giovedì 1 maggio 2025
domenica 20 aprile 2025
martedì 15 aprile 2025
martedì 8 aprile 2025
lunedì 31 marzo 2025
giovedì 27 marzo 2025
lunedì 10 marzo 2025
martedì 25 febbraio 2025
lunedì 17 febbraio 2025
giovedì 30 gennaio 2025
martedì 28 gennaio 2025
giovedì 9 gennaio 2025
mercoledì 9 ottobre 2024
E' su RUMORSCENA di Roberto Rinaldi
Vajont -una testimonianza
Come molti ho visto da adulta il film Vajont-La
diga del disonore (2001) di Renzo Martinelli con Laura Morante
interprete di Tina Merlin e il monologo di Marco Paolini Il racconto del Vajont.
C'è un filo rosso autobiografico che mi lega a queste
due visioni. Sono nata e vissuta a
Belluno fino a quasi vent'anni a pochi chilometri da Longarone dove il disastro
del 9 ottobre 1963 con la frana del Monte Toc che ha provocato lo straripamento
della diga, ha portato morte a Longarone e nelle frazioni con un bilancio di
oltre 2000 morti. Questa tragedia immane è arrivata alle mie orecchie di
bambina fin dalle scuole elementari, fra narrazioni domestiche e scolastiche.
La mia maestra Giuseppina Merlin era sorella di Tina (già staffetta
partigiana), la giornalista dell'Unità che aveva scritto articoli di fuoco fin
da 1960 sostenuta da cittadini del luogo contro la società SADE ( Società
Adriatica Elettricità), inascoltata anzi querelata. La maestra, che era molto
amica di mio padre (erano del 1926 e vivevano a Trichiana sulla sinistra Piave
dove avevano case proprio vicine e dove ebbi poi modo di conoscere Tina,
raccontò a noi bimbi di seconda o forse terza elementare che lei aveva visto
coi suoi occhi nella chiesetta di Pialdier (una frazione prossima al greto
del fiume Piave), i cadaveri di 7
bambini della nostra età trascinati per
chilometri a valle dalla furia delle acque che raccolsero la fuoriuscita del
bacino del Vajont. Mio padre mi raccontò poi che la mattina del 10 ottobre
(nessuno ancora sapeva niente, non c'erano i telegionali o internet) era al suo
lavoro a Belluno e che tutti gli abitanti della città erano increduli davanti
alla massa d'acqua che ingrossava il corso d'acqua del Piave cresciuto di
diversi metri. Mi disse anche: se la diga avesse ceduto, la più alta diga
d'Europa, sarebbero stati spazzati via molti
comuni a valle e forse io e la mamma non saremmo ancora qui e tu
non saresti neanche nata. In seguito sono stata più volte a Longarone,
ricostruita dal fango. Al cimitero delle vittime ma anche a concerti come quello di Franco Battiato allora semisconosciuto.
Ma questa è un'altra storia
Renzia D'Incà
foto di Giorgio Termini
CONTEMPORANEA 2024
renzia.dinca
Prato. L'emozione prima della sommossa è il sottotitolo di questa edizione della rassegna Contemporanea ( andati in scena dal 27 settembre al 5 ottobre scorsi )sotto la direzione artistica di Edoardo Donatini, rassegna che ha inaugurato la stagione del Teatro Metastasio di Prato dove è stato riconfermato per tre anni Massimiliano Civica nell'incarico di direttore artistico. In programma “spettacoli selezionati per obbligare a cambiare postura", scrive nella presentazione del programma Edoardo Donatini, dentro una poetica del prendere sul serio anche la farsa; in una prospettiva di speranza di cambiamenti in questo non facile momento storico nazionale e internazionale, dove anche la crisi del Teatro e delle Arti morde, funestata dal periodo Covid e dalle ennesime mancanze di fondi ministeriali. Le compagnie invitate, italiane e internazionali, hanno presentato i loro lavori nei sei giorni di appuntamenti ed hanno riscontrato un buon successo di pubblico. Abbiamo assistito a due lavori: La luz de un lago, della compagnia catalana El Conde de Torrefiel e La foresta trabocca di Antonio Tagliarini
Il lavoro di El Conde si rivela nella forma complessa
di un paesaggio sonoro fondato sulla percezione immersiva dove conferiscono
molteplici linguaggi: video, testualità, azioni sceniche, voce, effetti sonori
in un plot narrativo- quasi una mise en abyme, che si tiene attraverso una traccia in forma di sceneggiatura per un film in quattro momenti spazio- temporali diversi. Il fil rouge che collega queste
quattro micro narrazioni è il tema archetipico di eros e thanatos, amore e
distruzione, tenerezza e crudeltà. La poetica di fondo sembra essere quella di
una meta riflessione della compagnia sul senso del fare Arte nella
contemporaneità. Al centro del lavoro quindi, la narrazione in multicodice
delle 4 storie di persone accomunate
dalle dinamiche umane
dell'incontro: la prima per una giovane
coppia a Manchester ad un concerto anni Settanta dei Massive Attack, la
seconda per una coppia gay borghese che
si frequenta di nascosto in un cinema ad Atene a causa della discriminazione
verso gli omosessuali, la terza quella di
Philippe, un intellettuale transessuale a Parigi che si incontra con la
propria sessualità di nato maschio che, fedele alla propria identità
d'infanzia, decide di cambiare sesso.
Per finire con una ambientazione a una prima alla Fenice di Venezia nel 2036 in
un set di “arte uau” dove un gruppo di attivisti protesta con una azione
di imbrattamento con secchi di cacca
gettata sugli spettatori, contro l'arte commerciale. Sul palco, mentre
scivolano le immagini video in loop di vortici di colori che si intrecciano e
vanno a sfumare in un confuso pattern che dà la sensazione del confuso
mondo liquido in cui tutti siamo immersi, un terzetto di “tecnici” si muove in
sintonia nello spostare quinte, attori microfonati in viva voce recitano,
mentre sottotiloli e un importante mix
sonoro commenta le immagini e le azioni in scena. Il lavoro di El Conde col suo
portato caleidoscopico di suggestioni cariche di emozioni, è un paesaggio
sonoro che nell'apparente confusione di segni che si intersecano e si sciolgono
in un pastiche di senso, sembrano testimoniare in palcoscenico quella che è la
nostra attuale realtà liquida (secondo la definizione di Zygmunt Bauman)
dove: incertezza, velocità frenesia, performance, narcisismo, inconsistenza,
virtualità mettono al centro l'individuo
per prevalere in una società dove regnano precarietà e incertezza. Con echi del
filosofo Mark Fisher con i suoi saggi sul linguaggio della
contemporaneità oltre il realismo
capitalista
La luz de un lago
Idea e creazione
El Conde
Regia, drammaturgia e testo Tanya Beyeler e Pablo
Gisbert
Scenografia Ed Conde e Isaac Torres
Materiali e spazio
El Conde e la Cuarta Piel
La foresta trabocca
Antonio Tagliarini, performer, danzatore, autore ed attore ha proposto a Contemporanea La
foresta trabocca. Già presentato come primo studio al Festival FOG/ Triennale nel 2023 con Un'
andatura un po' storta ed esuberante il lavoro, condotto in coppia con Gaia
Ginevra Giorgi poetessa e performer, si caratterizza per lo studio sulle
azioni del performer nello spazio studioK in sinergia con Giorgi, statica,
dotata di microfono e mixer in un'immersione sonora plastica ed evocativa. Ispirato alla
scrittrice giapponse Maru Ayase, la Foresta di Tagliarini tratteggia col corpo del
performer, diverse trasformazioni dell'io narrate attraverso azioni a corpo
libero dove dominano inciampi, cadute,
riposizionamenti, ricerca di un nuovo equilibrio sempre instabile,
sempre ritrovato attraverso una ricerca di nuovi baricentri e forse nuove
direzioni. Cos'è infatti questa “foresta” traboccante se non la ricerca umana
che dal buio scheggiato di lampi di luce (l'inconscio?) muove verso strade mai
percorse prima per poi perdersi di nuovo, per poi riemergere in un altro stato,
un'altra dimensione esistenziale
risolvendosi in un atto rigenerativo. Questo il senso interattivo che
Tagliarini gioca con lo spettatore a cui vengono consegnati all'ingresso dei
bigliettini con delle domande. La mia era: qualcosa che hai lasciato andare.
E sul retro c'era scritto: Nel momento che ritieni più opportuno,
puoi depositare questa domanda nello spazio scenico. Questa suggestione, la
cui risposta era dentro la mente dello spettatore, era il mezzo con cui il
performer, aveva modo forse di rispecchiarsi, forse no, ma comunque procedere
nella sua ricerca nello spazio al centro del quale Gaia Ginevra Giorgi ad
un certo punto comincia a rapportarsi col danzatore che si avvicina e insieme,
microfonati tentano un dialogo fatto non di parole ma di suoni
Progetto Antonio Tagliarini
con Antonio Tagliarini e Gaia Ginevra Giorgi (anche in
collaborazione artistica)
Cura del suono Emanuele Pontecorvo
Disegno luci e direzione tecnica Elena Vastano
Coproduzione
INDEX, Triennale di Milano, Spazio Matta, Casa degli artisti
Visti a Prato, Teatro Metastasio e spazioK Contemporanea, il 4 ottobre 2024
lunedì 23 settembre 2024
IL CORPO IN TESTA
(Cue Press
2022, Imola Bologna)
Il viaggio artistico di
Animali Celesti teatro d'arte civile nelle periferie sociali del disagio e
delle marginalità
Autore Alessandro Garzella
Prefazione Andrea Porcheddu
renzia.dinca
1.
La lunga,
proficua, e intelligente esperienza teatrale del regista, autore, attore e
formatore Alessandro Garzella è un'opera esistenziale e compartecipativa
di Teatro Metafisico. Nel senso utopico e paradossale del termine “metà tà-physikà” proprio perché
“fisica”, come è l'esperienza del Teatro, abissale concreta “immonda”, per
usare un aggettivo che ricorre nella sua non-autobiografia intitolata Il
Corpo in testa, un libro dedicato ai primi dieci anni della Compagnia Animali Celesti che oggi prosegue una ricerca avviata all’inizio degli anni Novanta. Un volume
un po' confessionale, un po' autoironico, un po' auto-biografico e un po' nonsisacché
in quanto, letterariamente, indefinibile, ineffabile, come scrive Andrea Porcheddu in prefazione.
Una scrittura di prima mano che prende alla pancia, agli occhi e al cuore di
chi legge e si occupa di Teatro nella storiografia italiana, facendo molto
riflettere sulla vicenda personale e collettiva di un artista e intellettuale a
tutto tondo, di fatto e di diritto, che può appassionare sia un lettore che
conosce la poetica dell’Autore, le sue opere e le sue avventure artistiche, sia
un lettore-spettatore che ama il Teatro tout
court.
Anche la copertina del volume Il corpo in testa (CUE Press), dà da pensare: primi piani dei suoi occhi, mani, bocca, orecchie (forme cinestesiche di un lavoro anche basico del fare teatro, senza scomodare la PNL o Jung), del regista Garzella che dirige e ha diretto i suoi attori, fin da giovanissimo, con protesi o in carrozzina per via di un grave handicap (mai vissuto come tale), che lo accompagna da quando è nato e che lo pone pertanto alle prese con spazi teatrali al chiuso (spesso difficilmente accessibili) e all’aperto come strade, piazze (vedi il suo lavoro itinerante Vangeli di strada a Pisa), giardini o luoghi naturali, come per il Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli dove risiede oggi la sua Compagnia, ideando e realizzando la maggior parte dei suoi spettacoli più recenti. Garzella ha vissuto artisticamente tra stanzialità e nomadismo, giungendo a Coltano, una frazione del Parco, da esperienze come la direzione del settore Scuola e Ricerca del Teatro di Pisa, la creazione e direzione artistica della Città della Città del 1. Teatro Sipario Toscana a Cascina e l’ideazione del Teatro Stalla a Bergamo, esperienza successivamente trasferita a Coltano, dove dirige ANIMALI CELESTI teatro d’arte civile, una nuova avventura che coinvolge artisti, teatri, compagnie e persone provenienti da diversi Centri sociali e Sanitari di alcune USL territoriali che compartecipano a una ricerca sul rapporto tra teatro e malattia mentale (cfr. Il Gioco del Sintomo- Renzia D'Incà-Pacini Fazzi Editore Lucca, 2002 e Il Teatro del Dolore-Renzia D’Incà, Titivillus 2012)
2.
ANIMALI CELESTI da ormai molti anni è
una presenza fertile e attiva al Nuovo Fontanile-Parco delle
Biodiversità di Coltano non solo con il contro-festival ALTRE VISIONI ma anche e soprattutto
con laboratori che si svolgono continuativamente (anche in inverno) in
natura, e che producono opere sperimentali frutto di una ricerca radicata a un
borgo della periferia pisana più estrema.
3.
Quella di
Garzella è una identità particolarissima: l’espressione dell’animo umano più
“selvatico” e naturale, nelle sue “diversità” e “difformità” più estese. Un
teatro fisico e concettuale, astratto e carnale che include bio-diversità
ambientali e alterità fisiche o mentali, vissute in Natura, alla ricerca di un
benessere che il suo Teatro prova a respirare e far respirare a centinaia di
persone che provengono dalle tre città e Università contigue al Parco: Pisa,
Livorno, col suo affaccio al mare e Lucca che, con la sua eleganza e le sue
Mura, aveva fatto innamorare anche il Principe di Galles ora Re Carlo
d'Inghilterra.
4. LAutore con il suo Corpo in testa - non trovo titolo più dissacrante e insieme metaforicamente inclusivo per un libro di teatro impegnato nel sociale – appartiene a quel gruppo di artisti che Andrea Porcheddu, nella pubblicazione Che c’è da guardare, definisce creatori di un Teatro d’Arte Sociale. La Compagnia, riconosciuta e sostenuta dal Ministero alla Cultura e dalla Regione Toscana, è infatti un nucleo di artisti e persone eterogenee tra loro che, proprio attraverso la visionarietà teatrale di Garzella, condividono una comune ricerca artistica e umana sul rapporto traTeatro, alterità e follia
La Compagnia, vincitrice del Bando MIC sulla accessibilità degli artisti disabili, con il progetto LUCIGNOLI, manifesta una crescente vitalità artistica, capace di coniugare ricerca e sperimentazioni produttive di particolare qualità e prestigio. In questa comunità di artisti, definita “La tribù” in un video molto apprezzato sui social, sono sicuramente da ricordare, per l’importanza dei loro apporti artistici, alcune presenze attoriali storiche, particolarmente significative: Francesca Mainetti, Chiara Pistoia che seguono Garzella da venticinque anni ispirandone la creatività e affiancandolo nella guida della compagnia e Marco e Ivano: “due maestri di strada che mi ero andato a cercare vent’anni prima negli anfratti della loro e della mia follia” (cit. A. Garzella in Il Corpo in testa). Ad essi oggi si aggiungono altri artisti più giovani e alcuni allievi coinvolti nei laboratori ATTORI DI/VERSI e ATTORE DISSENNATO, vero motore creativo che alimenta un progetto artistico, culturale, sociale e politico molto difforme dalle convenzionalità. In questo periodo la Compagnia sta realizzando un progetto di distribuzione del proprio repertorio in teatri e città interessate ad ospitare le proprie opere: oltre alla Toscana la compagnia sarà in Sardegna, a Genova, Ferrara, Napoli, Rovigo, Trieste ed altri luoghi ancora, intrecciando la propria creatività con quella di teatri e compagnie affini.mercoledì 28 agosto 2024
E'su RUMORSCENA di ROBERTO RINALDI con ampio reportage fotografico di ALESSANDRO GRICCIOLI il volume curato da ALESSANDRA REY
Jean Paul Philippe il Poeta dello spazio
renzia.dinca
Parigi-Siena
Un gran bel libro dell'Editore Sillabe (Livorno),
dedicato al trentennale del Site Transitoire (1993-2023), fra Asciano
(Siena), dove il poeta dello spazio Jean-Paul Philippe ha il suo
studio La Bottega e La Roque d'Anthéron in Provenza
e da un anno anche spazi esterni a lui dedicati all'aeroporto Charles de
Gaulle a Parigi. Il volume (144 pagine patinate), è stato curato
da Alessandra Rey. Corredato da un contributo di Antonio Prete,
con interviste dell'Autrice
allo scultore francese e ad Alessandro Griccioli che ha curato la parte ricchissima
della sezione fotografica
del volume. L'opera è una produzione della Associazione Site
Transitoire con il sostegno della Galleria Jeanne Bucher Jaeger, dell'Associazione
Patrimoine Art et Culture.
Il volume, di notevole eleganza editoriale, intercetta
intellettualità artistiche quali la eccezionale virtuosità dello Scultore
dello spazio-cosi' definito dal poeta Tahar Ben Jelloun:
Jean-Paul Philippe, che ha
vissuto e vive fra Parigi e le crete senesi dove ha ancora Bottega ad Asciano, borgo toscano
dove l'artista di spazio visivo ha creato la scultura: Site
transitoire, appunto. Si tratta di una struttura pensata
architettonicamente dall'artista Jean-Paul Philippe, che nasce
come pittore a Parigi per innamorarsi dell'Italia dove ha trascorso molto
tempo, per poi passare alla scultura, alle grandi opere. JP Philippe ha costruito in pietra un
monumento che ha le dimensioni di una finestra con due lati verticali
marmorei e uno spazio verticale al centro, per dare la possibilità al
visitatore di immergersi in un luogo denso di emozioni a tutto tondo dove,
fisicamente, si può ammirare il solstizio d'estate la sera del 21 Giugno,
quando il sole tramonta esattamente nello spazio-finestra dell'opera, immersi
fra le crete e i paesaggi mozzafiato senesi. L'esperienza, cinestesica, può far
provare al visitatore, una esoterica sorta di incantamento, che sboccia quasi
istintiva in chi frequenta queste zone che sia turista americano o giapponese o
europeo (il senese e la vicina Val d'Orcia, come la montagna amiatina sono
luoghi di attrazione mondiale, il poeta Mario Luzi, fiorentino viveva nella non
lontana Pienza). L'opera Sito Transitorio collocata “nel 1993 su una collina
tra la località Leonina e il Borgo di Mucigliani, si trasforma in un
gesto che per primo segna il ritorno della presenza umana”,così
scrive la curatrice del volume Alessandra Rey. La scultura è stata
infatti collocata in una zona di campagna abbandonata a pochi chilometri da
Asciano dove l'artista parigino ha tuttora il suo Atélier. Sostenuta da
scrittori quali Antonio Tabucchi, il poeta Bérnard Noel (a cui il
volume è dedicato), Antonio Prete, poeta e già professore di Letterature
comparate all'Università di Siena, autore di un proprio intervento in questo libro. Il luogo
ha visto la realizzazione di spettacoli
annuali di teatro e di danza proprio in occasione del solstizio con la
presenza di Lisbeth Gruwez, belga,
coreografa performer per la Compagnia di Jan Fabre, performance di mimo, un lavoro teatrale per la regia di Paolo
Pierazzini, noto artista e intellettuale fondatore di Atélier Costa Ovest
(Collesalvetti -Livorno) e Teatro Lux ((Pisa), luoghi che hanno segnato
profondamente la cultura e le
avanguardie teatrali in ospitalità europea e mondiale di questa parte
occidentale della Toscana, prematuramente scomparso. Il volume è in
doppia lingua, italiano e francese, curate da Alessandra Rey
e Marc Ceccaldi, e poiché la Francia è terra di nascita
del grande scultore, il riconoscimento del Site transitoire a livello
internazionale ha portato ad un gemellaggio fra il Comune di Asciano e
il Comune provenzale di Roque d'Anthéron dove è stato realizzato
un monumento in dialogo con Site Transitoire, denominato: Résonances,
lì inaugurato nel 2022. Ne è ampia testimonianza fotografica ed anche
amicale nel lungo periodo, il réportage di foto e intervista a Alessandro Griccioli
da parte di Alessandra Rey per il suo volume.
“Archeologia interiore” è stata
così definita da Antonio Prete, la poetica di Jean Paul Philippe, come:“silenziosi
passaggi di astri e di primi incontri con i visitatori”, formula
felice coniata da Rey, per
rendere più esplicita l'ideazione artistica di Philippe. L'opera monumentale
ideata e costruita dall'artista in Provenza prende forma da cave di travertino
da Serre di Rapolano (Siena), e presenta richiami letterari a Albert
Camus, al mito di Sisifo, è un omaggio allo scrittore amato. Un luogo da
attraversare: Résonances sarà ciò che resta di un muro e di una porta, ma in
cammino...(J.P.Philippe.). In sinergia solare, stellare e terrestre con la
vicina Abbazia Silvacane e con la
poetica della condizione dell'artista
per Camus: Solitaire/Solidaire.
Il volume ha una ampia rassegna fotografica, firmata
da Alessandro Griccioli, giovane talentuoso fotografo senese, che ha
seguito, fin da giovanissimo, le tappe di ideazione e realizzazione delle opere
monumentali di Jean-Paul Philippe dalla Bottega di Asciano a La Roque
d'Anthéron. Sono foto in bianco e nero. Raccontano la e le storie fra Asciano
senese di Site Transitoire e la Roque d'Antéron provenzale. Raccontano e
testimoniano in forma d'arte fotografica
l'Opera di Jean-Paul Philippe Poeta dello Spazio
Alessandra Rey Tommasi
E’ laureata in Lingue e Letterature straniere con
indirizzo letterario, vive tra la Toscana e la Provenza ed è coordinatrice di
progetti culturali tra la Francia e l’Italia.
Fondatrice e presidente dell’Associazione Site transitoire,
scultura monumentale di Jean-Paul Philippe, di cui cura mostre e pubblicazioni
in Italia e all’estero dal 2000.
Traduce in italiano testi di nuova drammaturgia
contemporanea di autori francesi.
Ha tradotto e curato il sopratitolaggio per diversi
autori e compagnie italiane in tourné in Francia.
Autrice di articoli su autori teatrali per la rivista
“Vivaverdi”.
Membro della famiglia Tommasi, pronipote di Angiolo e
Lodovico Tommasi e nipote di GhigoTommasi, è responsabile degli Archivi Ghigo
Tommasi.
Cura pubblicazioni ed articoli sui pittori Tommasi.
giovedì 15 agosto 2024
INEQUILIBRIO FESTIVAL 2024
renzia.dinca
Castiglioncello (Livorno). Il nuovo progetto di Inequilibrio Festival Festival della nuova scena tra circo, danza, musica e teatro (dal 27 giugno al 6 luglio), fra Castiglioncello, Rosignano Marittimo, Vada e Rosignano Solvay, ha proposto numerose prime nazionali di spettacoli con un occhio di particolare riguardo alla danza e proposte di esposizioni, tavole rotonde, laboratori negli spazi interni ed esterni del Castello Pasquini, sede storica di Inequilibrio da una ideazione di Massimo Paganelli (oggi anche noto attore TV in BarLume), con Armunia. Sotto la direzione unica di Angela Fumarola il Festival, giunto alla sua ventisettesima edizione, si è presentato con un vasto parterre di proposte: dieci giorni per 55 lavori dei quali 9 debutti. Fra questi Giulietta e Romeo per la drammaturgia e regia di Roberto Latini. Ospite assiduo di Inequilibrio, lo abbiamo ammirato due anni or sono nella sua versione di Venere e Adone nel boschetto del Castello, molti anni prima alla regia del progetto Metamorfosi da Ovidio e prima ancora nella trilogia di Noosfera
Il nuovo lavoro di Latini, da qualche giorno nuovo Direttore artistico di Orizzonti Festival di Chiusi, è stato in prima nazionale a Rosignano Marittimo in tandem con Max Mugnai e Gianluca Misiti, sfidando un classico dei classici del Bardo: Giulietta e Romeo.
Lo fa in una modalità essenziale ed aristocratica, come del resto ci ha abituati nel suo stile inconfondibile e pregnante, dove i segni drammaturgici e di scena sono leggibili fra le ragnatele delle testualità classiche, fino a sfiorare e appagare il regno della Poesia. In Teatro è forse questa la poetica di Latini: sorprendere nella apparente semplicità delle re-interpretazioni-allusioni talvolta funamboliche, un pubblico molto esigente, un po' all'insegna di una pratica teatrale del Perturbante. Così Latini rilegge e trasforma alla maniera di, una storia d'amore che si potrebbe definire un po' antiquata (e non basta il balcone veronese per renderla cool). Riesce a traslare il romanzo- tragico d'amore, spostandolo verso una contemporaneità, e di coppia, quasi verosimile. L'amore può nascere sulle assi del palco, come potrebbe in ufficio o sul treno o in chat. E così' Giulietta si presenta (Federica Carra) su uno spazio vuoto (Teatro Nardini), vestita dei suoi abiti da tutti i giorni, odierni. Palco con due leggii, una antiquata bobina di registratore, una video proiezione alle spalle dove campeggia dietro Carra una scritta fissa: Rose. Molto ambigua ( chi è lei? l'eterno femminino? quale?). Latini si appalesa con una chitarra elettrica e vestito fra Elvis Presley anni Cinquanta e Renato Zero anni Settanta. Qui parte lo spostamento spazio-temporale e il Perturbante. La coppia si scambia i vestiti, ma non i ruoli. Da qui cominciano le rispettive escalation di interloquizioni, tratte dalla testualità di Romeo e Giulietta, quelle poche che nel testo di Shakespeare li trovano insieme, dentro la voce straordinaria, microfonata di Latini. I due si scambiano impressioni, passioni, come da manuale amoroso d'antan. Lei ad un certo punto in riff, si traveste da cantante tipo cantante Winehouse, stesso abito scintillante rock 'n roll pettinatura modello anni Sessanta. chi sono? forse i loro nonni i loro genitori? storia che si ripete? alle loro parole “d'amore”, si succedono alle loro spalle in video-proiezione, narrazioni. storie di giovanissime ragazze e ragazzi in video clip di etnie, lingue diverse, diverse storie d'amore contemporanee e intelligenze europee. Raccontano le loro storie “d'amore”, ma anche loro fallimenti amorosi. Gruppo Video Collettivo Treppenwitz.
Prima Nazionale
Drammaturgia e regia Roberto Latini
con Roberto Latini e Federica Carra
musiche e suono Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica Max Mugnai
costumi Daria Latini
video Collettivo Treppenwitz da L'amore ist nicht une chose for everybody (loving kills)
produzione Compagnia Lombardi Tiezzi
Visto al Teatro Nardini di Rosignano Marittimo (LI), il 29 Giugno 2024