venerdì 14 aprile 2017


Rien ne va plus renzia.dinca Pontedera(Pisa). Un lavoro destinato sulla carta alle scuole superiori ma che riguarda in realtà un problema diffuso ed una piaga sociale: il gioco d’azzardo e la dipendenza da gioco. La ludopatia è un fenomeno di cui da non molto tempo si incomincia a parlare senza però essere mai arrivati almeno nel nostro Paese a trovare dei provvedimenti legislativi che possano arginare il complesso mondo che gira intorno alle scommesse e ai giocatori. Sì perché è lo stesso Stato italiano che autorizza il gioco come nel caso delle slot che sono ovunque a disposizione, dai bar alle tabaccherie a portata di mano di chiunque abbia in tasca anche pochi spiccioli della paghetta o interi stipendi o pensioni. E magari proprio da qui si incomincia a sviluppare quella malattia della psiche che è la ludopatia che può portare intere famiglie sul lastrico e mettere a repentaglio tante vite. Ma al di là della fenomenologia della vera e propria dipendenza da gioco, materia trattata dai manuali psichiatrici e oggetto di lucro della malavita che spesso guadagna su alcune forme di gioco d’azzardo, in Rien ne va plus, la brava Marina Romondia anche coautrice con Nicoletta Robello Bracciforti della drammaturgia, affronta il tema dal punto di vista della narrazione autobiografica della giovane adolescente Martina che per il gioco d’azzardo vive e ne diventa vittima. In prima persona Martina narra ad un interlocutore immaginario, a noi pubblico ma potrebbe anche essere la sua una descrizione delle emozioni e vicende affidate ad un blog o a pagine di diario, come la sua ossessione-passione per il gioco le sia connaturata, sottopelle e come ne sia dominata. Inizia come gioco adolescenziale: scommettevo anche sul risultato del m’ama non m’ama sfogliando la margherita dei primi amori. E da qui parte un percorso in cui si narra in scena lo stato d’animo di esaltazione, di eccitazione compulsiva dove la posta diventa sempre più alta come l’asticella con cui la ragazza si misura per scavalcare mete sempre meno reali e razionali, allontanandosi dalla vita dei suoi coetanei. In scena Martina si muove restituendo col corpo le sensazioni che prova nel momento in cui il demone la impossessa: rituali fisici magici che compie prima di una nuova avventura che l’infervora ossessivamente trascinandola verso il gioco e la posta sul gioco. L’unica interlocutrice dentro questo teatrino della sua autocoscienza narrante è l’anziana nonna (da lei stessa interpretata). E qui, nel dialogo con la sola figura genitoriale e/o comunque adulta presente, Martina scopre che nella sua famiglia, il fantasma del gioco ha mietuto vittime eccellenti. Ma non sarà questo a farla smettere. Martina ci proverà. Ma non ci riuscirà perché il fascino diabolico del gioco, ciò che la fa sentire viva più di nessun altro piacere compreso quello del sesso, la trascinerà di nuovo dentro il vortice della scommessa. Martina ha bisogno di aiuto. Martina è sola. Purtroppo nessun adulto o amica o compagno è consapevole o almeno presente alla sua discesa all’inferno. Di qui la necessità di un intervento che le tenda la mano. Che forse potrebbe anche incominciare dalle Scuole e dagli insegnanti-Martina si iscrive a Medicina ma dopo pochi esami smette perché di nuovo attratta dalle sirene della roulette. Non a caso è proprio la Fondazione Sipario Toscana di Cascina, ad aver prodotto questo lavoro che con venti anni di attenzione sulle problematiche giovanili delle quali aveva fatto una sua bandiera in Toscana e in Italia con la collaborazione di Libera di don Ciotti. Proprio nelle vicinanze di Cascina, a Perignano in provincia di Pisa vive e si occupa di ludopatie un sacerdote don Zappolini che della questione è esperto nazionale. Che la ludopatia non sia più un problema sociale. Che chi ne soffra scopra presto la sua iniziale dipendenza e riesca a liberarsene. di e con Marina Romondia ispirato a un racconto di Alberto Di Lupo regia Nicoletta Robello Bracciforti drammaturgia della scena Nicoletta Robello Bracciforti e Marina Romondia musiche originali Arturo Annecchini produzione Fondazione Sipario Toscana-La Città del Teatro Visto a Pontedera- Teatro Era il 30 Marzo 2017

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