi lo avrebbe distribuito?
Con un "pacchetto completo" la mia vecchia agenzia accettò di distribuire lo spettacolo.
I tempi erano stretti quindi decidemmo di dividere il lavoro in due fasi: un primo studio prima dell'estate, e il debutto all'apertura della stagione teatrale della Limonaia.
Durante la prima fase del lavoro Luca Scarlini, Giovanni Guerrieri ed io ci ritiravamo in "eremitaggio" al Castello Pasquini di Castiglioncello e parlavamo parlavamo parlavamo. Ogni giorno Giovanni proponeva di far slittare il debutto ed io rispondevo che forse avremmo dovuto teorizzare meno e iniziare a mettere sul palco le rispettive idee. Dopo sette anni non avevo nessuna intenzione di far slittare il debutto.
Dopo un paio di mesi di chiacchiere, scontri e prime stesure del copione, partii per la tournée del Borghese e gentiluomo, con Panariello e la regia di ......
Scrivevo giorno e notte. Unica pausa lo spettacolo la sera con Giorgio.
In quel periodo accettai anche un paio di lavori "discutibili" ma che mi permisero di pagare costumi e tecnici.
L'ultima replica del Borghese era a Genova. Domenica pomeriggio. Finita la replica partii subito per Firenze durante una terribile bufera di neve. Arrivai a casa a notte fonda distrutta ma con il copione dello spettacolo terminato.
La mattina dopo subito in teatro per gli ultimi tre giorni di prove e poi debutto dello studio.
Arrivai alla presentazione dello studio con il fiato corto e ancora troppo Anna e poco Romina, ma con un testo forte e una messa in scena convincente.
Lo spettacolo si poteva fare!
Bisognava "solo" lavorare sulla mia "transessualità"!
Virna e Pier Paolo da questo momento fino al debutto diventarono i miei personal training.
Nel giugno del 2005 Barbara Nativi mia maestra di teatro prima e amica carissima poi, ci lasciò dopo una lunga malattia.
Barbara aveva scommesso molto su questo spettacolo. Già malata aveva visto lo studio e si era innamorata anche lei della storia di Romina. Senza dubbio alcuno aveva confermato il debutto a novembre nel suo piccolo grande teatro a Sesto: novembre 2005.
Per la prima volta dopo tanti anni avrei debuttato senza di lei.

A Pier Paolo venne l'idea di allestire una mostra sulla vita di Romina Cecconi.
Non avevamo economie per affrontare l'allestimento. L'idea piacque a Dimitri Milopulos e decise di accollarsi come Teatro della Limonaia, tutte le spese per la realizzazione della mostra. E' stato un grande regalo.
Pier Paolo ha raccolto tutto il materiale fotografiuco, i documenti e gli articoli di giornale che parlavano del più " famoso travestito di Firenze".
Tra una foto e l'altra a confezionato abito e pelliccia e assieme a Virna ha studiato il giusto look per il mio personaggio.
Abito attillato luccicante che metteva in mostra il mio corpo. Corpo che fin da adolescente ho sempre nascosto sotto ampi maglioni. Ora il mio corpo avrebbe dovuto "raccontare" assieme al testo. Credevo sarebbe stata la sfida più grande, ed invece si è dimostrato il gioco più divertente.

La conferenza stampa venne fatta al teatro del Sale di Fabio Picchi e Maria Cassi.
Non ricordo quasi nulla della sera del debutto, ma non dimenticherò mai quella mattinata. L'arrivo di Romina  elegantissima e con un fascio di rose rosse in braccio, regalategli dal mio ufficio stampa Tommaso Rosa, tutte le testate giornalistiche toscane e non solo. Quelle testante che tanto l'avevano perseguitata e giudicata.
Non ricordo più quanti fotografi.
Romina era tornata a Firenze da diva. 
Tornata perché ormai cittadina Bolognese dal 1984 (?) dopo la bruttissima esperienza di una aggressione avvenuta nella sua casa.

Durante le tre settimane di repliche, ho visto di fronte a me persone di ogni età e stato sociale. Gay, lesbiche, transessuali, eterosessuali, un'umanità eterogenea che rideva e si commuoveva assieme a Romina e a me.

Dopo quelle tre settimane è iniziata la tournée che mi ha vista in giro per l'Italia. Non c'è stato paese o città che non abbia accolto favorevolmente questo spettacolo. Il pubblico lo ha amato e ha amato la Romanina. 
Il pubblico ma molto spesso non le istituzioni o addirittura i teatri che il giorno prima che arrivassi in teatro mi chiedevano di cambiare spettacolo perché c'erano troppe pressioni politiche. Ci sono state anche una serie di interpellanze comunali dopo il mio spettacolo perché " non si può pagare uno spettacolo che tratta argomenti discutibili con i soldi pubblici".
Quello che più mi è dispiaciuto è stata la quasi totale mancanza di sostegno da parte di associazioni di genere. Non tutte certo, ma molte si.
( A parte azione Gay e Lesbica di Firenze )
Addirittura il MIT di Bologna, prima del debutto, non vedeva di buon occhio questo mio progetto. Non trovavano giusto che una donna raccontasse la storia di una transessuale. Avevano paura che potessi mancare di rispetto al vissuto di Romina. Avevano paura che potessi essere giudicante. Dopo il debutto i dubbi sono spariti ed anzi hanno amato anche loro questo spettacolo.

Ci sono festival e teatri che fanno programmazioni sulle tematiche di genere ma sono stata ospitata solo dal Gay Pride di Torino.

Ad un certo punto ho deciso che era arrivato il momento di scrivere altre storie e di mettere in un cassetto questo sogno che ero riuscita a realizzare ma che troppi intoppi aveva incontrato. Ma ogni volta che mi chiedono di tornare in teatro con la Romanina anche se per una sola replica io accetto.
Questo spettacolo è stato amato da molte persone. Dagli organizzatori a tutto il pubblico che lo ha potuto vedere, dagli amici ai tecnici, dagli addetti ai lavori ai miei colleghi.
Tutti coloro che ho nominato lo hanno amato e sostenuto ed è grazie ad ognuno di loro se sono riuscita a realizzarlo.


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