giovedì 15 maggio 2014

Bulle & impossibili-cronaca di un miracolo supplementare
Posted by Renzia D’Incà
Cascina ( Pisa)

 La prima cosa che mi viene in mente,  una volta visto l’esilarante Bulle ( remake o meglio: rivisitazione quasi pedissequa se non per pochi dettagli dell’edizione del 1995) e dopo l’aver avuto a disposizione il testo, nelle due versioni, la storica  e l’attuale, a firma della drammaturga   e sceneggiatrice Donatella Diamanti anche attuale Direttrice della Città del Teatro di Cascina, è: capperi di una attualità s/travolgente!
Sì, perché se un testo non solo resiste ma se appena rimaneggiato (diversa per forza d’anagrafe  l’età delle  protagoniste, un Iphone che si aggira per la scena, oggetto-feticcio dell’immaginario che è solo dell’oggi)funziona a pieno ritmo  nel suo motore di comicità intrinseca di allora,  forse è il caso di  incominciare  o ricominciare ad interrogarsi sul senso  e valore di una intuizione di ricerca ovvero di alcune questioni essenziali peculiari a questa drammaturgia femminile e “al femminile”  che è di  Donatella e delle sue collaboratrici , in primis Letizia Pardi regista di Bulle  e attrice in scena nonché delle  stesse Galline. Ma c’è forse  di più: occorre interrogarsi anche sul senso di un percorso coerente  decennale di un gruppo storico di persone che al Teatro cascinese, nelle sue diverse evoluzioni istituzionali e fasi creative tanto hanno dato e stanno dando, arricchendo sia sul territorio locale che regionale e nazionale la promozione  e diffusione della cultura così come la cura dell’educazione delle nuove generazioni e l’impegno verso le scuole del territorio locale e nazionale, un progetto artistico davvero importante in Regione Toscana.
Bulle & Impossibili, racconta di una “ associazione per delinquere” ( non a caso la & commerciale) fra tre cinquantenni strampalate un po’ fuori di zucca. Ciascuna delle tre si presenta con un carattere  femminile un po’ da commedia dell’arte o fumettistica dilatando  esasperandole senza mai arrivare al grottesco,nella sapiente gestione del comico  che è di Donatella, dei tratti che sono comunque presenti nelle donne più o meno giovani odierne: la vamp oca giuliva (Sonia Grassi), l’ingenuotta goffa in regressione da psicoterie new age (Katia Beni), la dura dark esecutiva che va al sodo ( Erina Lo Presti).  Insomma un terzetto ben poco raccomandabile che sarebbe meglio non frequentare, almeno  da parte  di noi brave ragazze borghesi. L’interno ( la scena è firmata da Lucio Diana)  si presenta di uno squallore che non è  tanto della povertà ma dell’assoluta mancanza di gusto, della sciatteria, colori scialbi, trascuratezza, essenze puzzolenti comprate come gadget con  riviste di terz’ordine, accompagnamenti di musichine da istituto estetico da periferie come tante anonime e tristi, in terra  biancheria non lavata e resti di cibo spazzatura,  insomma anni luce lontana dallo scintillio che si vorrebbe acquisizione dello stereotipo  della casa-tipo  pubblicitaria che potrebbe appartenere sia alla brava massaia   rurale che alla manager più chic. In realtà dietro questo evento che le tre ex ragazze vivono  alla vigilia di una rapina in banca che dovrebbe cambiar loro una vita difficilmente  ristrutturabile e non solo per limiti di età, c’è il dramma della disoccupazione (Eva- Sonia vorrebbe ancora essere ingaggiata come attrice inventandosi carte false anagrafiche), della solitudine: Betty-Catia rivivere una storia d’amore molto lontana nel tempo da cui tenta d’uscire  senza successo con improbabili percorsi d’auto aiuto, e infine la dura e pura  Erina-Linda, la  sua voglia di rivincita: bulle e impossibili orizzontale foto di scena_tagliata.jpg forse, quella più organizzata che conduce le altre, ma anche la meno sfaccettata delle tre e forse la più misteriosa, una lady dark forse  un po’ lady Macbeth ma senza un lui.
I dialoghi fra le tre ragazzacce sono esplosivi e scoppiettanti, i particolari curati da  Letizia  Pardi- molto intelligenti come la trovata della pistola-cellulare che  diventa bomba- ma non eravano nel 74? . L’epifania che coincide con la chiusura della pièce, prevede l’ingresso nientedimeno che della  Madonna su accompagnamento di profumi di rose ( Letizia Pardi- in forma di icona da immaginetta con manto azzurro e movenze icastiche) – una specie di dea ex machina come nelle migliori soluzioni delle commedie classiche.  Il miracolo dell’incontro con questa super Donna, madre di tutte le madri e di tutte le donne salverà le tre donnacce dal loro delirio e fallimento esistenziale? La soluzione  rimarrà aperta. In questo caso è apparsa la  Madonna o sono le tre disgraziate ad apparire a Lei? e poi: in Paradiso esistono le banche? le faremo saltare in aria?
Un pubblico di diverse età ha applaudito numerosissimo e molto divertito a conclusione di un’intera giornata dedicata dalla Città del Teatro alle donne e alla loro rappresentazione nella cronaca e nella finzione intitolata Senza sfumature. Un impegno sulla solidarietà femminile ma anche oltre il genere che è segno forte e peculiare di questi due anni di direzione artistica di Donatella Diamanti
Fondazione Sipario Toscana onlus
di Donatella  Diamanti
Regia Letizia Pardi con Katia Beni Sonia Grassi  Erina  Lo Presti ( in arte Le Galline)
e Letizia Pardi
Scene di Lucio Diana
Visto alla Città del Teatro, Cascin

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