lunedì 23 agosto 2021

PROGETTO NATURAE 2021- Compagnia della Fortezza renzia.dinca Volterra. Con La Valle dell'annientamento III Quadro, continua il progetto di studio e di lavoro coi detenuti della Compagnia della Fortezza del regista Armando Punzo sul tema Naturae. L'opera avrebbe dovuto concludersi questa estate con la celebrazione dello spettacolo all'interno del carcere di Volterra, ma la pandemia ha bloccato le prove per ben tre mesi, dall'inizio di marzo a fine maggio. Ciò ha fatto sì che il lavoro a cui abbiamo assistito (per pochi spettatori causa restrizioni Covid e in due repliche pomeridiane di circa un'ora) sia stato necessariamente e ancora segnato da una instabilità di segni dovuta al carattere ancora sperimentale dei processi. Tuttavia i segni espressivi delle due precedenti esperienze, sempre in forma di studio, restano sullo sfondo di una visione e visionarietà che è la cifra della ricerca di Punzo. I pilastri espressivi in questo terzo studio, ne sono chiaramente riconfermati con l'arricchimento di nuovi contributi specie sul piano degli oggetti di scena e fanno intravedere quello che dovrebbe essere il finale dell'intera operazione e la poetica sottesa allo sviluppo della ricerca in corso. Il filo rosso che si sdipana in questo ultimo seme di ricerca (la drammaturgia è firmata dallo stesso), prende parecchi spunti di riflessione dalla precedente opera Beatitudo, che ha consacrato una delle immagini più potenti e recenti fra le tante nate dalla creazione artistica del regista coi suoi attori-detenuti: l'invasione dell'acqua nel cortile della Fortezza, lo spazio della rappresentazione, poi portato in tournée certo non con la stessa impossibile forza dirompente espressiva dentro spazi di Teatri stabili. Vi sono anche riferimenti espliciti alla Biblioteca di Borges, quel “Borges che ci dice che la realtà non è altro che una delle infinite possibilità”, sottolinea Punzo nelle sue note di regia dove anche evoca il numero 7, numero magico della Cabala, nel tentativo davvero filosofico-letterario di rinominare il Mondo, dargli un senso, insomma una ricerca sull'Uomo e per l'Uomo attraverso l'esperienza corporea subliminale sensitiva verso un tentativo di forma di Teatro assoluto. Il cortile assolato della Fortezza alla presenza di decine di attori-detenuti a fronte di un pubblico sparuto che fa effetto a chi si è da sempre confrontato da decenni (la Compagnia opera da 34 anni), con ben altre quantità di persone, cosi si anima di decine e decine di personaggi misteriosi e ieratici che si intrecciano in coreografie studiate e complici: molti sono un deja vu degli studi di Naturae. Punzo è sempre in scena, li dirige ma anche gli accompagna in un rituale fantasmagorico ricco di colori suoni musica e parole che non commentano ma portano per evocazioni, altrove. Uno strumento di scena accoglie l'incipit e il pubblico: sono “gabbie” o “scatole”. Elementi di scena preziosi di forma a parallelepipedo in cui gli attori entrano ed escono- guidati da Punzo con l'ausilio di tre attori che li usano come oggetti decorativi ma funzionali, come camminano, si inerpicano, ne escono in gioia, in passaggio sorridente quasi una carrellata di figure e controfigure solo di passaggio come nel carosello della vita, del Mondo. Torna qui come in passaggi di lavoro precedenti, il pallone-Mondo mentre una voce fuori campo racconta, ed un altra ad un certo punto prende la parola forse quasi voce soffio del regista. Si avverte una leggerezza anche nei personaggi che appaiono come gli uomini-cemento bianchi immobili ricoperti di biacca, come nelle figure orientali ieratiche già praticate in scena di precedenti lavori, con costumi e pose orientali. Ed infine, mentre si allestisce una biblioteca- forse una summa dei testi utilizzati nel corso dei 30 anni della Compagnia da Genet a Shakespeare ( anche solo, per negarlo) a Borges si ricompone il percorso-nesso a ritroso quasi un passaggio alla Recherche, per superarlo. La scena finale commuove e incanta. E' una danza dove due uomini Punzo seduto con di fronte ed un Altro ovvero Uno dei tre attori che solleva e fa letteralmente danzare se stesso attraverso un movimento circolare fra braccia torso e gambe, elegante con con la struttura mobile “gabbia” o inferriata perchè a questo rimanda come simbolico, dirige in un crescendo musicale la pesantezza di colore nero che è sulla pelle dell'attore detenuto. La liberazione dalle gabbie come speranza , come danza, come rinascita dell'Uomo, finalmente libero, verso il Cielo. Il progetto di Carte Blanche si definisce anche rispetto alle iniziative collaterali fra cui a Volterra Parco dei pini, con la sera del 27 Luglio dentro il progetto Naturae 2021 con la conferenza tenuta dallo stesso Armando Punzo e con Monica Barni, ex assessora alla cultura della Regione Toscana ora Presidente della Associazione sempre diretta da Cinzia de Felice, curatrice ed organizzatrice storica con il Sindaco di Volterra Giacomo Santi e assessore alle Culture Dario Danti. Con loro a presentare e commentare le iniziative “ una serie di azioni di notevole rilevanza per la città e il nostro territorio, che hanno una valenza oltre che regionale, anche nazionale e internazionale” - sono parole di Dario Danti, la direttrice del Carcere Giampiccolo. Punzo, che ha anche aperto la serata del Teatro del Silenzio ideato dal famoso tenore Andrea Bocelli, uno spazio di straordinaria bellezza delle colline pisane a pochi chilometri da Volterra e che proprio a Lajatico ha avuto i natali