CIRCO KAFKA. Partitura
per corpo e suono
renzia.dinca
PRATO
Un piccolo-grande saggio di teatro all'ennesima potenza,
un concentrato di poetiche fra letteratura alta :Il Processo di
Kafka e poesia del corpo; una summa di essenzialità condotta con
maestria (la regia è di Claudio Morganti), dove l'
immaginario scenico si realizza in azioni-minimaliste e suoni,
condensati e confluiti dentro la maschera e la mimica di uno
straordinario attore e artista qual è Roberto Abbiati. Affiancato
in scena dal musicista Johannes Schlosser, creatore a sua
volta di forti suggestioni in perfetto feed back autorale. E' così
che questo Circo Kafka (50 minuti di spettacolo), sia uno dei
lavori più interessanti visti finora dentro la fitta Stagione del
Metastasio di Prato. Si assaporano infatti felici consonanze fra i
tre artisti: Abbiati, Schlosser e Morganti, che
coraggiosamente si sono sfilati ruoli di interazioni reciproche per
la riduzione di un lavoro letterario complesso:Il Processo,
romanzo di un mostro sacro della letteratura europea e mondiale,
l'ebreo di Praga Franz Kafka. Del resto Roberto Abbiati non
era nuovo a processi artistici ispirati da un suo sapiente scavo
letterario. Anni fa aveva creato un lavoro tratto da Moby Dick
di Herman Melville, dove era riuscito a condensare, lui che
viene dalla Scuola di mimo milanese e dalla grafica: Una tazza di
mare in tempesta ospite al Festival della Letteratura di
Mantova in forma di installazione per poi girare in tutta Europa.
Un evento per bambini e adulti in 17 minuti per 22 spettatori, anche
corredato dal volume Romanzo a disegni, composto da 135
tavole disegnate da Abbiati sul tema di Moby Dick la balena bianca, e
con anche qui la compartecipazione del musicista Johannes
Schlosser.
Nel lavoro visto al Magnolfi-uno dei tre spazi
teatrali col Metastasio e il Fabbricone della Stagione del MET di
Prato, la dimensione raccolta, per pochi spettatori, dilata la trama
surreale della costruzione simbolica e insieme concettuale dello
spettacolo. In scena vi è un piccolo catafalco - appena più alto
delle sedie del pubblico, gremito di oggetti. Uno spazio
concentrazionario, dove ci accoglie Roberto Abbiati in tuta bianca e
occhiali scuri. Passa per la mente l'immagine degli uomini in tuta
del film Ghostbuster forse
perchè per associazione mentale, non possiamo non pensare che
siamo nella città di Prato ai tempi del Coronavirus, seconda
comunità cinese in Italia, ma anche la città dello scrittore di
Caos calmo Sandro Veronesi che molto ha scritto su
questo operoso popolo, nonché città dove Luca Ronconi ha
allestito i suoi spettacoli più innovativi dentro il Laboratorio
del Fabbricone.
Lo stupore incomincia: Abbiati porta noi (e un
consistente gruppo di bambine e bambini sugli otto-dieci anni)
dentro la sua Balena Bianca, che è la scatola magica del Teatro, la
lanterna magica di Ingmar Bergman. Abbiati si toglie la tuta bianca
e passa un biglietto fra il pubblico come incipit dove si legge:
Josef è stato calunniato. E qui inizia non certo un “
circo” come da titolo, si tratta di un pleonasmo, ma di un dramma
che subisce un trattamento per la scena geniale. La levità con cui
l'artista Abbiati scrive e descrive trasferendo per la scena le
vicissitudini del protagonista del romanzo Il Processo, è esemplare.
Inscritto dentro un plot tra il fiabesco e il fumetto no horror,
delicatissimo, senza nulla togliere alla violenza conturbante della
trama originaria aggiunge,
nella narrazione scenica, storie a storie, dilatando il significante
al significato. Abbiati non articola parole (tranne in un breve
monologo con Schlosser di tipo filosofico sul rapporto causa-effetto
con conseguenze surreali di spostamento di senso sul narrato
complessivo): si fa corpo narrante in sinestesia con l'accumulo di
segni di cui è disseminata la scena composta dalla stanza - camera
da letto dove Josef viene prelevato. Lui che niente sa. A cui niente
viene detto. Lui vittima probabilmente innocente. Il lavoro di
identificazione di Abbiati col povero omuncolo-alter ego dello stesso
Kafka, il dannato dalla Legge, si avvale della replicanza: Abbiati
diventa doppio di se stesso e specchio impersonando i figuri
persecutori che lo porteranno al carcere e alla morte. I poliziotti,
il magistrato, l'avvocato, il sicario. Ciò che davvero impressiona
in questo gioiello performativo straricco di suggestioni e con
straordinaria plusvalenza di segni extra-letterari e meta –
teatrali, è l'accumulo di segni registici corporei e soprattutto
sonori. Anche la scena è sovraccarica e tutto il percorso narrativo
ne è colmo. Abbiati sa far bene risuonare il suo lavoro sul suo
corpo di mimo. E' una macchina teatrale che fa trasalire, immaginare,
trasferire e trasformare. La sua macchina-corpo non dice, mai. Non
parla con parole dicibili. indossa gli oggetti di scena, se ne fa
voce. Si moltiplica. Se li mette addosso oppure li evoca. Abbiati
racconta col suo corpo e con pause, silenzi, stacchi corporei veloci
nel minuscolo spazio fisico dispnoico ritagliato denso di
cianfrusaglie che evocano altro, il quotidiano rispetto l'improvvisa
irruzione del caos. Straordinario il rapporto con lo strumentario
musicale. Se la Voce-Parola non riesce più a dire niente, balbetta,
ecco che parlano gli strumenti musicali a farsi corpo-voce: il
contrabbasso oggetto di scena pesante, l'organetto, l'armonica a
bocca, la zampogna suonati dallo stesso attore-interprete che
duettano con l'indicibile sé stesso introiettato, se ne fanno parola
sonora cantata. Non certo casuale l'abbinamento di regia fra
Morganti e Schlosser. Morganti ha lavorato su Woyzeck per molti anni
e diverse riproposizioni anche molto recenti proprio per il MET.
Circo Kafka e' un concerto per voci dove si rappresenta
semplicemente l'orrore. Come nei sogni o nel peggiore degli incubi.
da il Processo di Franz
Kafka con la partecipazione di Johannes Schlosser
regia Claudio Morganti e
Johannes Schlosser
con Roberto Abbiati e
Johannes Schlosser
Produzione Teatro
Metastasio di Prato, TPE-Teatro Piemonte Europa in collaborazione con
Armunia residenze artistiche
PRIMA NAZIONALE
Visto a Prato, Teatro
Magnolfi il 24 febbraio 2020