mercoledì 26 marzo 2014

20YEARS of Spellpound
di Renzia D’Incà

SU RUMOR(S)CENA di Roberto Rinaldi

 Da vent’anni e forse più, seguo  a Pisa il lavoro del Teatro  Verdi, teatro storico  cittadino dove, come del resto  in tutti i teatri  d’opera nazionali il melodramma è stato ( ed è)  il cuore della programmazione artistica.
Tuttavia  questo   storico Teatro,  ha rivendicato a sé tutta una  serie di competenze complesse, che fanno capo alla cultura artistica ed alla formazione in generale,  comuni anche ad altre  realtà nazionali, dove l’attenzione  specifica per la Danza è stata ed è patrimonio peculiare, oggi in grande attenzione della  Fondazione Toscana Spettacolo ( anche in relazione al progetto NID- Showcase open to Italian and International programmers, quest’anno ospitato proprio a Pisa  dal 22 al 25 maggio , in collaborazione con Fabbrica  Europa)  soprattutto grazie  ad alcune direzioni artistiche,  nel tempo  particolarmente sensibilizzate al settore.
La sensibilizzazione è stata capillare anche rispetto al territorio: memorabili  i “ ritrovamenti”( con termine che personalmente aborrro: location) - anche  talvolta , adibiti a mostre- degli spazi straordinariamente magici   i  cittadini della Chiesa di San Zeno dove erano state accolte, a suo tempo,  stagioni di danza di notevole  visibilità nazionale ed internazionale.
 E quindi ecco che si rinnova il sodalizio con la  Compagnia Spellbound  del coreografo Mauro Astolfi  che  proprio a Pisa ha deciso di presentare  in forma di  Galà  dalle sue migliori produzioni  internazionali che sono state in tour nei maggiori palcoscenici del mondo ( e con una prima assoluta),  i  venti anni di attività che  a Pisa ha visto  spesso la sua  presenza ( Spellbound  Contemporary art nasce  nel 1994, ha lavorato in tutto il mondo, è reduce da una tournée negli Stati Uniti) con  presenza stabile in questa città, anche in stage di formazione.
Il programma  del ventennale prevedeva due  tempi ( quante ragazzine in platea, le scuole di danza cittadine) in questo luogo  dove  il grande coreografo ha  di nuovo siglato la sua  straordinaria cifra artistica.
Il programma comprendeva due  momenti:  “Controfase”, che è stato in prima mondiale  a Russelsheim nel 2014, e poi adesso  in prima nazionale a Pisa.
Uno scontro tra due danzatori. Due identità forti.  Due comprimari in scena. Nella lotta nessuno soccombe. Difficile  comprendere il senso della lotta: anzitutto nessuno soccombe. Però neanche vince.  Una guerra  fra pari?  Verso cosa? Finale  aperto
Certamente è  di gran godimento la straordinaria leggerezza- nello  scontro che si capisce furibonda- dei corpi. Forse un suggerimento almeno visivo e di possibile interpretazione della  dinamica gestuale,  potrebbe giungere dalle  pratica e contaminazione  con le discipline  delle  arti marziali. Ma anche,  e qui si passa al simbolico, dallo scontro sulla identità di genere.
Il Potere?
Il lavoro è nato come studio per la formazione giovanile  Spellbound II con debutto in  Germania 2014 e  in Italia- Teatro  Verdi a Pisa.

Il secondo movimentoLost for words”- L’invasione delle parole vuote Studio III,  è l’ultimo atto di una trilogia che ha debuttato a Tuscania nel 2013.
“Lost” è stata l’unica produzione europea  a cui è stato assegnato un premio  per la National  dance project negli Usa per la stagione 2012|13.
Delle due produzioni già proposte,  è quella che mi  ha  particolarmente colpito. Forse perché la più strutturata. I corpi  dei danzatori , maschili e femminili  finalmente, dentro uno spazio apparentemente domestico – assai claustrofobico-dove si anima , ma soprattutto si annida, un conflitto  che è dei corpi ed è senza  la parola. L’azione è in un interno, uno spazio riconoscibile- tavolo sedie letto, ma le persone che lo abitano- lo dis-abitano in perenne lotta fra loro che è identitaria ma niente affatto astratta ( padri madri figli e poi e ancora le famiglie  che ripetono le generazioni  tradizionali  o le  famiglie allargate?) E allora qual è l’oggetto del confliggere:  la parola.  Che non arriva, che non si frange, e non è una questione né generazionale né identitaria o di genere.
Qui si tratta, e si mette in scena  forse , della  parola che se non vuota “ parla” attraverso il corpo|spazio.
E  prova a parlare anche l’altro da sé.
Perché uno dei grandi temi della contemporaneità è che, anche fra persone che dovrebbero intelligere e confrontarsi, non c’è più parola. E allora il non verbale si può trasformare in scontro. Anche fisico. Che colla danza, proprio come medium  artistico ma anche  conoscitivo- relazionale , possiede una modalità. Tutta sua, di autorappresentarsi.
Ritrovare il senso “ puro” della parola, riqualificarla al suo   e comunque equivoco intrinseco ruolo, può essere anche – soprattutto ?l lavoro della danza. Al suo livello più raffinato ed attento alle dinamiche delle arti in  ascolto della multisensorialità  complice dei diversi linguaggi dell’arte.
Segue, come terzo movimento ed a chiusura,  in prima mondiale Dare- Dialogo per due uomini.
Una primizia , in cui è coinvolta l’intera compagnia .  E riparte dai due danzatori di Controfase. Da chi si riparte, dunque? Dall’eterna disputa’ fra  padre figlio, fra chi è il più forte?
Lo sapremo nella prossima ideazione  internazionale coreografica di Mauro Astolfi  con  la sua assistente Adriana De Santis

Mauro Astolfi  Coreografie
Marco Policastro  Disegno luci
Musiche Steven Price

Con Giovanni La Rocca, Mario Laterza
 Sonia Barbiero Alessandra  Chirrulli Maria cossu Gaia Mattioli Giuliana  Mele Marianna Ombrosi Giacomo Tedeschi


 Visto al Teatro   Verdi di Pisa il  13 marzo 2014

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