giovedì 30 gennaio 2025

CAPITOLO DUE renzia.dinca Prato. Nuova produzione del Teatro Metastasio di Prato diretto da Massimiliano Civica “Capitolo Due” di Neil Simon nella bella Stagione 2024-2025 del MET, intitolata Libera come da indirizzo programmatico, dopo la riconferma alla guida artistica per altri tre anni e con lo stesso Civica alla regia, traduzione ed adattamento del testo letterario. La “seconda volta” potrebbe essere la più difficile. Come il secondo album per un musicista (vedi un bel testo di Caparezza) o il secondo libro per un autore che scrive in cartaceo oppure online. Come, forse, per una coppia etero che si incontra dopo una precedente e per entrambi prima esperienza, che è finita male. Sarò lì con il mio mazzolino di fiori ...sarà una battuta delle tante, alcune folgoranti, altre datate un dejà vu (la commedia è tratta da un libro dell'autore newyorchese pubblicato nel 1977). Per la coppia George e Jannie è la seconda volta, dopo una vedovanza (lui), un divorzio (lei). E allora che cosa sta raccontandoci questa quasi-coppia con un'altra di coppia, però in crisi, in parallelo? che sta nel sottotesto? In mise en abime? Sullo sfondo di Broadway dove due donne e amiche vivono come attrici mentre George è un autore di gialli, vedovo e depresso dopo la morte della moglie (e qui risulta un tratto autobiografico di Simon), e il fratello di lui che a sua volta lavora nel mondo dello spettacolo. Siamo negli anni Sessanta, signori. Si sdipana così una situation comedy, un gioco delle coppie un po' pochade alla Feydeau, un po' sceneggiature cinematografiche di Woody Allen ma senza intellettualismi e psicanalismi (i plot si rassomigliano, come la costruzione degli intrecci). Anche la scena, fissa: due divani due telefoni (non cellulari, quindi ambientazione agèe), due scrivanie, quasi a definire spazi contigui di due appartamenti-spazi fisici e mentali in simmetrie dove scorrono le vicende sentimental- sessuali di George, suo fratello Leo e le due donne amiche Jannie e Faje. un clima molto American style e poco chic? cheap? Nooo. Ci, e ci si riconosce in questa divertente proposta di Civica perché, forse, la TV modello Rete 4, Canale 5 in ventennali tempi berlusconiani, ha creato generazioni di bambini, adolescenti, casalinghe (non più e solo di Voghera), incollati a quei modelli tele-visivi molto infantili e infantilizzanti, oggi easy generazionali Tik Tok. Ma qui siamo a Broadway, signore e signori, e il nostro George (Aldo Ottobrino, molto nella parte, con Maria Vittoria Argenti, Ilaria Martinelli e Francesco Rotelli), presto sarà pronto per finalmente assistere alla riduzione per il cinema di un film a Los Angeles tratto da un suo romanzo. Le battute sono anni Settanta, in presa diretta con certi film di Woody Allen, anche loro, forse, superati per i contenuti antropologico-sociali anni Settanta-Ottanta. O forse no. Perché la cosiddetta realtà ha superato e da decenni qualsiasi fantasia. Di qua e di là dell'Atlantico. O forse, come da presentazione del programma di sala in questa stagione italiana davvero: Non ci resta che ridere. Titolo di una bella canzone vincitrice a Sanremo di Angelina Mango. O, per rovesciare quel Non ci resta che piangere film italianissimo con Roberto Benigni e Massimo Troisi del 1984. Manifesto autorale Capitolo Due? ironica autoironia, forse, del regista e direttore artistico che ha scelto di agire questa testualità. Una linea autoriale che aveva già provato a percorrere sul tema della satira sociale,italiana, quindi doppio tranello, appena e proprio poco tempo prima dell'avvento Covid, nel 2018, con Belve di Armando Pirozzi. In un teatro dove aleggia il mito di Luca Ronconi Unica nota stonata: un pubblico che tiene cellulari accesi durante lo spettacolo ( due ore, ma con pausa), malgrado gli avvisi. Con foto e display in carica, in piene funzioni. Dei cellulari. Malgrado siamo entrati nello spazio del pubblico col buio, malgrado i gradini e le maschere che ci portavano ai nostri posti numerati con palco in piena luce. Bene lo spettacolo. Che non tratta di amori liquidi. vedi Baumann Capitolo Due di Neil Simon uno spettacolo di Massimiliano Civica con Maria Vittoria Argenti, Ilaria Martinelli, Aldo Ottobrino, Francesco Rotelli scene Luca Baldini costumi Daniela Salernitano luci Gianni Staropoli traduzione e adattamento Massimiliano Civica Produzione Teatro Metastasio di Prato Visto a Prato, Teatro Fabbricone, il 26 gennaio 2

martedì 28 gennaio 2025

di renzia.dinca RUMOR(S)CENA – PRATO – Valter Malosti (direttore dell’ERT Teatro Nazionale Emilia Romagna dal 2021), ha diretto e interpretato Antonio e Cleopatra da W. Shakespeare. Una operazione complessa di gran respiro dato il parterre degli artisti premiati di recente dalla critica nazionale per altre loro interpretazioni, coraggiosa per la giusta proposta anche collegata con la contemporaneità politica e sociale che sta vivendo il nostro Occidente. Così potrebbe risolversi l’operazione artistica di Valter Malosti in un flash storico-sociale corroborato da ideazioni scenografiche, costumi luci e sound che sicuramente non darebbe contezza-di per sé, della preziosità artistica di ideazione e di mise en espace di Antonio e Cleopatra. Un riferimento un po’ vetusto, è la versione cinematografica della tragedia shakesperiana con Liz Taylor e Richard Burton. Antonio e Cleopatra crediti foto Tommaso Le Pera E quindi a cosa stiamo assistendo fra le poltroncine rosa comodissime e con accanto un tavolinetto dove si appoggiano borse e sciarpe cappotti in piena deflagrazione-degradazione della politica: o meglio delle strategie di una nuova configurazione internazionale degli equilibri politici fra Mediterraneo ed Atlantico, dopo qualche anno dalla decimazione dei posti a teatro a causa del Covid? Ad una rivisitazione di un testo, fra l’altro poco frequentato sulle scene di e da William Shakespeare, ci troviamo di fronte ad un lavoro con ben 12 attori in scena (l’adattamento è di Nadia Fusini con Malosti). Dentro uno spazio concentrazionario, un Palazzo disegnato tanto da assomigliare a un De Chirico solo tracciato, dove niente è Roma e niente è Alessandria d’Egitto, dove i due amanti Antonio e Cleopatra vivono la loro passione apparentemente lontani dalle guerre quando invece tutto, ma proprio tutto, oltre al sesso, si consuma. Antonio e Cleopatra crediti foto Tommaso Le Pera La relazione fra i due si rivela per subito quella che sarà: una tragedia. Per entrambi. Su un praticabile mobile entrano in scena Re e Regina vincenti sopra un sarcofago con sottofondo di risate da show televisivo. Vestiti da Regina e Re. Ma il Re è nudo? E la Regina? Ma in cauda est venenum. La recitazione e l’approccio di regia si annuncia dal grottesco. E speravamo che andasse in quella direzione. La complessità del testo, la necessità di tagli ulteriori, di personaggi e narrazioni, ha spinto verso una regia dove prevalgono le due figure di dominio, dominati-loro, fra eros e thanatos: due principi folgorati dal potere. Già, entrambi seduti sul proprio letto di morte. Ma il plot che si annuncia è così, e non poteva essere diverso, con Antonio, romano in lotta intestina coi Triumviri nemici, Cesare e Lepido e dopo oltre due ore di spettacolo e senza pausa, e la Regina Cleopatra (Anna de Rosa), che si suicida, eroina molto antica così contemporanea davanti a sé stessa, il proprio specchio. non certo suicida col veleno ma sparandosi, narcisa (come del resto l’amante che non controlla più la sua sconfitta militare e politica). Una sé stessa, sconfitta allo specchio. Antonio e Cleopatra crediti foto Tommaso Le Pera Dentro le azioni della pièce, delle azioni sceniche di questi due attori-marionette, guidati da destino letterario o comunque che ha dato loro come personaggi storici molto fuoco alla legna e con il loro contorno di figure in scena, i personaggi cosiddetti minori, gran lavoro di ambientazioni curate in grande stile da scene iconiche dove si immobilizzano quadri metafisici grazie a luci che immobilizzano le azioni dei bravissimi attori quadri dei protagonisti Valter Malosti /Anna de Rosa e i comprimari, fra gli altri, un Massimo Verdastro, indovino e Dario Guidi, amorino fra i due amanti, con esecuzione di arpa celtica. Il clima è gotico. Viva Shakespeare. Visto al Teatro Metastasio di Prato il 19 gennaio 2025 Antonio e Cleopatra di William Shakespeare. di Valter Malosti, Traduzione e adattamento di Nadia Fusini e Valter Malosti con Anna Bella Rosa, Valter Malosti, Danilo Nigrelli, Dario Battaglia, Massimo Verdastro, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan Graziano, Dario Guidi, Flavio Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic, costumi Carlo Poggioli, scena Margherita Palli Produzione ERT, Fondazione Napoli- Teatro Bellini, Teatro Stabile Bolzano, Teatro Stabile Torino, Lac Lugano PUBBLICITA’ Ricerca per: Search … Rumor(s)cena è iscritto al nr. 4/11 del Registro Stampa del Tribunale di Bolzano dal 16/5/11 - direttore responsabile: Roberto Rinaldi webmaster: notstudio soluzioni grafiche contatti: Roberto Rinaldi / Privacy / © All Rights Reserved Rumor(s)cena – Culture teatrali cinematografiche e letterarie backstage, interviste e temi sociali – istruzioni per una visione consapevole

giovedì 9 gennaio 2025

PESO PRODUCIONES ALLO SCOMPIGLIO renzia.dinca Vorno (Lucca). La rassegna delle performance vincitrici del bando indetto dalla Associazione culturale dello Scompiglio per la direzione artistica di Cecilia Bertoni, dentro uno spazio di straordinaria bellezza sulle colline lucchesi che guardano alla Garfagnana, era incentrata sul tema della Voce “in tutte le sue accezioni del termine e nel suo significato più ampio, anche metaforico”. La rassegna ha ospitato, da maggio a dicembre i progetti vincitori ( alcuni non ancora allestiti): Intitled Noise/Jacopo Benassi, Trascendenze Artificiali, Orbita Spellbound Irene Russolillo, Giuliano Scarpinato Teatro ERT, DCollective Daniela Delerci, Office for a Human Theatre, Electroshocktherapy, Dies Irae. Fra le molte interessanti proposte abbiamo visto il lavoro di Peso Produciones con Tomàs Pozzi & Ian Garside David & Goliat-A work of gigantic proportions. Il lavoro performativo è di una bravura plastica impressionante. Due pesi due misure. Lui atletico, l'altro pure. Lui alto strafico. L'altro piccoletto rispetto all'altro e oversize. Strafico pure lui. Perchè si tratta di una danza-performativa dove la dimensione relazionale pas à deux, è il tema. L'uno, Ian Garside, si prende carico fisico delle azioni dell'altro. L'altro Tomàs Pozzi, in un funambolismo apparentemente in debolezza fisica, butta giù l'altro. Però poi lo sostiene in un ribaltamento simmetrico, non facilmente prevedibile per lo spettatore. E viceversa ( scatta qui in testa una canzone di Francesco Gabbani), dove la danza è danza di coppia ed in coppia. Perchè, insieme, David e Goliad (non a caso forse la: e fra i due protagonisti è commerciale: &). E così, insieme, sostenendosi, creano una danza, disarmonica ma così autentica e vicina alla vita coi sui alti e bassi, le cadute, le riprese. Non c'è emozione che traspare in questa relazione fisica fra i due corpi-persone né violenta né erotica verso l'Altro in una relazione possibile-impossibile. Solo un simbolico interagire. Fra distanza dei ruoli e degli spazi-quasi palestra uno spazio tatami, come non pensare alle performazioni di Pina Bausch. Ma anche alle arti marziali, dove la debolezza dell'avversario è, giocoforza, la carta vincente per i rovesciamento di forze. Non c'è Voce ( come da voce di Bando) fra i due contendenti: solo azioni fisiche fra due “lottatori”. E forse qui, a parte qualche brusio fra i due, sta la ideazione vincitrice, metaforica fra le altre, del progetto Dello Scompiglio della regista e performance, la direttrice artistica Cecilia Bertoni Visto a Dello Scompiglio (Lucca), il 14 dicembre 2024