E' su RUMORSCENA di Roberto Rinaldi
Vajont -una testimonianza
Come molti ho visto da adulta il film Vajont-La
diga del disonore (2001) di Renzo Martinelli con Laura Morante
interprete di Tina Merlin e il monologo di Marco Paolini Il racconto del Vajont.
C'è un filo rosso autobiografico che mi lega a queste
due visioni. Sono nata e vissuta a
Belluno fino a quasi vent'anni a pochi chilometri da Longarone dove il disastro
del 9 ottobre 1963 con la frana del Monte Toc che ha provocato lo straripamento
della diga, ha portato morte a Longarone e nelle frazioni con un bilancio di
oltre 2000 morti. Questa tragedia immane è arrivata alle mie orecchie di
bambina fin dalle scuole elementari, fra narrazioni domestiche e scolastiche.
La mia maestra Giuseppina Merlin era sorella di Tina (già staffetta
partigiana), la giornalista dell'Unità che aveva scritto articoli di fuoco fin
da 1960 sostenuta da cittadini del luogo contro la società SADE ( Società
Adriatica Elettricità), inascoltata anzi querelata. La maestra, che era molto
amica di mio padre (erano del 1926 e vivevano a Trichiana sulla sinistra Piave
dove avevano case proprio vicine e dove ebbi poi modo di conoscere Tina,
raccontò a noi bimbi di seconda o forse terza elementare che lei aveva visto
coi suoi occhi nella chiesetta di Pialdier (una frazione prossima al greto
del fiume Piave), i cadaveri di 7
bambini della nostra età trascinati per
chilometri a valle dalla furia delle acque che raccolsero la fuoriuscita del
bacino del Vajont. Mio padre mi raccontò poi che la mattina del 10 ottobre
(nessuno ancora sapeva niente, non c'erano i telegionali o internet) era al suo
lavoro a Belluno e che tutti gli abitanti della città erano increduli davanti
alla massa d'acqua che ingrossava il corso d'acqua del Piave cresciuto di
diversi metri. Mi disse anche: se la diga avesse ceduto, la più alta diga
d'Europa, sarebbero stati spazzati via molti
comuni a valle e forse io e la mamma non saremmo ancora qui e tu
non saresti neanche nata. In seguito sono stata più volte a Longarone,
ricostruita dal fango. Al cimitero delle vittime ma anche a concerti come quello di Franco Battiato allora semisconosciuto.
Ma questa è un'altra storia
Renzia D'Incà
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