giovedì 22 ottobre 2015


Cuore di tenebra di Enrique Vargas Pistoia Le esperienze di teatro antropologico ideate e dirette dal colombiano Vargas portano in sé per chi se ne avvicina, una valenza di forte impatto emotivo e relazionale dato il coinvolgimento diretto e totale sul corpo e sulla psiche, da indurre quasi un effetto psicoterapeutico. Teatro della sensorialità (Teatro de Los Sentidos, è matrice ideologica) dove lo spettatore-attore viene accolto e accompagnato da mani e occhi sapienti dentro un viaggio del corpo e della mente a vivere in prima persona una realtà spesso archetipica-mitologica, un viaggio iniziatico nei meandri del profondo di ciascuno di noi. Questa volta il testo-pretesto del lavoro di Vargas è la filigrana del romanzo di Joseph Conrad Cuore di tenebra anche se ben poco di quella narrazione ne risulta nella strutturazione e nel contesto drammaturgico. Di sicuro il tema d’indagine è quello della banalità del male che come nei forni della Germania nazista, così mieteva vittime nel Congo belga nell’Ottocento schiavista dei campi di lavoro, così come nel Vietnam nell’ambientazione di Apocalypse now del colonnello Kurtz girato da Francis Coppola con Marlon Brando protagonista. Da qualche anno in pianta stabile al Teatro del Funaro di Pistoia-questa volta Vargas sperimenta uno spazio di sviluppo della propria poetica molto ampio e diverso quale un capannone in disuso (ex centro fiere) accanto alla stazione ferroviaria pistoiese. E lì davanti al cancello ci ritroviamo in 54 spettatori a replica fra il finire del giorno e la notte. Che nella notte entriamo. Lo stesso Vargas ci accoglie chiedendoci fra il giocoso e il misterico: avevate un nascondiglio da bambini? e dove vi nascondevate? dietro a lui il profilo geografico dell’Africa. Veniamo affidati alle cure delle guide (che così speriamo), dentro uno spazio vuoto completamente buio. Una fioca luce sul fondo rischiara e siamo costretti, in solitaria, a scegliere uno solo fra i nostri sette simbolici “ comandanti” che ci vengono presentati. Si va a tentoni a piedi nudi annaspando come sulla sabbia: è terra, terra vera che ci accompagnerà dal basso e per l’intero viaggio sporcandoci mani e piedi in cui affonderemo in una avventura in completa solitaria sinestesia. In file indiane veniamo misurati e “nominati” da improbabili kapò che ci forniscono un secchio d’acqua per la traversata. Ma dove ci stiamo oppure: dove ci stanno dirigendo? si infiltra un segreto timore. Qua e là le nostre guide ci avviano ad un’esperienza sensoriale nuova mentre odori anche fortemente aggressivi(in primis quello di carne bruciata) ci avvolgono. E un po’ alla volta si sgrana la meta narrazione: siamo dentro un abisso semi-infernale dove ogni anima bella vaga in balia di se stessa con qualche bagliore ogni tanto a orientarla ma solo per metterla di nuovo di fronte ad una scelta: essere vittima o carnefice dell’Altro da sé. Siamo coinvolti a piccoli gruppi in micro azioni:lavare una donna, farsi riempire il secchio di sabbia (dopo averlo svuotato d’acqua),scegliere chi uccidere per non soccombere noi per infine neanche noi salvarci. Così in questa processione di discesa agli inferi finiamo per perdere la nostra guida-guru e ritrovarci soli, col nostro secchio-terra sotto terra dentro il recipiente, ad assistere attivi alcuni,altri impotenti, ad una scena primordiale selvaggia e satanica: una costruzione in tubi innocenti dove in fila indiana siamo invitati a consegnare il nostro secchio che a mò di catena di montaggio, verrà caricato sul praticabile in un crescendo di sferraglianti rumori e girare di carrelli guidati da oscuri personaggi e poi scaricato di nuovo a terra. Polvere siamo e povere ritorneremo (?) Questo di Enrique Vargas, regista internazionale ed antropologo di razza, è un lavoro che segna un cambio di estetica nella sua personale produzione. Alla fine lo spettatore-viandante viene lasciato solo a scegliere fra il bene il male, fra la salvezza e la distruzione. Sua e dei suoi compagni di viaggio. Qui non ci sono vie di fuga o soluzioni salvifiche. Nessuna morale od etica politica. Noi siamo lanciati dentro il male di vivere. Quel Bambino che scrutava il mondo da dentro il suo nascondiglio magico adesso è un Io adulto costretto a scegliere. Da solo. E di nuovo si tratta della vita e della morte. Ma stavolta in Cuore di tenebra, senza pietas. Cuore di Tenebra Teatro de Los Sentidos Regia di Enrique Vargas Produzione Il Funaro, Associazione Teatrale Pistoiese e Comune di Pistoia Ex centro Fiere viale Pertini Visto il 2 ottobre 2015

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