Chi ruba un piede è
fortunato in amore
renzia.dinca
Prato
Non è riscrittura
di un testo del 1962 di Dario Fo Chi ruba un piede è fortunato
in amore è proprio una
riedizione firmata da Giulia Gallo e Giovanni Guerrieri della Compagnia pisana I Sacchi di Sabbia, già premio
speciale della giuria UBU 2008. Operazione in sé coraggiosa vista la
distanza di ben sessant’anni dalla scrittura drammaturgica del Nobel rispetto
ad un plot che precede anche se non di molto lavori politicizzati e più noti . Chi ruba un piede, infatti, è un
affresco smaliziato tutto virato sui registri più collaudati del comico e che
del comico ha i ritmi e i tempi: gag
pause dialoghi e personaggi quasi marionette, che lo avvicinano a pièce da
vaudeville di autori come Feydeau. Un Dario Fo che affonda la sua vis comica
mettendo in scena una storia poco plausibile nella realtà in un gioco delle
coppie altrettanto rocambolesco. Lo sfondo in cui si muovono i personaggi però
è già un implicito épater le bourgeois poiché
tratta di un interno-esterno della borghesia italiana viziata cinica e
viziosa fra dinastie di palazzinari, professionisti e poveracci ladruncoli altrettanto privi di scrupoli. Un’Italia fine
anni Cinquanta del dopoguerra della ricostruzione dove già il seme della
corruzione sembra annidare nel DNA di uno spaccato sociale da città del nord. Ma l’intenzione di Fo
sembra proprio quella di provocare la risata, complice il suo passato recente
di avanspettacolo e rivista. La piece ha l’andamento di sketches televisivi a
siparietto, assai di moda all’epoca. Una sorta di pre-spettacolo per
spettatori dei cinema o alla maniera del
Carosello della TV di stato a canale unico. L’unica variante rispetto al testo
originario è l’uscita in avanscena dei personaggi che ammiccano al pubblico in
sala quasi a spiegare il senso delle loro gesta a seguire, a mò di
meta-commento con intenzione autoironica. In effetti la “trovata” funziona. Il
pubblico del Metastasio, fra l’altro molto gremito e con tanti giovani perfino
ragazzi di età delle scuole medie inferiori, ride a crepapelle. Anzi è un
continuo ridere a scena aperta (il lavoro dura
un’ora
senza interruzioni). Convincenti gli attori Massimo Grigò, Alessia Innocenti, Annibale
Pavone, Tommaso Massimo Rotella, Tommaso Taddei ben diretti dalla coppia dei registi. La sensazione è
che questo tipo di comicità ancora riesca a catturare specie le fasce giovanili
come ben sanno per loro esperienza diretta sul campo i registi (e attori) de I
Sacchi Giulia Gallo e Giovanni Guerrieri. Una comicità che si assesta dentro
format televisivi attuali che hanno formato le ultime generazioni di utenti
delle televisioni. Del resto il tasto del comico è congeniale alla Compagnia
pisana che ha scritto ideato e portato a successi memorabili spettacoli di
forte impatto emotivo e di gran raffinatezza, uno fra tutti il Don Giovanni. In questa nuova prova
lascia un po' perplessi la scelta del copione francamente datato, di un
boccaccesco che poteva funzionare nella società bacchettona pre-sessantotto.
Chissà forse i meccanismi della risata non sono mutati da allora almeno in
certi media e in certe fasce orarie oppure è lo sguardo accigliato del critico
che si riserva e sperava in qualcosa di più.
di Dario Fo
regia Giulia Gallo e Giovanni Guerrieri/I Sacchi di
Sabbia
con Massimo Grigò, Alessia Innocenti, Annibale Pavone,
Tommaso Massimo Rotella, Tommaso Taddei
scene I Sacchi di Sabbia
luci Massimo Galardini
costumi Chiara Lanzillotta
musiche originali di Fiorenzo Carpi arrangiate ed
eseguite da Tommaso Novi
PRIMA NAZIONALE
visto al Teatro Metastasio di Prato il 19 gennaio 2020