giovedì 27 febbraio 2014


di nuovo gli specchi, anzi no il doppio specchio la doppia immagine che si auto-riflette ma se io a te specchio,ombra che illumina avevi ragione tu, un sbaffo di luce ci interseca

mercoledì 26 febbraio 2014


da qualche giorno è ricomparso il Moscone. giornate radiose di maggio. la tua siepe di gelsomino. la parete storta. le mani. e fra noi quel mefitico noise per i tuoi occhi, papi e non a caso, proprio oggi

martedì 25 febbraio 2014


oggi Giuliano Scabia, mio maestro, alla Libreria Einaudi via Guelfa a Firenze, in una serata dedicata agli amici scultori, leggerà dei passi dal mio Bambina con draghi

venerdì 21 febbraio 2014


Alberto Caramella, avvocato insigne, poeta e mecenate della poesia, mi scrisse: liberati dalla Sindrome di Stoccolma. goditi la vita quanto risuonano le sue parole. e quanto aveva capito. come i veri gentiluomini avevano saputo e sanno.

giardino assolato zeppo di storni dai becchi gialli grassi come quaglie tempo di " rima venatoria"- la mia (conio di Luigi Blasucci, 4 febbraio SMS)

martedì 18 febbraio 2014


e si incontrarono fuori. stavolta. davanti all'edicola. scoppiava la guerra in Vietnam e poi nulla, fu più uguale. i bambini, di lei, di lui e poi lei, cadde nella sua rete. poi dalle scale ma io non sono Anne

cosa starà sognando Theo mentre muove le vibrisse, la punta dell'orecchio e la mandibola sdraiato sulla mia tuta sulla chaise longue? Te? -il tuo Moruzzi ( geniale): quanti ne ha torturati?

lunedì 17 febbraio 2014


(...) sto cercando di dirle|non dirle che ho sentito forte l'impatto delle sue parole che paiono carne viva e non si possono in nessun modo leggere come le tante escogitazioni ( e sofisticazioni) di discorso poetico che si incontrano ai " premi di poesia". Che si tratti di outing di un'esperienza vissuta o una drammaturgia di un'esperienza possibile, poco importa, conta la parola e il timbro della voce che parla, il suo coraggio, la sua combattività disarmata, la sua esasperazione incapace in ogni caso di durezza. (...) Spero che lei abbia capito almeno che da tempo non mi accadeva di fare una lettura che mi coinvolgesse così profondamente (...) prof Gianfranco Fasano

sabato 15 febbraio 2014


ascolto il tuo riff. non è cambiato niente.se non la consapevolezza profonda che così è come doveva essere. e che i tuoi occhi incendiati di nero m'inondano della tua luce di dentro

venerdì 14 febbraio 2014

due gli specchi-raggi rifratti ti sei ripreso quello spezzato ne hai creato un altro, a finestra accanto alla tua porta la mia-tua rivolta

IN PRINCIPIO, FU IL VERBO QUANTA SAPIENZA IN QUESTA VERITA' CHE è NON SCIENTIFICA, NEUROSCIENTIFICA E DELLA FISICA PIU' AGGIORNATA ( VEDI VIRGO)

mercoledì 12 febbraio 2014


il miracolo della tua voce le oscillazioni del desiderio fra fughe e remissioni di là un carillon a segnare i tempi della vita a quelli del sogno eppure è di qua che noi siamo, viviamo

martedì 11 febbraio 2014


il mio lavoro, che ha ispirato Ugo Riccarelli in suo romanzo nato col Gioco del sintomo, aveva questa copertina- bambino che ascolta il mare, nella conchiglia grazie Ugo

è come andare in bicicletta senza mani alla ricerca di buche più fonde ( da L'altro sguardo - Renzia D'Incà, Baroni, 1998) esperienza dei bambini che siamo stati, l'ebbrezza della corsa, dell'esplorazione del paesaggio, dell'avventura, delle sudate, delle ginocchia indolenzite, dopo. il lasciare le mani dal manubrio, che vuol dire provare il rischio di sbandare, per ritrovare poi sempre la strada. ma il brivido del cadere, dello stupore che ci coglie, da adulti- bambini ritrovati è della stessa natura del primo innamoramento, quello per cui siamo venuti al mondo. e che si ripete negli occhi- stupiti, del riconoscimento di chi si stava cercando, e si è trovato tutto questo servirà dopo-dicesti dopo. che tutto questo sarà finito ma forse tutto era già cominciato. ed è: ho incontrato il tuo occhio sulla soglia e sono morta morta di paura morta di voglia

ti vidi, quel giorno di giugno e quando anche tu mi riconoscesti insieme trattenemmo il respiro la bici ti portava lungo il mio argine quando io da infiniti giorni percorrevo quello del tuo Serchio oggi i due fiumi sono in piena mentre la primavera sboccia ancora nella baia, traboccante è il tuo giallo narciso

fra il mio Arno ed il tuo Serchio, in attesa del tempo nuovo dove far crescere i frutti delle nostre parole sacre dentro il tempio delle verità ritrovate solo nostre solo nostre

lunedì 10 febbraio 2014


ieri mi sei sembrato un pulcino intirizzito. ombre correvano sulla tua fronte perchè vuoi così comprendere a fondo il mio rapporto con gli adolescenti? centri tu o anche...tuo figlio?

domenica 9 febbraio 2014

LA RIABILITAZIONE E TEATRO di PAOLO MARINARI Relazione al Convegno USL del 17 gennaio 2014 con Renzia D'Incà chair, Alessandro Garzella e gli psichiatri Mauro Mauri, Corrado Rossi e Dario Capone di PAOLO MARINARI- Psichiatra La riabilitazione in psichiatria Difficoltà a dare una chiara e definita attribuzione di significato al termine ‘riabilitazione’ Il significato di riabilitazione psichiatrica risulta notevolmente diverso a seconda del modello teorico a cui si fa riferimento Modello psicosociale Si rifà a concetti dati dall’OMS ai termini ‘malattia’, ‘menomazione’, ‘disabilità’  Curare = agire sulla malattia, limitare la menomazione ed impedire che la cura diventi essa stessa causa di disabilità, con interventi sia sulla persona che sull’ambiente, quale luogo in cui si sostanzia un processo di desocializzazione cronica Modello relazionale-sistemico La malattia è una condizione determinata da una circolarità patologica di relazioni all’interno di un sistema disfunzionale, che porta alla progressiva attribuzione reciproca di funzioni rigide fino alla definizione di una patologia individuale, quale espressione evidente e clamorosa di tale processo.  curare = controllare i sintomi, ma anche le reazioni e soprattutto le relazioni con gli altri  riabilitare = significa ugualmente agire sulle relazioni, ricercando le giuste distanze emotive e ponendosi in una posizione intermediaria tra il paziente e il suo sistema di appartenenza. Tra cura e riabilitazione non esiste più una netta distinzione di tempi e di luoghi, mantenendosi tuttavia una differenzizione per quanto concerne gli strumenti ed i livelli di intervento. Modello ad orientamento psicodinamico  curare = intervenire sul mondo interno del paziente. Ad ogni modificazione dell’interno può corrispondere un cambiamento del comportamento e dei rapporti di realtà.  riabilitare = intervenire sul mondo esterno del paziente. Allo stesso modo ogni programma attuato sul mondo esterno potrà comportare modificazioni del mondo interno del paziente. L’adottare strumenti diversificati per la cura e la riabilitazione rappresenta solo una forma di determinazione culturale, poiché in entrambi i casi il fine è il cambiamento della struttura della relazione tra individuo e ambiente, cioè della relazionabilità. L’adottare strumenti diversificati per la cura e la riabilitazione rappresenta solo una forma di determinazione culturale, poiché in entrambi i casi il fine è il cambiamento della struttura della relazione tra individuo e ambiente, cioè della relazionabilità.  Definizioni di riabilitazione psichiatrica  La Riabilitazione è un trattamento psicosociale complesso che riguarda il sistema integrato di assistenza (care) e di trattamento (treatment) di un individuo malato che, nel caso sia affetto da schizofrenia, consiste appunto nell’aiutare la persona, i suoi familiari e la comunità a convivere con la disabilità prodotta dalla psicosi (Wing, 1978)  La Riabilitazione è l’insieme di interventi diretti ed indiretti attraverso i quali vengono forniti ad un paziente psichiatrico gli strumenti per interagire con la realtà circostante, così da diminuire la differenza di potere contrattuale, materiale ed affettivo esistente tra il paziente stesso e la realtà circostante (Saraceno, 1984)  La Riabilitazione è il processo per identificare e prevenire o ridurre le cause della disabilitazione (disablement) e nello stesso tempo per aiutare l’individuo a sviluppare le proprie doti e capacità, così da acquisire fiducia e stima di sé attraverso i successi conseguiti nei ruoli sociali (Wing e Morris, 1981)  La Riabilitazione è il recupero del funzionamento nei ruoli sociali e strumentali al più alto grado possibile, attraverso procedure di apprendimento e supporti ambientali. Consiste quindi nel favorire l’acquisizione di competenze sociali mai possedute (abilitazione), ma anche di ridurre le disabilità sviluppate in seguito al disordine psichico ed al fallimento del trattamento (Anthony e Liberman, 1896)  La Riabilitazione è il processo per identificare e prevenire o ridurre le cause della disabilitazione (disablement) e nello stesso tempo per aiutare l’individuo a sviluppare le proprie doti e capacità, così da acquisire fiducia e stima di sé attraverso i successi conseguiti nei ruoli sociali (Wing e Morris, 1981)  La Riabilitazione è il recupero del funzionamento nei ruoli sociali e strumentali al più alto grado possibile, attraverso procedure di apprendimento e supporti ambientali. Consiste quindi nel favorire l’acquisizione di competenze sociali mai possedute (abilitazione), ma anche di ridurre le disabilità sviluppate in seguito al disordine psichico ed al fallimento del trattamento (Anthony e Liberman, 1896) Distinzione proposta dall’OMS tra:  MALATTIA: si riferisce a condizioni fisiche o mentali che sono percepite dall’individuo e dall’ambiente di appartenenza come deviazioni dallo stato di salute normale e che possono essere descritte in termini di sintomi e di segni  MENOMAZIONE (o deficit funzionale): disturbo o interferenza nella struttura e nel funzionamento normale del corpo, comprendendo il sistema delle funzioni mentali  DISABILITA’: disturbi dell’espletamento di quei ruoli sociali che ci si aspetterebbe venissero svolti da un individuo nel suo ambiente abituale, quando insorgono in associazione con un disturbo mentale diagnosticabile. A partire da questa definizione di disabilità è possibile identificare concretamente una serie di aree disfunzionali rispetto alle quali può essere attivato un intervento riabilitativo.  malattia: definizione sistemica  malattia: secondo un modello psicodinamico, che presuppone la indeterminatezza evolutiva della storia del paziente e la reversibilità degli stati affettivi dell’individuo. La malattia rappresenta un’esperienza episodica, al cui determinarsi concorrono eventi vitali esterni, risonanza emotiva e vulnerabilità individuale A partire da questa definizione di disabilità è possibile identificare concretamente una serie di aree disfunzionali rispetto alle quali può essere attivato un intervento riabilitativo.  malattia: definizione sistemica  malattia: secondo un modello psicodinamico, che presuppone la indeterminatezza evolutiva della storia del paziente e la reversibilità degli stati affettivi dell’individuo.  La malattia rappresenta un’esperienza episodica, al cui determinarsi concorrono eventi vitali esterni, risonanza emotiva e vulnerabilità inLungoassistiti (pazienti in cura per almeno un anno senza interruzioni superiori a 90 giorni)  Pazienti della ‘porta girevole’ (ricoveri multipli di breve durata in SPDC o in O.G.)  Lungodegenti del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (S.P.DC.) (pazienti ricoverati continuamente per 365 giorni o più) I pazienti della riabilitazione  Tali pazienti hanno le seguenti caratteristiche:  mostrano deficits di funzionamento psichico e sociale  hanno uno stile di vita caratterizzato da forte dipendenza e necessitano di un costante sostegno La NC è composta da :  Lungoassistiti (pazienti in cura per almeno un anno senza interruzioni superiori a 90 giorni)  Pazienti della ‘porta girevole’ (ricoveri multipli di breve durata in SPDC o in O.G.)  Lungodegenti del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (S.P.DC.) (pazienti ricoverati continuamente per 365 giorni o più)  Tali pazienti hanno le seguenti caratteristiche:  mostrano deficits di funzionamento psichico e sociale  hanno uno stile di vita caratterizzato da forte dipendenza e necessitano di un costante sostegno  Lungoassistiti (pazienti in cura per almeno un anno senza interruzioni superiori a 90 giorni)  Pazienti della ‘porta girevole’ (ricoveri multipli di breve durata in SPDC o in O.G.)  Lungodegenti del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (S.P.DC.) (pazienti ricoverati continuamente per 365 giorni o più)  Tali pazienti hanno le seguenti caratteristiche:  mostrano deficits di funzionamento psichico e sociale  hanno uno stile di vita caratterizzato da forte dipendenza e necessitano di un costante sostegno  Le funzioni dell’operatore della riabilitazione   La riabilitazione utilizza come campo di azione e come strumenti di intervento la vita quotidiana, le relazioni, il rapporto tra mondo interno del paziente ed ambiente, strutturandosi come funzione intermediaria (intermediaria non solo come collocazione, cioè intermedia tra il paziente e il mondo circostante, l’operatore e il processo riabilitativo).  L’operatore è infatti una componente del mondo esterno che si muove attivamente per andare a costituire un tramite tra il paziente e le altre persone. Questo è possibile solo attraverso il costituirsi e il progredire di una RELAZIONE.  La conoscenza del paziente, delle sue reazioni emotive di fronte a situazioni specifiche e la conoscenza della costellazione di abilità e disabilità che lo caratterizza, consente di stabilire un rapporto che oscilla tra diverse modalità e progredisce nel tempo. La funzione intermediaria è la risultante di varie componenti  LA FUNZIONE INTERMEDIARIA consiste nel rendere accessibile al paziente il rapporto con la realtà esterna, attraverso modalità diverse di relazione (accudimento, supporto, stimolo), che l’operatore cerca di strutturare sulla base della comprensione dei livelli di relazionabilità progressivamente conseguiti.  LA FUNZIONE INTERMEDIARIA consiste nel rendere accessibile al paziente il rapporto con la realtà esterna, attraverso modalità diverse di relazione (accudimento, supporto, stimolo), che l’operatore cerca di strutturare sulla base della comprensione dei livelli di relazionabilità progressivamente conseguiti.  La funzione di ‘tenere in mente’, intesa come il mantenimento di una relazione terapeutica vera e propria, in modo da poter elaborare le emozioni che si attivano lungo tutto i percorso riabilitativo, così da integrare le esperienze e le varie relazioni che il paziente tende ad intrattenere in maniera scissa e confusa Spirale di Spivak  ESPERIENZE RIPETUTE DI FALLIMENTO-FRUSTRAZIONE-DISAPPUNTO  ------ rifiuto da parte degli altri  -- reazioni di rabbia e senso di colpa sempre maggiori  ------------ ricerca di soluzioni deresponsabilizzanti  (DIAGNOSI PSICHIATRICA)  Il pz. fissa l’idea di non potere più cambiare  ---- RINUNCIA congiunta da parte del paziente, dei familiari  e degli operatori  --- STABILIZZAZIONE --- CRONICIZZAZIONE Punto focale della Riabilitazione---- DISABILITA’  Soprattutto la qualità emozionale della disabilità  Per comprendere la qualità della d. (e non solo la quantità) è necessario entrare in relazione empatica (terapeutica) con il paziente  La pratica clinica ci mostra che spesso chi ha un livello di disabilità, tale da beneficiare di un intervento riabilitativo non sempre coincide con chi viene inviato né con chi usufruisce del Servizio - tolleranza individuale al disagio - risonanza emotiva dell’ambiente - imprinting di esperienze precedenti Il pz. psicotico manifesta DISTORSIONI delle abilità, soprattutto nel campo delle relazioni Modalità riabilitative in ordine cronologico:  fare insieme – fare accanto  supporto e permissività (conferma omeostatica)  non conferma delle aspettative devianti  impegno selettivo delle ricompense dialogo continuo, dinamico con la famiglia (difficoltà ad esportare abilità raggiunte a domicilio Modello interpretativo della schizofrenia  FASE ACUTA = vulnerabilità premorbosa (genetica, familiare)+ life events---superamento soglia a.ps.  FASE POST-ACUTA = 25% remissione con guarigione; 50% stato residuale con disabilità media o lieve;  25% cronicizzazione grave  L’EVOLUZIONE del d. psicotico dipende da vari fatt.: - Trattamento erogato dal Servizio: eccessiva dipendenza od espulsività (collusione con la famiglia) - Servizio ‘cronificante’: ponendo l’accento sul fatto che è il Servizio e non la patologia a portare ad un’evoluzione cronica  tipologia della famiglia ( misera, chiusa, vischiosa, simbiotica, disimpegnata, delegante, violenta)  la sottostimolazione sociale  l’emarginazione  la carenza di comportamenti socialmente competenti da parte del pz. (il pz. è chiuso, con prevalenti s. negativi e non si lascia riabilitare) RELAZIONE familiari- ambiente - Servizio giocano nell’avviare e mantenere la CRONICITA  tipologia della famiglia ( misera, chiusa, vischiosa, simbiotica, disimpegnata, delegante, violenta)  la sottostimolazione sociale  l’emarginazione  la carenza di comportamenti socialmente competenti da parte del pz. (il pz. è chiuso, con prevalenti s. negativi e non si lascia riabilitare) RELAZIONE familiari- ambiente - Servizio giocano nell’avviare e mantenere la CRONICITA Aree principali per la rilevazione di disabilità  Cura di sé e benessere personale  (aspetto personale, cura fisica, isolamento)  Comportamento  (difficoltà legate ai sintomi, lentezza, iperattività, disforia, bizzarrie, disturbi specifici di comunicazione, dipendenza eccessiva, reattività abnorme allo stress)  Autonomia e relazioni  (ridotta autonomia di movimento, difficoltà nelle relazioni familiari, nelle relazioni affettive e sessuali, nelle relazioni sociali, solitudine)  Ruoli sociali  (difficoltà nella gestione domestica, nell’uso del denaro, nel’assicurarsi o nel mantenere la sussistenza, l’indipendenza economica, il lavoro)  Condizioni materiali di esistenza  Sostegno materiale e sociale  (problemi inerenti la quantità e la qualità delle transazioni all’interno della rete sociale di supporto)  Ruoli sociali  (difficoltà nella gestione domestica, nell’uso del denaro, nel’assicurarsi o nel mantenere la sussistenza, l’indipendenza economica, il lavoro)  Condizioni materiali di esistenza  Sostegno materiale e sociale  (problemi inerenti la quantità e la qualità delle transazioni all’interno della rete sociale di supporto)  Ruoli sociali  (difficoltà nella gestione domestica, nell’uso del denaro, nel’assicurarsi o nel mantenere la sussistenza, l’indipendenza economica, il lavoro)  Condizioni materiali di esistenza  Sostegno materiale e sociale  (problemi inerenti la quantità e la qualità delle transazioni all’interno della rete sociale di supporto)  Rappresenta un ‘io ausiliario’ collettivo, di supporto alle difficoltà dei singoli, rendendo possibile la messa in comune di parti sane e riaprendo la strada alla capacità di investire di significato il proseguimento degli obiettivi del lavoro riabilitativo  Favorisce la crescita della solidarietà come meccanismo di interscambio  Promuove il senso di appartenenza come fattore di rinforzo dell’identità personale di ciascun componente  Rende possibili l’accettazione e il contenimento dei vissuti e dei comportamenti produttivi e regressivi del paziente  Cambia il senso delle aspettative che ciascuno ha verso sé stesso e verso l’altro  Favorisce la presa di coscienza delle difficoltà individuali, portando progressivamente alla maturazione di una consapevolezza collettiva dei problemi  Permette di allargare i rapporti verso l’ambiente esterno  Permette di allargare la trama di relazioni tendenzialmente invarianti (la cd ‘nicchia ecologica’) e soprattutto di ampliare la qualità delle esperienze  Il paziente attraverso la mediazione del gruppo può provare a rischiare il coinvolgimento in esperienze nuove ed a reinvestire su quelle modalità abituali del vivere quotidiano da cui si era allontanato, innescando un possibile processo di cambiamento. Si tratta di una struttura semiresidenziale per il trattamento e la riabilitazione di persone con disturbi mentali, con la finalità di RECUPERO di ABILITA’ RELAZIONALI e SOCIALI attraverso strumenti riabilitativi (quali laboratori, attività sportive artistiche, ricreative,-tra cui l’esperienza teatrale-, problem solving) con la finalità di avviare percorsi di maggiore AUTONOMIA ed INTEGRAZIONE SOCIOAMBIENTALE (inclusi gli inserimenti socio-lavorativi) e con lo scopo più generale di migliorare la qualità della vita, contenere i bisogni assistenziali e ridurre il carico familiare Il sistema organizzato per la Riabilitazione consiste di diversi moduli integrati:  Un 1° modulo riguarda l’assistenza basata sulla RESIDENZIALITA’ con una tipologia molto ampia di struttura, a seconda dei bisogni dell’utente: - residenza assistita - residenza protetta - gruppo-appartamento - casa famiglia - sistemazione in pensione - sistemazione in famiglia diversa dalla propria (I.E.S.A.) - sistemazione in residenza sociale Il sistema organizzato per la Riabilitazione consiste di diversi moduli integrati:  Un 1° modulo riguarda l’assistenza basata sulla RESIDENZIALITA’ con una tipologia molto ampia di struttura, a seconda dei bisogni dell’utente: - residenza assistita - residenza protetta - gruppo-appartamento - casa famiglia - sistemazione in pensione - sistemazione in famiglia diversa dalla propria (I.E.S.A.) - sistemazione in residenza sociale E’ uno spazio comunitario su piccola scala inserito al massimo grado nella vita sociale e capace di servire da intermediario in tutte le situazioni di rottura con questa, sia che derivino dalla permanenza in una istituzione, sia da uno sradicamento originario, da una invalidazione sociale o psichiatrica o da una situazione di miseria o solitudine (Reverzy). Le S.I. possono essere differenziate in vari modi:  In relazione alle caratteristiche temporali dell’accoglimento (breve/lunga durata)  In relazione alle caratteristiche temporali del disturbo (criticità/cronicità)  In relazione alle funzioni che la struttura stabilisce di voler svolgere (contenimento, appoggio, ristrutturazione, interazione con l’ambiente, conferma).  Valorizzazione del concetto di ospitalità (maggiore capacità rispetto all’ambiente ospedaliero di garantire, anche per un lungo periodo, protezione e supporto)  Funzioni connesse con l’abitare vero e proprio  Luogo privilegiato per lo sviluppo di programmi intensivi e diversificati a valenza riabilitativa  Conservazione o ripresa con il luogo di appartenenza  Stretta relazione con il contesto sociale Il buon esito di un programma riabilitativo dipende primariamente dalle aspettative positive da parte dei familiari (Ciompi), poi da parte del paziente ed infine dell’operatore  FAMIGLIA COME FONTE DI INFORMAZIONE: serve per conoscere la cultura e la visione del mondo del paziente  FAMIGLIA CONTESTO DI VITA DEL PAZIENTE: è importante sapere ciò il paziente fa e ciò che succede a casa  FAMIGLIA COME COTERAPEUTA nella STRUTTURAZIONE DEL PROGETTO RIABILITATIVO: - al momento dell’ingaggio del paziente - nel momento della verifica e del proseguimento del progetto Occorre un’alleanza sugli intenti del lavoro riabilitativo sulla disabilità del pz, partendo da dove si sente competente e poi dove rispetto alla designazione di malato si sente messo in causa CARICO FAMILIARE: è l’impatto che la vita quotidiana con un pz. produce sul tipo di esistenza della famiglia e sulla salute stessa dei componenti Leff e Vaughn: ricerche sull’Emotività Espressa dei familiari del pz. schizofrenico Parametri familiari: - ipercritismo - ostilità - ipercoinvolgimento affettivo Valutazione dell’influenza del clima familiare nel mantenimento del d. mentale e nella determinazione delle ricadute TRATTAMENTO PSICOEDUCAZIONALE della famiglia o dei gruppi multifamiliari riduce le ricadute in maniera significativa, tuttavia a breve termine (max 2/3 anni) (sintomaticità del trattamento) Leff e Vaughn: ricerche sull’Emotività Espressa dei familiari del pz. schizofrenico Parametri familiari: - ipercritismo - ostilità - ipercoinvolgimento affettivo Valutazione dell’influenza del clima familiare nel mantenimento del d. mentale e nella determinazione delle ricadute TRATTAMENTO PSICOEDUCAZIONALE della famiglia o dei gruppi multifamiliari riduce le ricadute in maniera significativa, tuttavia a breve termine (max 2/3 anni) (sintomaticità del trattamento) Leff e Vaughn: ricerche sull’Emotività Espressa dei familiari del pz. schizofrenico Parametri familiari: - ipercritismo - ostilità - ipercoinvolgimento affettivo Valutazione dell’influenza del clima familiare nel mantenimento del d. mentale e nella determinazione delle ricadute TRATTAMENTO PSICOEDUCAZIONALE della famiglia o dei gruppi multifamiliari riduce le ricadute in maniera significativa, tuttavia a breve termine (max 2/3 anni) (sintomaticità del trattamento)  - A partire dal ‘900 all’attività drammatica viene progressivamente riconosciuta una nuova dimensione, quella di area di sperimentazione creativa delle potenzialità umane:  - intesa in termini di ‘fiducia, speranza, senso di sicurezza, scoperta empatica e concentrazione’  - Questa attività è tesa allo sviluppo delle capacità interpersonali dei partecipanti, promuovendo cooperazione e tolleranza, con tendenza ad un migliore funzionamento del gruppo:  - in termini di comunicazione, coesione, creazione di relazioni, empatia e stimolo alla creatività  - Negli ultimi anni sono state numerose le sperimentazioni di processi drammatici rivolte a popolazioni marginali (disabili, persone affette da patologie mentali, detenuti ed anziani)  - La finalità di tali processi è quella di permettere ai soggetti di riattraversare in modo creativo la propria condizione e di testimoniarla davanti ad un pubblico (non per suscitare commozione, ma rispetto e riconoscimento del diverso)  - Oltre all’aspetto sociale della testimonianza, quello che conta è la ricaduta dell’esperienza sulla crescita della persona, in termini di miglioramento dell’autostima e delle proprie capacità relazionali  - Negli ultimi anni sono state numerose le sperimentazioni di processi drammatici rivolte a popolazioni marginali (disabili, persone affette da patologie mentali, detenuti ed anziani)  - La finalità di tali processi è quella di permettere ai soggetti di riattraversare in modo creativo la propria condizione e di testimoniarla davanti ad un pubblico (non per suscitare commozione, ma rispetto e riconoscimento del diverso)  La fase di FONDAZIONE è quella destinata alla creazione del clima di gruppo (fiducia, intimità, collaborazione) ed all’attivazione delle risorse espressive dei partecipanti  2) La fase di CREAZIONE è quella in cui si creano le scene e la drammaturgia e si mette in moto il processo creativo drammatico  3) La fase di CONDIVISIONE è quella in cui il percorso drammatico viene riesaminato dai partecipanti e ne vengono condivisi i vissuti soggettivi  Il GIOCO DRAMMATICO si colloca alla radice della formazione della persona, in quanto l’esperienza del mondo viene rimessa in ordine nell’area del gioco  - ‘OGGETTO TRANSIZIONALE’ (Winnicott): Il bambino utilizza uno spazio intermedio tra sé e la madre, che gli consente di far fronte in modo non catastrofico alle prime dolorose esperienze di separazione dalla madre  Questa area, che non è della realtà interna né di quella esterna, costituisce la parte esperenziale del bambino e si attiva nell’uomo per tutta la vita nelle arti, nella religione e nel lavoro creativo  Il GIOCO DRAMMATICO si colloca alla radice della formazione della persona, in quanto l’esperienza del mondo viene rimessa in ordine nell’area del gioco  - ‘OGGETTO TRANSIZIONALE’ (Winnicott): Il bambino utilizza uno spazio intermedio tra sé e la madre, che gli consente di far fronte in modo non catastrofico alle prime dolorose esperienze di separazione dalla madre  Questa area, che non è della realtà interna né di quella esterna, costituisce la parte esperenziale del bambino e si attiva nell’uomo per tutta la vita nelle arti, nella religione e nel lavoro creativo  L’oggetto transizionale non rappresenta solo una specie di artificio, che il bambino escogita per tollerare la sofferenza del distacco, ma l’applicazione in un determinato contesto di una potenzialità inserita nella nostra natura umana, che ha uno stretto rapporto con le facoltà creative  Tale potenzialità è definita il principio del ‘COME SE’ (Courtney)  Il ‘come se’ ha un significato più ampio del semplice ‘far finta di essere qualcun’altro’, denotando un principio di base della condizione umana: quello della libertà e flessibilità del pensiero e di conseguenza dell’esperienza  L’oggetto transizionale non rappresenta solo una specie di artificio, che il bambino escogita per tollerare la sofferenza del distacco, ma l’applicazione in un determinato contesto di una potenzialità inserita nella nostra natura umana, che ha uno stretto rapporto con le facoltà creative  Tale potenzialità è definita il principio del ‘COME SE’ (Courtney)  Il ‘come se’ ha un significato più ampio del semplice ‘far finta di essere qualcun’altro’, denotando un principio di base della condizione umana: quello della libertà e flessibilità del pensiero e di conseguenza dell’esperienza  Il bambino che gioca ha bisogno di un LUOGO dedicato, spesso separato dai posti del non-gioco, talvolta nascosto o poco visibile  Paradossalmente è proprio questa caratteristica di chiusura, che permette la trasformazione in uno spazio illimitato  La stessa cosa vale per il TEMPO: se si può concentrare nelle 2 ore di uno spettacolo 20 anni di vita o dilatare un istante, perché duri un tempo smisurato è in virtù del fatto che il tempo della rappresentazione si distingue dal tempo reale dell’orologio  Inoltre la realtà drammatica è reversibile: una volta che la confluenza tra il tempo drammatico ed il tempo quotidiano è conclusa, se ne può uscire con facilità  Nel dramma si può morire od uccidere, sposarsi e partorire, gioire e soffrire, ma tutto questo è per finta, sebbene sentimenti, emozioni e pensieri somiglino straordinariamente a quelli della vita reale  Pur essendo una finzione, provoca una differenza, in quanto tramite essa si possono incontrare delle nuove forme dell’essere  Inoltre la realtà drammatica è reversibile: una volta che la confluenza tra il tempo drammatico ed il tempo quotidiano è conclusa, se ne può uscire con facilità  Nel dramma si può morire od uccidere, sposarsi e partorire, gioire e soffrire, ma tutto questo è per finta, sebbene sentimenti, emozioni e pensieri somiglino straordinariamente a quelli della vita reale  Pur essendo una finzione, provoca una differenza, in quanto tramite essa si possono incontrare delle nuove forme dell’essere  Possiamo pertanto considerare le manifestazioni della realtà drammatica nella vita adulta (nel teatro, nel rito e nella festa) come estensioni dell’orizzonte transizionale del bambino  Sono in questo senso spazi potenziali di trasformazione e di rigenerazione, in cui si partecipa ad un’esperienza collettiva, che può provocare un cambiamento significativo nel singolo  Richard Courtney offre una rassegna dei possibili effetti che il gioco drammatico nell’attività teatrale produce sulla formazione equilibrata della persona:  - esprimere parti di sé rimosse o non accettate  - esplorare problemi ed intravvedere soluzioni  - sperimentare ruoli e situazioni nuove e stimolanti  - liberare emozioni compresse  - esplicitare e risolvere conflitti interni  - imparare a controllare impulsi potenzialmente distruttivi tramite la fantasia  - assimilare la realtà  - sviluppare un progressivo senso di identità  - migliorare la qualità della vita  - Inizio dell’attività nel 1992  - Dopo una prima fase sperimentale, si realizza una sistematizzazione dei giochi, che porta alla individuazione del cd ‘gioco del sintomo’.  - Si opera una riflessione sull’attività svolta (Convegni nazionali ‘Tra la mente e la scena’- 1993 e 1995 e più recentemente nel 2008)  - Dal 1997 nascita di una professionalità specifica, sviluppatasi con corsi per la formazione di operatori del disagio  - Collaborazione progressivamente estesa ad altre realtà dei Servizi Psichiatrici sia a livello regionale (Lucca, Prato, Livorno, Firenze) che nazionale (Fondazione Emilia Bosis di Bergamo e gruppo Abele di Don Ciotti di Torino)  - Gli utenti partecipanti all’attività sono in carico al Servizio Psichiatrico e già inseriti in un percorso individualizzato presso il Centro Diurno  - L’esperienza teatrale in quanto tale è gestita unicamente dal regista e dai suoi collaboratori  - Il gruppo è aperto, fluido, cioè vi si può entrare ed uscire, ovviamente dopo averne parlato con lo psichiatra referente e con gli operatori del C.D.  - I familiari sono informati del progetto ed è richiesto il loro consenso  - Il gruppo si riunisce sempre allo stesso orario per circa 2 ore settimanali in uno stesso spazio scenico  - Il gruppo del pubblico di operatori, che osservano l’attività in platea (educatori, infermieri, tirocinanti,…) è quanto più possibile fisso e conosciuto dagli utenti  - ll regista e gli attori conoscono solo notizie essenziali relative alla psicopatologia ed all’evoluzione terapeutica degli utenti nel contesto sanitario, questo per evitare il rischio di inibirsi  - Il gruppo si riunisce sempre allo stesso orario per circa 2 ore settimanali in uno stesso spazio scenico  - Il gruppo del pubblico di operatori, che osservano l’attività in platea (educatori, infermieri, tirocinanti,…) è quanto più possibile fisso e conosciuto dagli utenti  - ll regista e gli attori conoscono solo notizie essenziali relative alla psicopatologia ed all’evoluzione terapeutica degli utenti nel contesto sanitario, questo per evitare il rischio di inibirsi  - Nasce da più percorsi che rispecchiano l’identità di pensiero, che fa capo agli artisti che opera(va)no presso il teatro di Cascina (Pi)  - Da un lato ci sono i fondamenti teorico-pratici della metodologia del ‘sistema delle coppie di opposti’, dall’altro l’esperienza specifica sul teatro con le devianze  - Estraneo ai principi dello psicodramma, il paziente psichiatrico, che fa il gioco del sintomo fa teatro, facendo ‘finta di essere un attore’  - Scopre parti di sé ‘altre’ , rivelate e conosciute nel particolare contesto dello spazio teatrale  - In questo lavoro il conduttore-regista è molto attento ad evitare il processo di immedesimazione eccessiva (che può essere rischioso), muovendosi in una dimensione di ‘ironia’ nel momento in cui, avvicinandosi ai pazienti-attori, arriva a provocarli nel loro sintomo  - All’inizio il regista si chiedeva se avesse il diritto di sorridere di loro, delle loro maschere, perché il sentimento provato era proprio quello di una lieve derisione  - La derisione è d’altra parte proprio la sensazione che accompagna lo smascheramento, cioè il giocare intermittente a mettersi ed a togliersi la maschera  1) Riguarda l’individuazione di un sintomo riconoscibile come prevalente o ridondante nel singolo utente (che può essere un tic, una frase fissa, un gesto o una postura particolare fino ad espressioni sintomatologiche assai complesse)  2) Consiste nell’assunzione del sintomo su di sé da parte del conduttore attraverso l’utilizzo di tecniche attoriali con un processo di imitazione-immedesimazione consapevole  Si tende ad una progressiva accentuazione fino al parossismo del sintomo, che funziona da elemento catalizzatore dell’attenzione del paziente  Si arriva ad una sorta di spiazzamento del paziente stesso, tuttavia mantenendo costante la consapevolezza che si tratta di un gioco di rispecchiamento (‘il proprio doppio’), che porta ad una rappresentazione parodistica del disagio psichico espresso con propri caratteristici segni comportamentali, a cui corrispondono specifiche risonanze  3) Attraverso la intensa relazione, che si è venuta strutturando tra conduttore e paziente, si compie la vera e propria messa in scena del sintomo  L’assunzione del ruolo di attore da parte del paziente e l’individuazione della maschera-sintomo comporta un trasferimento della stessa fuori da sé  4) Si realizza così una specie di cortocircuito del sintomo, che così rappresentato può essere riconosciuto, ampiamente osservato, enfatizzato, ridicolizzato fino a diventare altro da sé ed infine espulso  La quarta e finale fase del gioco è quella dell’accettazione da parte del paziente della ridicolizzazione del proprio sintomo  La maschera del sintomo perde cosi’ la sua staticità per diventare mobile, flessibile e trasformabile  Trattasi di un’operazione altamente rischiosa, ricca di momenti emotivamente intensi, possibile attraverso la stabilità del setting ed attraverso la capacità professionale altamente empatica del conduttore  Perché il gioco del sintomo funzioni occorrono tempi giusti di maturazione di sicurezza sia da parte del conduttore (che può giocare senza produrre chiusure, rifiuti o regressioni) che da parte del paziente in un rapporto in cui si riducano le resistenze e si arrivi ad un affidamento fino ad una vera e propria complicità  L’operazione condotta a teatro si avvicina molto a quella che nel setting terapeutico relazionale si dice ‘prescrizione del sintomo’  Il terapeuta in seduta chiede al paziente di agire uno specifico comportamento, di solito considerato spontaneo e quindi al di fuori del controllo volontario  Il paziente può cosi’ provare ad uscire dallo schema del suo sintomatico gioco senza fine, in quanto la ridondanza comportamentale non più sostenuta dalla metaregola ‘non posso farci niente’, ma da quella ‘è un ordine del terapeuta’, acquista un nuovo significato, che diviene possibile matrice di cambiamento  L’operazione fatta a teatro tramite il lavoro del regista che usa il sintomo comporta allo stesso modo un cambiamento di significato, relativo al contesto teatrale e pertanto con una temporaneità limitata ai tempi scenici  Il gioco del sintomo attraverso la sua esternazione in ripetuti scambi relazionali a specchio ne permette la extraindividuazione, snaturandolo dalle componenti di minaccia, diversità ed anormalità, cornici socioculturali che accompagnano ogni espressione di disagio e che tendono ricorsivamente a rinforzarlo  Il tempo dell’esperienza è relativamente breve, ma valido in un campo emotivo e mai così penetrabile con altre tecniche  Mentre negli altri contesti il sintomo è connotato con una definizione del Sé come ‘incapace, bloccato, cattivo, malato’, l’impegno e la bontà della rappresentazione teatrale inseriscono un nuovo livello gerarchicamente diverso, che permette la costruzione di emozioni nuove ed opposte (bravura, capacità, dinamicità, sintonia, soddisfazione e quindi sanità)  Secondo il modello relazionale dal punto di vista comunicativo il sintomo è la rappresentazione risultante da un’incongruenza tra il livello di contenuto ed il livello della metacomunicazione  Il paziente sintomatico fa qualcosa di eccessivo o evita di fare qualcosa e al contempo segnala che non può fare altrimenti e che ciò è indipendente dalla sua volontà  Nel gioco teatrale si realizza una situazione in cui ci si può sentire liberi, forse proprio perché l’incongruenza alla base del sintomo non viene più a sussistere  Il gioco infatti viene qui ad agire in un contesto in cui il livello di contenuto non ha necessità di confrontarsi con quello metacomunicativo, perché la metacomunicazione è il contesto stesso del gioco  - Usando il modello di comportamento del gioco del sintomo, ciò che alla lunga capisce di sé chi ha disturbi mentali è forse molto di più di quello che si possa immaginare  - Con il gioco del sintomo ho chiarificato a me stesso che cosa andavo cercando nel teatro: mentre alcuni artisti nel teatro cercano la parte anormale di se stessi, io ho compreso che andavo cercando la mia parte sana (Alessandro Garzella)

mi ha detto oggi L che il mio è un canzoniere d'amore. naturalmente non l'ha detto, martedì