domenica 15 gennaio 2023

ECUBA, LA CAGNA NERA da Le Troiane di Euripide di renzia.dinca Buti (Pisa). Maestosa. Dominante. Macabra e sublime Giovanna Daddi in monologo, in questa prova d'attrice dura e insieme celestiale nella sua incarnazione di sposa, madre, sorella, figlia vittima sacrificale (una Antigone per analogia-contrapposizione, ma solo anagrafica), delle guerre che icasticamente entrano sulla scena spoglia del mondo archetipico che va dalla classicità greca alla più attuale contemporaneità. Aggrappandosi al testo di Euripide in qualità e personificazione di Ecuba e liberamente tratta dalla tragedia Le Troiane, per l'adattamento drammaturgico e la regia di Dario Marconcini, a testimoniare con la propria fisicità solenne di nata femmina, e/e ma anche Regina, il dolore della perdita, il lutto, la disperazione che le guerre d'ogni tempo d'ogni cittadinanza guerre come tabu (Alberto Moravia così le aveva immaginate: esempio di profezia che non si autoavvera), segnano la micro e la macro storia di ogni popolo stato religione sulla faccia della Terra dove il dominio della ferocia dell'homo hominis lupus mai si accontenta e ancora, di fagocitare lutti e dolore e sangue. Dopo quasi un anno di guerra intestina di cui sentiamo l'eco delle bombe sui civili in Ucraina e in Donbass (come sentivamo a Trieste la stessa eco nella martoriata allora Jugoslavia), è ancora tempo di gridare lo strazio e la pena delle vittime. Cosi lo esplicitano facendosene carico idealmente e in scena la coppia Giovanna Daddi e Dario Marconcini in un pas a deux così rituale così brechtiano (secondo lo stile consono allo spazio, alla storia, ai protagonisti maestri di Teatro che provengono a loro volta dai maestri di Pontedera: Grotoski, il Teatro Povero, Brecht), cosi costruito addosso ad una Ecuba dolente che piange la sua casata, i figli e che sta per essere “deportata” come schiava come da testo euripideo per trasformarsi in cagna, cagna nera e consegnarsi nel distacco in mare prigioniera dei nemici vittoriosi a Ecate. Ecuba, figura mitologica e come l'archetipo che ci arriva dalla nostra stirpe mediterranea, donna fiera, consapevole ma composta davanti alla salma del figlio bambino ucciso dalla guerra. Cosi ci si presenta nello spazio Sala Di Bartolo ( in questo momento il Teatro di Buti è chiuso per restauri). Come non pensare ai bambini restituiti dai nostri mari del Sud alle madri o ai soccorritori di Lampedusa, come non lavare le immagini dei telegiornali sulle madri ucraine, (e anche russe, nel Donbass parlano la stessa lingua), che seppelliscono i propri figli in guerre incomprensibili, ideologie guerresche malate, come le follie psichiatriche di chi detiene il pulsante rosso del Potere in Africa come in Asia come in Vietnam come: ai confini della “nostra” Europa. Nello spazio dove si erge, respiriamo il monologo di Ecuba: lei sola in scena. Asciutta, regale nella sua disperazione di identità femminile e negata. Vestita a nero lutto piedi nudi vecchia sola regina senza più regno né vestigia, con alle sue spalle una città devastata in una foto- proiezione in bianco e nero. Nel climax, quando sembra non possa accadere davvero più nulla alla “ Cagna” , vittima-carnefice del suo destino famigliare, compare in un tripudio di fogli gettati sul palco: Dario Marconcini che, in un gesto situazionistico fulmineo, inaspettato entra in scena ed esclama ex abrupto, quasi deus ex machina: non deve piu succedere tutto questo. Siamo di fronte ad un alto Teatro. Una risposta subline e forte di Poesia in scena. E come non sarebbe potuto esserlo in una produzione de
lTeatro di Buti? Ecuba, la cagna nera da Le Troiane di Euripide con Giovanna Daddi drammaturgia e regia Dario Marconcini scene e luci Riccardo Gargiulo e Maria Cristina Fresia musica da Le sacre du printemps Stravinskij Produzione Associazione Teatro Buti Visto a Buti ( Pisa), il 7 dicembre 2022

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