è su RUMORSCENA di Roberto Rinaldi
STORIA
DI AMORE E DI CALCIO
renzia.dinca
Pontedera.
Una storia
minimalista, strutturata su doppi scarti temporali (un'Italia del Sud
in bianco e nero da neorealismo anni Cinquanta, un paesino sul mare
di pescatori dominato dalla malavita, forse italiana (proiettato sul
fondale), dove la prevalenza umana quasi assoluta nel plot narrativo
(l’autore-attore Santeramo è in piedi davanti a un leggio), è di
emigrati di e da diverse parti del Terzo e Quarto Mondo, tanto da
poter essere catalogabile come un non
luogo. Un impianto
drammaturgico essenziale, giocato su continui passaggi di registro:
dal quotidiano da Strapaese delle partite di calcio (però
clandestine, e fra emigrati), al melò di un innamoramento fra
ragazzi dal sapore esotico e fino ad uno stravolgimento dopo un
climax e soprattutto un finale, che lascia intorpiditi e
increduli. Eppure quanto di attuale sta dentro l'eco di questi
Personaggi, di queste ambientazioni geo-politiche, volutamente- (e
poi per nulla), vintage. La penna felice di Michele
Santeramo punge forte
in questo Storia di
amore e di calcio, con
ancora lui stesso nelle vesti di narratore, come lo era stato in
altri suoi lavori recenti visti a Pontedera dentro la Stagione
del Teatro della
Toscana dove
ha firmato i
lavori: La prossima
stagione, Il Nullafacente e
fino all’ultimo
Leonardo da Vinci.
Solo sul palco, in una affabulazione convincente, completamente priva
di enfasi, restituisce in scrittura ed in scena, un affresco della
contemporaneità che magari non disturba, è gentile. Apparentemente.
Almeno in un primissimo approccio di scrittura da affresco dal
sapore di telenovela. Per poi lanciare strali durissimi e
direttissimi, denunce esplicite verso crimini orrendi dentro uno
spazio-vita forse concentrazionario o forse alla solita luce del
sole, dove è legge il far west e dove vige la legge del taglione.
Un trattatello semantico-drammaturgico che prende a calci
(letteralmente e letterariamente), uno “ stato delle cose”.
Quando la Parola-Killer che Santeramo gestisce assai bene, investiga
su il bla bla bla del Mondo per affacciarsi alla finestra degli
Ultimi, ben risuona per contrordine, l’orda degli imbecilli della
Rete, in anticipo descritta da Umberto
Eco. E così, un
lavoro di scrittura e per la scena di primo acchito retrò, ci
apparenta, e finalmente proviamo o riproviamo a capire, anche
qualcosa di noi. Provate voi a parlare, oggi, con un tifoso sfegatato
di una squadra di calcio, sia che sia la Vecchia Signora o una
squadretta piccina italica periferica: sarete ricoperti di insulti
perché la Squadra è, in Italia, come la Mamma: intoccabile. E qui
Santeramo già prova a intaccare uno dei dogmi popolari italiani: il
calcio. Per farne nella sua drammaturgia assai raffinata, un elemento
di coesione (lo aveva fatto il regista Gabriele Salvatores in uno dei
suoi film meglio riusciti Mediterraneo).
Provate voi poi a intrattenere qualche vostra conoscenza sul tributo
violento, che regaliamo a Persone ed anche Animali (figuriamoci
all’Ambiente dove in questi giorni ettari di boschi secolari sono
stati distrutti in tutto l’arco dolomitico), nel piccolo Mondo
italico che ci circonda. Siano extra comunitari o donne, specie se
straniere, chiunque fuori dai giochi, leggi: i diversi, gli
irregolari. Ecco che le Donne, specie se straniere addirittura da
altri continenti (sic!), possono occupare uno spazio-altro, quello
del perturbante. Occhi
in cui si sprofonda-scrive
Santeramo e racconta la storia di un giovane che si innamora di una
ragazza, innamorato per occhi
in cui si annega.
Perché innamorarsi è così. Ma qui il martello della lingua
picchia. Picchia molto molto forte perché entra nella
contemporaneità di una scrittura drammaturgica essenziale e
tagliente. Dove, fuori, non c’è spazio. Né per l’amore né per
la pietas né per la Comunità (la Patria è cosa altra). C’è solo
e comanda la Bestia. Le musiche sono di Vito
Palmieri che
quest’anno alla Mostra cinematografica di Venezia, insieme a
Santeramo, ha scritto la sceneggiatura del corto Il
mondiale in piazza,
due primi premi nella sezione MigrArti-
la Cultura che unisce
Drammaturgia
Michele Santeramo
con
Michele Santeramo
regia
cortometraggio Vito Palmieri
musiche
originali Sergio Altamura
progetto
video Orlando Bolognesi
costumi
Chiara Fontanella
PRIMA
NAZIONALE
Fondazione
Teatro della Toscana
Visto
al Teatro Era, a Pontedera, il 14 ottobre 2018
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