Magi di
e con Silvia Garbuggino e Gaetano Ventriglia
Al trombone Tony Cattano
Delicato e intelligente questo lavoro
che è riflessione tutta interna, metateatrale sul senso dell’essere attore, ma
anche drammaturgo sul perché del teatro
e più in generale sull’arte del dono, sul senso della bellezza e della
vita, grandi interrogativi filosofici
che hanno attraversato la storia dell’umanità. Il teatro, un certo tipo
di teatro infatti ha più a che vedere con la filosofia che con l’arte tout court pur esprimendosi con gli
strumenti e la forma del proprio
specifico.
Così anche le figure evocatorie dei
Magi- Ventriglia, Garbuggino con gran
cappelli in testa e fuochi delle
bacchette luminose del fine anno, accompagnati da un musicista al trombone,
diventano pretesto, icone, metafora del cammino
da compiere guidati dalla luce magica della Stella Cometa per recare dono a chi ascolta col cuore, il
pubblico che dell’attore è cuore e anima per rinnovare insieme un
mistero che è il mistero della vita di ogni uomo che si è fatto carne.
La riflessione sul tema viene
trattata attraverso citazioni da
scrittori come Eduardo, Florenskij, Cechov, Shakespeare, il varietà di inizio
Novecento.
“La
vita degli artisti di teatro, il teatro è contemporaneamente pregiudizio e
routine, la vita del teatrante è un paradosso, i grandi autori scrivono per l’autore”- queste solo alcune delle tracce tratte dai testi dei drammaturghi che hanno
riflettuto sul proprio lavoro e sul lavoro dell’attore messe a disposizione da
questi “ Magi”, in una scena minimalista dove la parola è centrale, trattata
con estrema cura del sussurrato della Garbuggino- una assai suggestiva presenza
scenica e della poeticità sommessa di Ventriglia, le note gravi di Cattano
quasi ad abbassare ulteriormente i toni del discorso così alto, per restituirle
alla semplicità, alla discrezione più pop, da banda di paese. Nella seconda
parte i toni si fanno lievemente più comici, ma di una comicità eduardiana, che
fa solo sorridere e restituiscono la tragedia con leggerezza. E’ la commedia
umana, quella che questi Magi, questi attori del carrozzone di Tespi che
rinnovano il rito nel tempo, ci
donano ogni sera, che è la sintesi del
pianto e del riso, della vita e della morte, del dolore e della gioia però
guardando alla Cometa, alla speranza, alla straordinaria storia del Bambino che ogni 25 dicembre si rinnova. E non poteva che non concludere con: Ve piace ‘o presebbio?
Visto a Buti