mercoledì 19 giugno 2024

Il riformatore del mondo al Fabbricone renzia.dinca Prato. Thomas Bernhard è stato il più grande scrittore e drammaturgo austriaco del secondo Novecento. Appartato, coltissimo, feroce oppositore della politica e dei costumi dell'Austria non più felix, Bernhard ci ha lasciato capolavori letterari quali Perturbamento, Il Soccombente, Estinzione, Il nipote di Wittengstein e molti altri in uno scavo impietoso e grottesco della società austriaca dagli anni Cinquanta alla sua morte, avvenuta nel 1989 a 59 anni. Intellettuale scomodo, misantropo, ha spesso descritto nei suoi romanzi e drammaturgie figure di accademici e artisti inquieti, famiglie al limite della follia, come in Ritter Dene Voss, con alle spalle gli spettri del nazismo che in Austria ha dato i natali a Hitler e a molti ufficiali delle SS. Il Riformatore del mondo è una scrittura graffiante, che si presta a più interpretazioni rispetto alle dinamiche di coppia che abbiamo visto in scena. Infatti sono proprio una coppia Il Riformatore (un Roberto Capuano in superba prova d’attore e di regia), e la sua serva forse amante Renata Palminiello. Lui è un intellettuale anziano in preda a microdeliri di grandezza mentre sta per ottenere l'ambita laurea honoris causa per i suoi studi. Lei, l’amante convivente da vent'anni, una taciturna e sodale Renata Palminiello, in una recitazione essenziale, minimalista, antitetica agli eccessi umorali del partner. Palminiello si muove in una prova di attrice in perfetta sinergia con il registro peculiare della regia che Capuano ha scelto di seguire nella sua personale interpretazione del testo di Bernhard. Lo spazio scenico dove si svolge tutta l’azione, è quello di un interno borghese asfittico se pur affacciato su ampi finestroni con poltrone e cassapanche mentre i pochi dialoghi fra i due protagonisti, a cui invece fanno da contraltare i monologhi ossessivi del Riformatore, segnano la struttura drammaturgica dell’intera piece in un pas à deux misteriosamente complice delle complesse dinamiche di coppia. Il testo dello scrittore viennese (che aveva deciso di impedire di mettere in scena in Austria per ben 50 anni tutte le sue opere), ha affascinato molti attori e intellettuali italiani nel corso del tempo. Ricordo di questa pièce l'allestimento con uno straordinario Gianrico Tedeschi (Premio UBU 1997/1998 come miglior attore) e le lezioni di un mio maestro Aldo Giorgio Gargani, studioso del pensiero mitteleuropeo che mi ha fatto conoscere Bernhard nel corso di Filosofia all'Università di Pisa. Si nota che a differenza di altre mise en espace, qui la relazione fra il vecchio intellettuale e la sua governante, presenta dei caratteri di forte ambiguità. Apparentemente succube di lui, la donna è di fatto, più potente. Lei esegue i suoi ordini senza replicare, in apparente assuefatta sottomissione e con precisione scientifica. Millimetrica, anche nello spostare i (pochi) mobili, come nell’atto di trascinare altre poltrone per accogliere gli accademici dentro la stanza in cui si sviluppa tutta l'azione drammaturgica. Quasi per paradosso, il professore entra in scena arrampicandosi da acrobata in camicia e mutande di un bianco fulminante a degli anelli sospesi per poi rifugiarsi in una pseudo immobilità sulla sua poltrona, privato delle gambe, proiettato nella sua lungodegenza di intellettuale che ha scritto un saggio degno di Laurea honoris causa che gli sarà conferita proprio a casa sua poche ore dopo. Saranno infatti gli accademici ad andare a casa sua e non lui nell’Università che gli ha assegnato l’onorificenza. In quanto lui non può (o forse non vuole) muoversi da quella stessa poltrona. Non è chiaro se in effetti sia handicappato, privato cioè dell'uso delle gambe oppure no. Nasconde e fa trapelare nella sua affabulazione ripetitiva, un cinismo che definire patriarcale e da delirio di onnipotenza , sarebbe far gioco a certe correnti femministe e da manuale psichiatrico del ventesimo secolo. Il Riformatore cioè il professore che scrive un Trattato sul miglioramento delle sorti del Mondo, che entra in scena come un funambolo aggrappandosi da atleta modello Iuri Chechi agli anelli, nutre nel suo affabulare da flusso di coscienza, un odio divertito pure verso gli accademici che andranno a fargli visita per onorarlo dei suoi studi mentre, da alcune sue azioni appena accennate, forse potrebbe riuscire anche a stare in piedi da solo. E’ stato questo: Il Riformatore del mondo, l'ultimo e ottimo spettacolo della Stagione 2023/2024 del Teatro di Prato visto al Teatro Fabbricone diretto da Massimiliano Civica, riconfermato da poco Direttore del MET per i prossimi tre anni. Il riformatore del mondo di Thomas Bernhard regia Leonardo Capuano con Leonardo Capuano e Renata Palminiello traduzione Roberto Menin voci Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano e Renata Palminiello sound designer Francesco Giubasso scene e costumi Andrea Bartolomeo light designer Gianni Staropoli Produzione Teatro Metastasio di Prato e Compagnia Umberto Orsini Prima Nazionale Visto a Prato, Teatro Fabbricone, il 12 maggio 2024
Foto di Andrea Bartolomeo
PESSOA- Since I've been me di Bob Wilson renzia.dinca Firenze “Quando comincio a lavorare. La prima cosa che faccio è illuminare lo spazio. Comincio con la luce Questo l'incipit a firma del regista e drammaturgo texano Robert Wilson a commento della sua nuova creazione artistica: Pessoa-Since I’ve been me (Pessoa-Da quando sono io) L’artista visivo, fra i maggiori sulla scena internazionale, ha allestito questa produzione in prima mondiale per il Teatro della Pergola di Firenze. Fortemente voluto dal direttore generale Marco Giorgetti (in co-progettazione con Theatre de la Ville Parigi, dove il lavoro sarà dopo Firenze), Wilson ha magistralmente lavorato su uno degli scrittori più insigni del Novecento Fernando Pessoa (1888-1935), avvalendosi della drammaturgia firmata da Darryl Pinckney, curandone la regia, le scene e le luci in un mix vincente per cui si può parlare di questo spettacolo, come di un esempio di Teatro totale. Ben sette gli attori in scena. Sette, come gli eteronimi (non pseudonimi), che il grande scrittore portoghese ha utilizzato per dare voci diverse e multiple alla sua scrittura e al suo pensiero creativo. Gli attori, infatti, hanno reso in scena una forma raffinata di plurilinguismo per un lavoro dal vivo, giocato sui registri di mimo, danza, canto in performance, quasi a commento e/o interfaccia rispetto alla cornice sulla quale Wilson ha ideato un bombardamento di luci suoni colori, creato dalla simbiosi fra azioni agite sul palcoscenico e impressioni che allo spettatore arrivano da un caleidoscopico immissaggio di proiezioni dal fondale per una inintermittente sequenza di luci cangianti: dal blu del mare con barche (un siparietto di Lisboa col suo affaccio sul mare e sul fiume Tago in emissario verso l’Atlantico), che ci accoglie in sala a luci accese, dove un Pessoa stilizzato nella figuretta in completo nero e baffetti alter ego di Pessoa (l’attrice Maria de Medeiros nota anche nel cinema per una parte in Pulp Fiction), sta immobile per accoglierci. Un Pessoa configurato un po' Groucho Marx da Dylan Dog, un po' icona di se stesso, trasfigurazione fumettistica del suo stesso soma. Poi in sequenza quasi una intro di Pessoa che introduce se stesso e i suoi alter ego, sbocciano in scena gli altri sé, sei attori ovvero sette con lui, in una esplosione di figure fisiche di controcanto, una proiezione di luci fra il blu, il rosso e il bianco cangiante, care alle atmosfere oniriche e surreali che sono i colori del cielo e del mare della città di Lisboa. Le rappresentazioni icastiche di Pessoa, i suoi eteronimi nelle forme dei sette attori in scena, si esprimono in 4 lingue: inglese, francese, italiano e portoghese. Le lingue con cui lo scrittore si è cimentato o è stato attraversato (ricordiamo che il traduttore di Pessoa è stato in italiano lo scrittore pisano Antonio Tabucchi con Ines De Lancastre), arrivano allo spettatore attraverso dei versi di Pessoa, tratti dal Libro dell’Inquietudine in sovratitoli in italiano. Al solito, quando uno scrittore così alto viene saccheggiato, o dal cinema o da altro, si perde in profondità lo spessore della sua scrittura. In ogni caso, uno spettacolo godibile. Da vedere Pessoa-Since I've been me di Robert Wilson regia, scene e luci Robert Wilson testi Ferdinando Pessoa drammaturgia Darryl Pinckney costumi Jacques Reynaud con Maria de Medeiros, Aline Belibi, Rodrigo Ferreira, Klaus Martini, Sofia Menci, Gianfranco Poddighe, Janaina Suaudea Commissionato e prodotto da Teatro della Pergola Firenze e Theatre de la Ville Parigi in coproduzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Bolzano, Sao Luiz Teatro Municipal de Lisboa, Festival d'Automne à Paris in collaborazione con Les Theatres de la Ville de Luxembourg Visto al Teatro della Pergola (Firenze), il 3 Maggio 2024 Prima mondiale
Foto di Lucie Jansch
LIBERA Il titolo della nostra nuova stagione è Libera. Viviamo in un mondo “alla rovescia” in cui è in atto un rovesciamento dei Valori, portato avanti cambiando il senso delle parole. “Pacifismo” oggi significa “vigliaccheria”, “Onestà” “ingenuità”, “Diversità” “pericolo sociale”, “Solidarietà” “mancanza di senso pratico”, “Bene pubblico” “interesse privato”, “Complessità” “posa da intellettuale”, “Cultura” “spocchia”, “Buona Educazione” “mancanza di carattere”, “Libertà” “capacità di spesa”. A teatro sappiamo quanto sono importanti le parole e, se ci rubano le parole, ci rubano anche i sentimenti corrispondenti. La nostra nuova stagione vuole dunque essere libera e insieme un invito a liberare la parte migliore di noi, a non avere paura di dichiararsi umani, ad avere il coraggio di accettare e confrontarsi con la complessità paralizzante del mondo di oggi, a schierarsi per i Valori contro la legge del più forte. La piccola comunità teatrale, forse perché fuori dai radar dei grandi mezzi di comunicazione di massa, è ancora un luogo in cui si esercita la libertà di essere umani. A teatro, grazie alle storie che ci vengono raccontate, noi ci mettiamo nei panni di qualcun altro, e quando ci mettiamo nei panni degli altri, quando ascoltiamo le loro parole e le loro storie e non li consideriamo più solo “dei numeri”, nasce in noi la comprensione, la solidarietà, la fratellanza. Andare a teatro, oggi più che mai, è un atto di civiltà. Di difesa delle parole e dei sentimenti che aprono e salvano. MASSIMILIANO CIVICA, Direttore Fondazione Teatro Metastasio

mercoledì 12 giugno 2024

LIBERI DI...TEATRO E CITTADINANZA di renzia.dinca Pontasserchio ( Pisa). Festeggiamenti il 19 Maggio al Teatro Rossini di Pontasserchio nei pressi di Pisa, per i 10 anni di attività del gruppo Liberi di... Teatro e cittadinanza, uno spazio di laboratorio teatrale per adulti condotto da Fabrizio Cassanelli e Letizia Pardi. I due trainer (anche coppia nella vita), provengono da una lunga carriera professionale: Cassanelli come attore, regista e educatore, Pardi da altrettanto lunga esperienza come attrice. La coppia è stata fra i fondatori del Teatro Politeama di Cascina (Pisa), poi Città del Teatro. Il Gruppo Liberi di è stata una loro ideazione artistica motivata oltre che dalle competenze, da una forte passione civile che ha corroborato tutta la produzione di spettacoli per il Teatro per adulti e per Ragazzi, in una prima fase con le regie di Alessandro Garzella, (ora alla direzione della Compagnia Animali Celesti) e in seguito con spettacoli che si sono avvalsi della scrittura drammaturgica di Donatella Diamanti, oggi nota sceneggiatrice per TV nazionali e ora per Netflix). I diritti civili quindi al centro della ricerca anche di questa nuova avventura, che è sfociata nell'allestimento della produzione frutto di laboratorio e scrittura collettiva: Terra d'amore e di rabbia. Negli anni passati le drammaturgie erano state affidate a Donatella Diamanti e agli allievi della sua scuola, l 'anno scorso allo scrittore pisano Pierantonio Pardi e nella stagione passata “le parole civili” oggetto della ricerca del laboratorio teatrale, sono state frutto di una elaborazione collettiva di testualità nate dalle improvvisazioni del gruppo. Teatro Rossini gremito per le due recite di Terra d'amore e di rabbia, sul palco i conduttori Fabrizio Cassanelli e Letizia Pardi ricordano con un breve messaggio celebrativo, la decennale esperienza molto positiva del gruppo Liberi di...,di cui alcuni membri storici fanno parte fin dalla fondazione mentre altri si sono avvicendati con delle new entry. Un gruppo affiatato di adulti provenienti da diverse formazioni e professioni, motivati a sperimentare i linguaggi del teatro, la condivisione giocosa dello spazio laboratorio (presso il Circolo ARCI di Campo -San Giuliano Terme), anni di “temi civili importanti per contribuire a leggere criticamente la realtà per attivare processi di cambiamento e promozione di una diversa coscienza di cittadinanza”. La performance, di circa un'ora, ha visto sul palco: Marco Bargiani, Giovanna Cantini, Donatella Carnasciali, Miriam Celoni, Ciro Cetara, Leila D'Angelo, Sara Fagni, Maria Letizia Giannessi, Roberto Lenzi, Francesca Mirri, Mauro Pezzini, Giovanna Piccione, Nadia Scarpellini