Don Armando davanti il presepe
Don Armando davanti il presepe

Perignano (Pisa), 23 dicembre 2018 - Ecco un presepe dove non si vede la Natività. E dove la capanna è un enorme contenitore nero. Un cassonetto, appunto. Ecco Giuseppe, la Madonna e il bambinello sono lì dentro. Scarti di questo tempo. Altro che la brulicante Betlemme e quella mangiatoia che, pur povera, seppe dare calore e dolcezza. Nel presepe, davanti alla sguardo dei magi, restano solo le bestie. L’affondo di don Armando Zappolini, prete no global di Perignano, arriva anche quest’anno con una provocazione. «Dobbiamo avere il coraggio di fare il presepe dove Gesù ci aspetta, fra quegli scarti dell’umanità che da duemila anni sono la sua gente – scrive don Zappolini, nei grandi cartelloni che campeggiano attorno alla rappresentazione per spiegarla e raccontarla –. A chi sale sulle ruspe (e il riferimento ai recenti sgomberi dei campi nomadi è chiarissimo, ndr) e poi ci chiede di fare il presepe nelle scuole o di mettere i crocifissi nelle aule noi rispondiamo che il nostro presepe ce lo stanno distruggendo e calpestando proprio loro e che, se hanno mandato via tutti, nel loro presepe restano solo le bestie»
Senza peli sulla lingua, con quell’ironia pungente che lo contraddistingue sia quando predica dagli altari come quando scende in campo contro la ludopatia, per salvare le prostitute o battersi per le comunità di recupero, don Zappolini rincara la dose a braccio: «dilaga il razzismo, e un’alta incidenza l’abbiamo tra i praticanti... C’è troppa gente, oggi, in chiesa. La nostra guida non è la cultura cattolica, è il Vangelo, unico e assoluto faro che porta nella solidarietà e nelle fratellanza». «Spostare la spazzatura – aggiunge – non significa risolvere il problema, è come quando abbiamo un sacco di sporcizia e lo si passa da una stanza all’altra: non si distrugge, il nodo resta senza soluzione».
«L’integrazione è materia complessa – prosegue don Zappolini –. Lo sappiamo benissimo che è ardua è la strada dell’ incrocio tra culture. Ma a noi che ci facciamo guidare dal Vangelo non deve sfuggirci che una persona integrata è una risorsa». Al parroco di Perignano, che mise anche Gesù bambino su un caccia per gridare stop agli armamenti, è caro il tema di ciò che possiamo valorizzare a nuova vita: « un detenuto, lo ricordo, costa 200 euro al giorno e il rischio di recidiva sfiora il 70 per cento – dice –. Un soggetto in una cooperativa di recupero costa sui 60euro al giorno, e il rischio di recidiva arriva al massimo al 20 per cento». Il presepe quest’anno si fa allora un grido di dolore: «parole e gesti di una cattiveria inaudita alimentano odio e contamino perfino chi frequenta la chiesa. Forse siamo troppi». E allora per cercare Gesù bambino bisogna scendere in fondo che più in fondo non si può, e affacciarsi nel bidone.