20YEARS of Spellpound
di Renzia
D’Incà
SU RUMOR(S)CENA di Roberto Rinaldi
SU RUMOR(S)CENA di Roberto Rinaldi
Da vent’anni e forse più, seguo a Pisa il lavoro del Teatro Verdi, teatro storico cittadino dove, come del resto in tutti i teatri d’opera nazionali il melodramma è stato ( ed
è) il cuore della programmazione
artistica.
Tuttavia questo storico Teatro, ha rivendicato a sé tutta una serie di competenze complesse, che fanno capo
alla cultura artistica ed alla formazione in generale, comuni anche ad altre realtà nazionali, dove l’attenzione specifica per la Danza è stata ed è
patrimonio peculiare, oggi in grande attenzione della Fondazione
Toscana Spettacolo ( anche in relazione al progetto NID- Showcase open to Italian and
International programmers, quest’anno ospitato proprio a Pisa dal 22 al 25 maggio , in collaborazione con Fabbrica
Europa) soprattutto
grazie ad alcune direzioni artistiche, nel tempo particolarmente sensibilizzate al settore.
La sensibilizzazione è stata capillare anche rispetto al
territorio: memorabili i “ ritrovamenti”(
con termine che personalmente aborrro: location)
- anche talvolta , adibiti a mostre-
degli spazi straordinariamente magici i cittadini
della Chiesa di San Zeno dove erano state accolte, a suo tempo, stagioni di danza di notevole visibilità nazionale ed internazionale.
E quindi ecco che si
rinnova il sodalizio con la Compagnia
Spellbound del coreografo Mauro
Astolfi che proprio a Pisa ha deciso di presentare in forma di
Galà dalle sue migliori
produzioni internazionali che sono state
in tour nei maggiori palcoscenici del mondo ( e con una prima assoluta), i
venti anni di attività che a Pisa
ha visto spesso la sua presenza ( Spellbound Contemporary art nasce nel 1994, ha lavorato in tutto il mondo, è
reduce da una tournée negli Stati Uniti) con
presenza stabile in questa città, anche in stage di formazione.
Il programma del
ventennale prevedeva due tempi ( quante
ragazzine in platea, le scuole di danza cittadine) in questo luogo dove
il grande coreografo ha di nuovo siglato
la sua straordinaria cifra artistica.
Il programma comprendeva due
momenti: “Controfase”, che è stato in prima mondiale a Russelsheim nel 2014, e poi adesso in prima nazionale a Pisa.
Uno scontro tra due danzatori. Due identità forti. Due comprimari in scena. Nella lotta nessuno
soccombe. Difficile comprendere il senso
della lotta: anzitutto nessuno soccombe. Però neanche vince. Una guerra
fra pari? Verso cosa? Finale aperto
Certamente è di gran
godimento la straordinaria leggerezza- nello
scontro che si capisce furibonda- dei corpi. Forse un suggerimento
almeno visivo e di possibile interpretazione della dinamica gestuale, potrebbe giungere dalle pratica e contaminazione con le discipline delle arti marziali. Ma anche, e qui si passa al simbolico, dallo scontro
sulla identità di genere.
Il Potere?
Il lavoro è nato come studio per la formazione
giovanile Spellbound II con debutto
in Germania 2014 e in Italia- Teatro Verdi a Pisa.
Il secondo movimento “Lost for words”- L’invasione delle
parole vuote Studio III, è l’ultimo atto
di una trilogia che ha debuttato a Tuscania nel 2013.
“Lost” è stata
l’unica produzione europea a cui è stato
assegnato un premio per la National dance project negli Usa per la stagione
2012|13.
Delle due produzioni già proposte, è quella che mi ha
particolarmente colpito. Forse perché la più strutturata. I corpi dei danzatori , maschili e femminili finalmente, dentro uno spazio apparentemente
domestico – assai claustrofobico-dove si anima , ma soprattutto si annida, un
conflitto che è dei corpi ed è senza la parola. L’azione è in un interno, uno
spazio riconoscibile- tavolo sedie letto, ma le persone che lo abitano- lo
dis-abitano in perenne lotta fra loro che è identitaria ma niente affatto
astratta ( padri madri figli e poi e ancora le famiglie che ripetono le generazioni tradizionali
o le famiglie allargate?) E
allora qual è l’oggetto del confliggere:
la parola. Che non arriva, che
non si frange, e non è una questione né generazionale né identitaria o di
genere.
Qui si tratta, e si mette in scena forse , della parola che se non vuota “ parla” attraverso il
corpo|spazio.
E prova a parlare
anche l’altro da sé.
Perché uno dei grandi temi della contemporaneità è che,
anche fra persone che dovrebbero intelligere e confrontarsi, non c’è più
parola. E allora il non verbale si può trasformare in scontro. Anche fisico.
Che colla danza, proprio come medium artistico
ma anche conoscitivo- relazionale ,
possiede una modalità. Tutta sua, di autorappresentarsi.
Ritrovare il senso “ puro” della parola, riqualificarla al
suo e comunque equivoco intrinseco ruolo, può
essere anche – soprattutto ?l lavoro della danza. Al suo livello più raffinato
ed attento alle dinamiche delle arti in
ascolto della multisensorialità
complice dei diversi linguaggi dell’arte.
Segue, come terzo movimento ed a chiusura, in prima mondiale Dare- Dialogo per due uomini.
Una primizia , in cui è coinvolta l’intera compagnia . E riparte dai due danzatori di Controfase. Da
chi si riparte, dunque? Dall’eterna disputa’ fra padre figlio, fra chi è il più forte?
Lo sapremo nella prossima ideazione internazionale coreografica di Mauro Astolfi con la
sua assistente Adriana De Santis
Mauro Astolfi
Coreografie
Marco Policastro
Disegno luci
Musiche Steven Price
Con Giovanni La Rocca, Mario Laterza
Sonia Barbiero
Alessandra Chirrulli Maria cossu Gaia
Mattioli Giuliana Mele Marianna Ombrosi
Giacomo Tedeschi
Visto al Teatro Verdi di Pisa il 13 marzo 2014
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