AMORE
renzia.dinca
Prato.
Trattare il tema dell' Amore e della Morte (ci ha provato Giacomo
Leopardi con molte sue poesie in
particolare quella che ha proprio questo titolo), è quanto di più
complesso e quindi potenzialmente a
rischio del banale si possa concepire
rispetto ad un impulso di scrittura che si trasformi in poesia o
narrazione e quindi anche in drammaturgia per la scena. In questo lavoro della Compagnia Scimone/Sframeli, Premio Ubu
2016 come migliore novità italiana, come progetto drammaturgico e come
allestimento scenico, la risultante è un delicato affresco minimalista che ben
rappresenta una operosa ventennale cooperazione artistica di teatro innovativo
della compagnia messinese. Ciò che più colpisce durante la visione del lavoro,
è la marcata connivenza con l'attualità e la
distopia di cui si fa voce nel copione, dove si delineano quattro personaggi o meglio due coppie, donna
e uomo anziani, insomma vecchi a fine vita, lui non in salute, lei che
l'accudisce, nella sua ingessata specialità
femminile di madre-moglie fra infermiera e badante. Dall'altra una coppia per antifrasi, uomo-uomo in stato professionale che
irrompono in scena a sirene spiegate perchè uomini in divisa- il comandante e
il vigile del fuoco, dove l'uno è
deposto su un carrello di
supermercato spinto dall' altro – due uomini in azione che salvano le vite degli altri,
magari arrivando col carrello della spesa (sic!). A poco a poco si rivela nei
diversi quadri il paradosso nel paradosso, segnato dalla scrittura per la
scena, fissa, di Lino Fiorito: tutta l'azione si svolge in un cimitero. Per epifania e velocemente, ma coi
tempi giusti del Teatro, ci troviamo infatti a
osservare ed auscultare, due
storie allo specchio, due storie di
coppie che si auto-narrano su letti-tombe (un
tema crepuscolare se non
dannunziano ma che ricorda per associazione il Dylan Thomas di Sotto
la foresta di latte), due intrecci descritti con penna niente affatto
irriverente anzi quasi dolente, rispetto a tematiche così attuali. Pensiamo per
esempio al testamento di coppie etero non sposate ufficialmente, ancora e
ancora con il non riconoscimento di
coppie di lunghissimo corso omosessuali che si devono nascondere alla cosiddetta buona società, e magari fino
alla morte-specie se in divisa (questione adesso superata, forse, ma da pochi
mesi con la legge Cirinnà). I dialoghi non dialoghi- quasi monologhi per un
solo attore- l'altro della coppia,
avviene su letti a due piazze di due coppie così apparentemente diverse
nella convenzione sociale, letti appaiati sul letto che poi si fa bara e sembrano
giungere da conversazioni tra veglia e
il sonno prima di dormire. Tra echi di ricordi, memorie, traslazioni di senso,
battute che ripetono l'ultima parola o il senso medianico che sempre riguarda e
contestualizza il discorso interno fra le coppie di lungo corso. Peccato che
questi lacerti di comunicazione umana intima trattino di ciò che si è dissolto
o sta per dissolversi: la vita terrena.
Insomma un corto circuito di segni che porta e sposta il pubblico dentro uno stato d'animo insieme di
inclusione catartica e stordimento. Per vasi comunicanti di percezione scatta
il meccanismo della riflessione su un altro tema politico di enorme impatto
sociale. La pratica intesa come Cultura- ed in questo spettacolo: la poetica,
della buona morte. Che ancora in questo Paese dilaniato da ben altre barbarie
che si sta sempre più imbevendo di pratiche mortifere di odio sociale dove gli
un contro gli altri armati sono i singoli individui, anche dentro le famiglie-
vedi femminicidi, non c'è. Molto interessante
questa scrittura, oltre la scena.
Dove il letto coniugale – che sono due paralleli ma non opposti si,
trasformano in bare. Veramente
straordinario il progetto.
AMORE di Spiro Scimone
regia
Francesco Sframeli
con Francesco Sframeli, Spiro Scimone, Gianluca Cesale e
Giulia Weber
scene Lino Fiorito
disegno luci Beatrice Ficalbi
produzione Compagnia Scimone Sframeli in collaborazione con
Theatre garonne Toulouse
Visto a Prato, Teatro Fabbricone , il 12 Novembre 2017
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