venerdì 3 marzo 2017


Allo Scompiglio con Camera#4-Il naufragio e ID renzia.dinca Vorno ( Lucca) In concomitanza con il Convegno Interrogare e scardinare il naturale: l’eresia degli studi di genere, abbiamo scoperto uno spazio complesso di una bellezza straordinaria a pochi chilometri da Lucca a ridosso delle note colline che sul versante versiliese hanno creato l’Ottocentesco buen ritiro di Paolina Bonaparte mentre sul crinale quello pisano e verso il pistoiese, aree più recenti ed industrializzate come quelle della vicina Porcari sede di cartiere famose. Si tratta della Tenuta dello Scompiglio, centinaia di ettari di terreno fino a dieci anni fa lasciati in balia della natura selvaggia per assenza di una mano sapiente in grado di non abbandonare bosco, piante, colture alla mercè degli eventi naturali. Ripristinata a luogo metamorfico di eventi culturali nel bel mezzo di una natura finalmente restituita ad un ordine rispettoso (tanto che dentro la Tenuta esiste un piccolo ristorante che propone cibi ed ingredienti di base prodotti entro quel territorio), allo Scompiglio abbiamo respirato una progettualità internazionale che spazia concretamente in territori multiculturali, una sorta di cittadella internazionale dell’arte, ideata e diretta dalla performer Cecilia Bertoni. Camera #4-Il naufragio è l’ultimo anello di un percorso performativo ideato da Cecilia Bertoni con Claire Guerrier. L’installazione, visibile ad uno spettatore per volta, introduce ad un’esperienza multisensoriale. Siamo soli a perlustrare la stanza o meglio la camera. Invitati a levarci le scarpe chiudendoci la porta alle spalle, entriamo in una atmosfera rarefatta e mentre a piedi nudi sulla fine sabbia che ricopre il pavimento ci immergiamo nel ground della installazione che da qui incomincia l’osservazione dei materiali sia in forma di oggetti disposti in diverse modalità come fossero stazioni di una via crucis su cui fermate lo sguardo e far azionare per mimesi e associazioni mentali memorie e storie, proiezioni sulle pareti, parole da voce suadente femminile registrate su nastro a far da voce narrante o forse solo specchio sonoro seguendo un personale forse inconscio tragitto di conoscenza e appercezione sensoriale dello spazio. Ciò che personalmente a me spettatrice unica ha restituito l’installazione, è la sensazione di un luogo claustrofobico dove ammassi di oggetti hanno riportato alla coscienza certe tele di Fridha Kalho. Corpi segnati da cicatrici, operazioni chirurgiche non si sa se del corpo o della psiche. Tentativi di ricuciture che potrebbero essere reali dopo cadute e rottura di ossa come tele da ricostruire, vestiti da continuamente rammendare. E qui mi è venuto alla mente il lavoro di una straordinaria artista come Louise Bourgeois di Distruzione del padre -Ricostruzione del padre. Camera è una teca di cristallo di raffinata eleganza dove ogni dettaglio è pensato con cura maniacale. Un confronto coi fantasmi del femminile e del maschile che sono stereotipi culturali ma anche figure reali appartenenti alla nostra storia di donne e uomini a cominciare dai nostri genitori e poi dai nostri compagni di vita. Se ne esce ponendosi molte domande e qualche risposta la si può trovare nella propria “camera” interiore. Anche ID propone un progetto performativo per un solo spettatore-attore. Entriamo in una stanza accompagnati da una voce che ci parla attraverso delle cuffie e dirige. Ci viene chiesto di posizionarci in uno spazio ben definito. La stanza è vuota con luci e microfoni. Entra il nostro interlocutore che si posiziona esattamente di fronte a noi. Veniamo invitati a rispondere a delle semplici domande oppure possiamo anche uscire. Una volta stabilito il patto-rimanere, rispondiamo alle domande che ci vengono rivolte attraverso le cuffie da un voce maschile neutra. Le domande sono poste contemporaneamente a noi e al nostro interlocutore. Stessa domanda a doppia risposta. Si crea un campo emotivo fra due sconosciuti a rivelare mano a mano dettagli anche molto intimi della propria identità che vanno dalle scelte sessuali all’uso del linguaggio verbale e oggettuale legato al cosiddetto genere perlustrando zone grigie e zone più cristalline della propria autobiografia dall’infanzia alla prima adolescenza fino a raccontarsi il proprio animale-totem. Il tutto in un faccia a faccia ad alta intensità emozionale. Ci si spoglia simbolicamente davanti ad un interlocutore sconosciuto per uscirne arricchiti di una relazione forse non psicanalitica e non perfettamente autentica- gli spazi di nascondimento ci sono eccome, però dentro un perturbante che lascia il segno in un progetto performativo in progress molto interessante. Camera #4 Installazione di Cecilia Bertoni e Claire Guerrier con Carl Beukman allestimento e tecnica Paolo Morelli e Cipriano Menchini con Alice Mollica, Daniele Ghilardi e Alfredo Dell’Immagine fino al 25 giugno Dynamis ID performance per uno spettatore ideazione e realizzazione Dynamis Progetto visivo e comunicazione Co.Co Produzione Associazione dello Scompiglio e Teatro Vascello Centro di produzione Teatrale La Fabbrica dell’Attore Visti a SPE Spazio performativo ed espositivo- Tenuta dello Scompiglio (Vorno-Lucca), il 28 gennaio 2017

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