ANTIGONE
renzia.dinca
Prato
Massimiliano Civica si confronta con un testo della classicità greca Antigone di
Sofocle, così lontano e paradossalmente così vicino alla narrazione possibile
su temi costanti della contemporaneità. Ne fa una lettura originale anche
discutibile, come deve essere, vista la distanza di epoche e pensiero
politico-sociale e culturale che distanzia il testo scritto nel V secolo A.C.
dalla complessità tumultuosa
dell'attuale pensiero unico in epoca di post globalizzazione. Ma è proprio questa la forza del mito e dei
classici, come ci hanno insegnato i Maestri nella critica letteraria e nella Storia dell'arte più in
generale. Civica infatti, si mette in
gioco come regista e intellettuale della scena (sua è anche la traduzione e
l'adattamento del testo, concentrato in meno di un'ora di spettacolo) con un
arduo ulteriore step di sfide: quelle con le messinscene di Antigone firmate da
mostri sacri del parterre internazionale che di e da Antigone hanno creato
opere memorabili entrate nei manuali della Storia del teatro novecentesco da Brecht
a Pasolini (un Creonte per il cinema: Carmelo Bene), dal
Living in versione Judith Malina fino ai piu recenti Motus, datati primi decenni del
Duemila, con una straordinaria Antigone Silvia
Calderoli in versione
proto/neo femminista. La sua personale
lettura del classico sofocleo si avvale ancora una volta (dopo la recente
rilettura di Alcesti presentata alle Murate a Firenze) investendo di
nuovo a pieno regime nelle eccellenze
attoriali femminili di Monica Demuru-Ismene
e Monica Piseddu -Antigone, affiancate ad altre eccellenze quali Oscar
De Summa-Creonte, Marcello Sambati-Corifeo e Francesco Rotelli-Emone.
Ecco che allora l'operazione che Massimiliano Civica ha individuato come
novità assoluta nel cartellone 2019/20 del Teatro Fabbricone di Prato
e da sua scrittura drammaturgica del
copione di Antigone di e da
Sofocle (sostenuto anche da Note di regia molto circostanziate sul
corto-circuito possibile interpretativo fra trapassato remoto e attualità con
un nutrito esauriente Programma di Sala), si appresta a diventare materia ghiotta per
un pubblico un po' sofisticato e per una critica che prova a cimentarsi con una materia di
attenzione allertata. Quali frasi estratte dall'originale diventano focus della
tragedia e dei suoi personaggi secondo Civica. Quali dimensionamenti, sempre di
trama e personaggi, secondo Civica. Quali riqualificazioni etiche ed estetiche
il regista ha apportato rispetto alla tradizione delle messinscene piu recenti. Insomma quale operazione complessiva fra regia, traduzione re-interpretazione ideazione e messinscena alla luce della
lettura politicizzata recente, ha provocato ed evocato Civica sulla figura
centrale di Antigone?
L'Antigone secondo Civica, è una figura femminile
rovesciata rispetto alla lettura femminista che vuole al centro la
Principessa-Antigone opposta al Padre-Re: qui seppellisce il fratello Polinice
(con la sorella Ismene che la precede in modo quasi simbolico senza però
diventare capro espiatorio, anzi rifuggendone). Antigone seppellisce il fratello traditore che in
scena è un fantoccio mangiato dagli animali selvatici in divisa nazista, perchè
vuole conservare i propri privilegi di aristocratica. Quei privilegi di casta a
cui lei appartiene quelli dell'Ancien
regime di cui lei è protagonista in quanto erede. Qui non si tratta più di
opposizione femminile che opta alla trasgressione contro le Leggi della Polis
in funzione della Legge morale che
obbedisce alla seppellitura dei morti tout court, ma di una Figlia futura
regina che decide di andare contro il Padre che, investito di un ruolo di
comando assoluto fra lotte fratricide e trappole di potere (siamo dentro la
dinastia malefica delle Figlie di Edipo) è bloccato dal suo ruolo di
Gerarca?Monarca?-Creonte veste con tuta
militare e fazzoletto rosso da partigiano- con relative e
successive responsabilità sul Popolo.
Dal buio di sipario aperto, il lavoro si apre con un a parte di
Creonte (Oscar De Summa): un eco da bestia e si chiude col sipario su di
lui – un non parlato un inarticolato. La
scena di Antigone è completamente vuota. Il fantoccio di Polinice è deposto alla sinistra del palco e lì
rimarrà fino alla fine. E' lui il
corpo-feticcio su cui ruotano le impalcature dei nuovi equilibri interni
(la Famiglia Reale), rispetto alla Polis. Siamo all'istantanea di un hic et
nunc senza ritorno. Dentro una redde rationem. Fra aristocratici (forse in
declino) e comunque dentro una lotta di
Potere fra famigliari che in mano hanno
ancora le casse dello Stato. Basta avvedersi dei costumi di scena delle
due belle figlie Ismene e Antigone per
avere un quadro di sontuosa rapacità familistica. E poi anche degli ingressi da
avanspettacolo in romanesco della plebe al servizio di polizia che strappano
una risata (Francesco Rotelli) o il Coro tutto affidato in estrema
sintesi come sotto dettatura altra, di Marcello
Sambati. Siamo dentro un prima e un dopo dove in scena si recita con toni
quasi sottovoce eppure urlati nel simbolico, lo sdegno il dolore la carneficina ma soprattutto il desolante
confronto con un passato definitivamente morto o in stand by che si affaccia su
un presente bifronte o quantomeno desertificato di senso. Nei dialoghi fra
Antigone e Creonte, fra Ismene e
Creonte-le figlie Regine, si instaura
una sorta di psicodramma. In
avanscena si scontrano si confrontano. Ma tutto è sussurrato, sotto soglia. O
meglio in ibernazione. Come se il dramma vissuto dai protagonisti e dai corpi
fosse congelato nei gesti nelle posture sempre regali delle due donne, mai scomposte fra
dialoghi e monologhi con Creonte e i
coprotagonisti. Una panchina sul fondale
farà da pausa- sospensione del climax, rispetto dove entrano e siedono i
personaggi tragici protagonisti o comprimari- che si appalesano sempre da destra per chi è pubblico, per poi
uscire da sinistra. Entrano ed escono di scena come fantasmi su modello
shakesperiano. Una concertazione spazio-simbolica di nettezza assoluta.
geometrica. Come ci aveva abituato Civica nella sua ideazione di Alcesti alle
Murate. Molto brave le attrici Piseddu-Antigone di eleganza in un ruolo
data la mission quasi impossibile. Come Demuru-Ismene, che assume le sembianze ma solo vocali, anche di Tiresia. Una
Ismene che per il regista, recupera una funzione centrale nella dinamica
di strutturazione scenica e drammaturgica per voce e corporeità perfettamente dentro la narrazione simbolica originale
drammaturgica della riscrittura di Civica rispetto le figure di Antigone e Creonte.
Una prova di regia e di pensiero questa di Civica, che coraggiosamente si confronta a partire dal piu recente Belve
(firmato da Armando Pirozzi come Quaderno per l'inverno ), sperimentando
generi e attrazioni fatali coi classici,
per un possibile confronto ancora umano sulla contemporaneità. Quella di un
possibile futuro che si re-interroga sul proprio esserci nel Mondo
Antigone uno spettacolo di Massimiliano Civica
Traduzione, adattamento e regia Massimiliano Civica
con Oscar De Summa, Monica Demuru, Monica Piseddu,
Francesco Rotelli, Marcello Sambati
costumi Daniela Salernitano
luci Gianni Staropoli
Produzione Teatro Metastasio di Prato
in collaborazione con Manifatture Digitali Cinema
Prato-Fondazione Sistema